Il nuovo anno è iniziato già da un pò, ma i nostri auguri si sono fatti aspettare. Ad ogni modo ecco finalmente a voi le più divergenti considerazioni che potreste mai desiderare, con uno speciale augurio di un 2023 sorprendente e ricco di colpi di scena: ormai si sa, se questi tre anni ci hanno insegnato qualcosa, è proprio che tutto è possibile

Ogni buon sciatore sa di avere un appuntamento con la morte. Troppe volte si è sentito il brivido di perdere il controllo su una lastra di ghiaccio comparsa a sorpresa sul proprio percorso, troppe volte una cunetta genera un salto involontario dopo il quale si atterra come meglio si può. E ogni volta che si scampa ad una “quasi morte” ci si ritrova a pensare “anche questa volta è fatta, ci si rivede alla prossima” dialogando in modo immaginifico con la propria sorte.

Qualcosa di simile, negli ultimi tre anni, mi è capitato anche nella vita borghese, nella giungla cittadina di Roma, o nella scapestrata provincia pescarese. Schivare a colpi di divergenza tutti i cataclismi, le pandemie, le misure restrittive più disumane e atterrare malconcio ma integro, dicendo “alla prossima“, è stato più duro di una pazza sciata. Ma andiamo con ordine.

Era il capodanno 2020, e mi trovavo in compagnia di carissimi amici in Val d’Aosta, e dopo una giornata di parecchie “quasi morte” sugli sci, ci trovammo a condividere il cenone di San Silvestro. In quella memorabile serata, tra le altre cose, una commensale particolarmente ispirata pronunciò per la prima volta le magiche parole “Pensiero Divergente“, senza sapere che giusto qualche mese più tardi quelle stesse parole sarebbero diventate la bandiera sotto la quale riunirsi, quali pensatori liberi, a dichiarare i propri dubbi e la propria libertà.

Quella stessa sera, oltre al concepimento del nostro nome, successe che vari commensali convennero che qualcosa stava per accadere. Qualcosa di importante. Nessuno di noi aveva poteri mistici, e nessuno di noi era ancora totalmente ubriaco, almeno in quel frangente. Semplicemente ci stavamo sforzando di leggere la realtà. Chiaramente ognuno lo faceva con la propria prospettiva, con la propria propensione verso l’ottimismo o il pessimismo, ognuno con il filtro della propria biografia e della propria fede.

In molti quella sera si chiesero cosa ci riservava il futuro, e sempre in molti si risposero “una crisi“.

Una crisi del capitalismo, una crisi religiosa, una crisi di valori, una crisi politica. Ne ipotizzammo molte alternative. Nessuno menzionò apertamente una pandemia, ma tutti avevamo intuito che c’era un malessere generale montante e che stava per sfociare nella grande crisi della nostra generazione.

Quattro mesi dopo, sotto il rigidissimo primo lockdown, buona parte di quella tavola si riunì online per fondare Pensiero Divergente.

Da quel momento sono state moltissime le quasi morti, che gli sciatori della realtà hanno dovuto affrontare in questi anni:

  • in primis ci si è dovuti scontrare con la scarsissima attenzione rivolta alla minaccia pandemica. In parlamento e sui giornali si è ripetuta troppe volte la nenia “è poco più che un raffreddore” “allarmarsi è da razzisti, abbraccia un cinese“; creando un clima poco obiettivo intorno a coloro che volevano vederci meglio e prendere sul serio le notizie di questa minaccia.
  • poi di botto, senza senso, c’è stato il problema opposto, ossia il confrontarsi con un una retorica (che noi non abbiamo mai esitato a definire dittatoriale) per cui si accettava l’enormità della minaccia ma per farvi fronte si sacrificava ogni tipo di libertà personale.
  • di seguito c’è stato il secondo anno di pandemia, dove si continuava la retorica precedente, ma leggermente edulcorata (il che era anche peggio) e che ci ha imprigionato in un mondo delirante fatto di coprifuoco, di zone a colori e di mascherine all’aperto.
  • Infine è arrivata sua maestà il green pass. Su questo strumento ho già sprecato troppe parole, in tal sede mi limito a ringraziare Dio per le persone che hanno potuto vivere questo periodo con il supporto della famiglia, di alcuni amici o del proprio amato/a. Sono stati fortunati. Molti altri abbandonati sia dalla società sia dai propri prossimi non ce la hanno proprio fatta.
  • Verso la fine dell’era del green pass, per non farci mancare niente, è nata la narrazione bellica intorno al caso Ucraina, evento del quale in Occidente si sostiene una sola versione, e basta dubitare o porre domande scomode per essere etichettati e infamati.

E quindi siamo al 2023.

Eccallà, si direbbe a Roma, quando accade qualcosa che si intuiva sarebbe accaduta nella totale decontestualizzazione. Che aspettarci? Che fare?

Nel cenone di capodanno questa volta non c’era nessuno che ha avuto l’ispirazione di ripronunciare le magiche parole “PensieroDivergente” nè qualcuno ha osato fare vaticini sul futuro.

Stavolta si è pensato solo a divertirsi, a sentirsi vivi, a sforzarsi di rendersi conto che, nonostante tutto, il mondo va ancora avanti e che noi possiamo coglierne ancora tutta la bellezza che ne resta. Reazione più che normale dopo questi anni.

Dunque meglio evitare di fare vaticini. Che comunque sarebbero quasi tutti negativi, anche per quest’anno, e forse anche peggio che per il 2020, ma nessuno ha voglia di esporli, di certo non io.

Però possiamo fare un’altra cosa, più bella e più utile, ossia possiamo esaminare le marce in più che abbiamo ricavato dal passato. Questa è una cosa che possiamo e dobbiamo fare.

Possiamo analizzare quali insegnamenti possono aiutarci a vivere il futuro che ci aspetta, qualunque esso sia.

Ogni sofferenza insegna qualcosa, ogni distacco rafforza la propria visione di se stessi, ogni periodo buio sa portare luce, se non ci si arrende e ci si sforza di rimanere obiettivi.

Dunque, oggi, con tutto quello che è successo, su cosa possiamo veramente contare?

L’elenco in cui mi lancio vale sicuramente per me, ma penso che possa valere parimenti per la stragrande maggioranza dei nostri lettori.

  1. Abbiamo la divergenza. E’ un metodo di confronto e di lettura della realtà. Nel 2020 non ce l’avevamo. Abbiamo dovuto costruirlo, prima a livello teorico, poi pratico, con molta fatica, e la cosa ha richiesto quasi tutto il primo lockdown. Ora il sistema è già in piedi. Questa piattaforma regge ancora, le amicizie e i rapporti sulla quale si basa sono ancora tutti in piedi, e possono rafforzarsi ancora di più nei momenti decisivi che verranno.
  2. Abbiamo l’esempio della Cina. Se ben osservato quest’esempio può insegnare molto. La Cina, una dittatura feroce ed efficiente, si è distinta per aver adottato le più severe misure restrittive fino a pochi mesi fa, momento in cui delle inaspettate e insopprimibili manifestazioni popolari hanno fatto cessare quelle misure disumane. E cosa è successo? Che in Cina sono esplosi contagi e morti. Questo dimostra finalmente quello che noi sosteniamo dal primo momento: ogni misura restrittiva serve solo a torturare il popolo, non può validamente combattere il virus, può solo posporre il problema. Vuoi fare lockdown e tamponi a oltranza per tre anni? Quando finalmente smetterai il circo dei contagi ripartirà. Non puoi svuotare il mare con un secchiello. L’unico valido modo per affrontare una pandemia è con un potente sistema sanitario, in grado di assistere il più alto numero di pazienti, e se possibile elaborando una cura. Cercare di evitare i contagi con misure politiche è follia e il caso clamoroso della Cina lo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio. Sinceramente non speravo nemmeno lontanamente che un giorno avrei avuto una conferma così lampante e oggettiva delle nostre tesi.
  3. Abbiamo imparato la fiducia. Quando capita una disgrazia o un cataclisma, sia a livello individuale sia a livello mondiale, uno dei più grandi problemi è capire di chi fidarsi. A chi affidarsi? Su chi contare? Ma noi, oggi, non abbiamo questo problema. Qualunque cosa accada in futuro, ora noi sappiamo già tutto. Questi anni hanno mostrato a ciascuno di noi con evidente chiarezza di chi può fidarsi e di chi no, chi si è dimostrato umano e comprensibile e chi intransigente e insensibile. Chi ha combattuto le battaglie di questi anni possiede un vantaggio strategico incredibile, che ci rende pronti a qualunque cosa. Massimo Ranieri nel suo celebre brano “Se bruciasse la città” tra mille dubbi e incertezze si domanda da chi correrebbe se appunto la città bruciasse. Noi a questo punto non dobbiamo chiedercelo. Dovremmo saperlo con certezza.

E questo è quanto signori. Nessun vaticinio, nessuna previsione, solo speranze. L’anno che viene sono certo segnerà la vita di molti di noi, probabilmente in modo indelebile.

Ma abbiamo tutti gli strumenti per affrontarlo con vigore e speranza e fare in modo che qualsiasi cosa accadrà, sapremo volgerla al meglio.

Antonio Albergo

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Comments to: 2023…Eccallà!
  • 18 Gennaio 2023

    Seguo da quando è nato questo blog i bellissimi articoli del dott. Albergo nel cui pensiero mi riconosco. Inoltre è un piacere leggere per l\’italiano fluente e lo stile narrativo.
    Grazie.
    Marco

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