Possiamo dare per certo che il Covid-19 abbia stimolato, pur a caro prezzo, una riflessione su tutta la nostra società civile, anche a fronte del dettato costituzionale e della contingenza che stiamo vivendo. Ogni settore del nostro vivere è in fase di ripensamento; e se c’è un settore, in perenne degenza ospedaliera, che meriterebbe un ripensamento più approfondito, si tratta del nostro patrimonio culturale. Altro che “malato immaginario”! Dall’epidemia di contratti precari, svilenti e malpagati, alla paralisi digitale di troppi musei/siti culturali italiani, la pandemia ha svelato (ed illuminato) i numerosi altarini di un ambito che non sempre recupera le proprie radici. Quelle sintetizzate nell’articolo 9 della nostra Costituzione:

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 3334]. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” (Senato della Reppubblica, s.d.)

Aldilà delle finezze giurisprudenziali, l’articolo 9 sottende una certa filosofia del patrimonio culturale che ha che fare con il benessere di una società civile. Cosa c’entra, però, con l’articolo 32 che recita:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”? (Senato della Repubblica, s.d.)

Soprattutto, che cosa c’entra il Covid-19? Quale il legame e quale evoluzione mi aspetto nell’applicazione congiunta di questi due capisaldi?

Partiamo da lontano. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) denunciano, nel complesso, un serio peggioramento nella salute mentale della popolazione mondiale, dovuto all’insorgere di depressione, ansia e insonnia nel corso della pandemia. In particolare, sono i bambini, gli adolescenti, le donne (specialmente chi si divide tra didattica casalinga, lavoro a distanza e faccende domestiche) e gli anziani i soggetti più afflitti dall’isolamento. Il disequilibrio mentale ha poi le sue ricadute, tra le più vistose un aumento nel consumo di alcool, e il risultato non può che essere un costo economico/sociale ancor più rilevante per i sistemi sanitari nazionali (World Health Organization, 2020).

Non a caso le Nazioni Unite sollecitano i vari stati ad includere misure che, nel rispondere al Covid-19, tutelino anche la salute mentale/psicologica della popolazione colpita dall’emergenza. Tra queste, ad esempio, c’è la necessità di supportare le comunità (intese, soprattutto, come gruppi a rischio) con azioni che contrastino l’isolamento e viceversa favoriscano la coesione sociale, che riducano il senso di noia e apatia, che incoraggino un pieno recupero psicologico. La posta in gioco è un bene di ordine superiore persino alla mera salute fisica; un bene che abbraccia tutto l’individuo e che potremmo definire come salute in senso olistico[1]  (United Nations, 2020).

È qui che l’articolo 9 della Costituzione instaura uno splendido legame con quel 32 (e a dire il vero, anche con il 3 e il 4), come ravvisato dal costituzionalista Giovanni Maria Flick (Flick, n.d.). È forse pur vero che per noi Italiani hic sunt leones: il terreno non è ancora del tutto esplorato. Si tratta infatti dell’idea che il patrimonio culturale, oltre ad essere un insieme di “cose… di interesse” (MiBACT, 2004) alquanto statico, abbia anche una funzione sociale proattiva, preventiva e dinamica. In questo caso, clinica. Ciò è difficile da realizzarsi, ma, diciamo, c’è tutta la base giuridica.

Sul piano scientifico, il nesso tra patrimonio culturale e salute psico-fisica è un fatto accertato anche nella pratica curatoriale e nella ricerca accademica. Per esempio a Londra un progetto risalente ormai a dieci anni fa, il pionieristico Heritage in Hospitals, ha evidenziato come le loan boxes (prestiti di opere d’arte/oggetti museali) in ambienti ospedalieri, case di cura per anziani e centri di riabilitazione psichiatrica abbiano un impatto positivo sulla salute mentale e il benessere[2] dei pazienti. Questi, a contatto (multisensoriale, e non solo visivo) con gli oggetti in prestito hanno sperimentato ciò che nella teoria culturale si definisce un engagement[3] con gli stessi. Il risultato di questo esperimento fu sia un effetto di distrazione, sia un effetto di stimolo su individui che, guarda caso, soffrono di depressione, ansia, paura, noia, stress, ecc… , come conseguenza di patologie mentali o come strascico di altre malattie (cancro, traumi fisici, ecc…). (Lanceley, Menon, Noble, & Thomson, 2012).

Non si tratta forse di tutto quel ventaglio di disagi e condizioni patologiche che il Covid-19 ha fomentato e continua a fomentare? Heritage in Hospitals è solo uno studio tra i tanti di area anglosassone che dimostrano come l’engagement culturale possa dimostrarsi benefico per chi soffre, nonché un momento di co-creazione di cultura, arte e memoria per chi lo propone e chi lo vive. Sarei proprio curioso di carpire il commento di qualche psicologo, medico o psichiatra nostrano… Magari chiuso nella stessa stanza con un curatore o un direttore di museo. Chissà quale prassi ne verrebbe fuori? Forse una terapia, un protocollo di intervento anti-traumatico, che aiuti a metabolizzare questo terribile frangente; una sorta di “EMDR culturale” [4].

Senza dimenticare che il patrimonio culturale, e in ispecial modo il museo, hanno un ruolo riconosciuto nella formazione dell’identità di persone e comunità e nella costruzione di una memoria condivisa. Heritage in Ospitals è un caso di istituzione che va letteralmente verso le persone, ma è ovvio che permane sempre un ruolo del museo/sito come polo di attrazione. Infatti, un tema da affrontare (v. ad esempio il Coronavirus Collection Project del Wien Museum [5]) è proprio come creare nel museo/sito culturale occasioni di coesione sociale attraverso il Covid-19 e la sua memoria; e sarà emozionante, quando gli accademici scriveranno ricerche e articoli sopra quest’epoca tormentata, scoprire quali esiti sortiranno tali iniziative di public engagement.

Due piccioni, dunque, con una fava: con la “scusa” della pandemia, oltre a incentivare l’inclusione della cultura nei programmi finalizzati al benessere psico-fisico della collettività, potremmo inaugurare anche qui in Italia un approccio partecipativo alla curatela e alla gestione dei musei/siti culturali. Un approccio bottom-up, che tra tante difficoltà si muoverebbe verso i cittadini (cittadinanza attiva) in linea con questo benedetto articolo 9. Infine, per quanto non adottata e in fase di dibattito, anche la nuova definizione di museo proposta da ICOM sottolinea il bisogno di focalizzare l’attenzione sulla partecipazione e sul benessere (ICOM, n.d.). In un modo o nell’altro, questi, assieme ai temi della democrazia digitale, della distribuzione di risorse e della giustizia per i lavoratori del settore culturale, saranno (spero) i punti che più cambieranno nel panorama culturale italiano.

In conclusione, credo di avere esposto alcune delle ragioni che mi fanno asserire che la semplice riapertura di musei e siti culturali non basta. Nel concreto, vedo una florida occasione per creare un modello permanente, capace di unire le forze e le competenze, ad esempio, del Ministero della Salute e del MiBACT; un progetto politico che unisca ancor di più cittadino e istituzioni culturali, sì da farne vere organizzazioni partecipative; una visione di cui già sono esistenti le basi morali e legali nella Costituzione, appunto.

Sta a vedere che questa volta il 9 potrebbe veramente esserci dottore, in senso figurato e letterale. Senza bisogno di farci dire… “32”.


[1] “Health is a state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of disease or infirmity (Mia trad.ne: La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non meramente l’assenza di malattia o infermità) ”(World Health Organization, 1946)

[2] Wellbeing is ‘most usefully thought of as the dynamic process that gives people a sense of how their lives are going, through the interaction between their circumstances, activities and psychological resources or mental capital’ (Mia trad.ne: Il benessere è ‘più propriamente inteso come processo dinamico che conferisce alle persone un senso di come le proprie vite procedano, mediante l’interazione delle circostanze, attività e risorse psicologiche proprie o del loro capitale mentale’) (NEF, 2009)

[3] Potrei tradurre questo termine come “coinvolgimento”. Tuttavia, il fatto che lo stesso sia usato per indicare anche il “fidanzamento” suggerisce, in effetti, una qualità di interazione che, secondo la teoria culturale, va ben oltre l’approccio mentale e tocca affatto il capitale emotivo/sentimentale della persona.

[4] https://emdr.it/

[5] https://www.wienmuseum.at/en/corona-collection-project

Bibliografia

Flick, G. M. (s.d.). L’articolo 9 della Costituzione: dall’economia di cutlura all’economia della cultural. Una testimonanza del passato, una risorsa per il futuro. Tratto da Giovannia Maria Flick: http://www.gmflick.it/?p=3061

ICOM. (s.d.). Creating a new museum definition – the backbone of ICOM. Tratto da https://icom.museum/en/resources/standards-guidelines/museum-definition/

Lanceley, A., Menon, U., Noble, G., & Thomson, L. J. (2012, January). Heritage, health and well-being: Assessing the impact of a heritage focused intervention on health and well-being. International Journal of Heritage Studies.

MiBACT. (2004, January 22). Il Codice dei beni culturali e del paesaggio. Tratto da Ministero per i beni e le attività cutlurali e per il turismo: https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2004-01-22;42

NEF. (2009). National accounts of wellbeing: what is wellbeing? Tratto da New Economic Foundations: http://www.nationalaccountsofwellbeing.org/learn/what-is-well-being.html.

Senato della Repubblica (s.d.) Principi fondamentali – Articolo 9. Tratto da Senato della Repubblica http://www.senato.it/1025?sezione=118&articolo_numero_articolo=9

Senato della Repubblica (s.d.) La Costituzione – Parte I Diritti e doveri dei cittadini – Titolo II Rapporti etico-sociali. Tratto da Senato della Repubblica http://www.senato.it/1025?sezione=121&articolo_numero_articolo=32

United Nations. (2020, May 13). Policy Brief: COVID-19 and the need for action on mental health. Tratto da https://unric.org/it/wp-content/uploads/sites/3/2020/05/Policy-Brief-COVID-and-mental-health.pdf

World Health Organization. (1946). Preamble to the Constitution of WHO as adopted by the International Health Conference. New York.

World Health Organization. (2020, May 14th). Substantial investment needed to avert mental health crisis. Tratto da World Health Organization: https://www.who.int/news-room/detail/14-05-2020-substantial-investment-needed-to-avert-mental-health-crisis


Comments to: “Dica 32” Se il dottore è l’articolo 9…

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Attach images - Only PNG, JPG, JPEG and GIF are supported.

Login

Welcome to Typer

Brief and amiable onboarding is the first thing a new user sees in the theme.
Join Typer
Registration is closed.