Semplificando un concetto molto complesso, si può dire che l’entropia è una misura del caos, del disordine all’interno di un determinato sistema. Finché c’è ordine, può avvenire uno scambio di energia che permette l’aumento dell’organizzazione e dell’omogeneità all’interno del sistema.

È una torrida giornata di agosto e non vogliamo altro che dissetarci con una bel bicchiere d’acqua. Ci accorgiamo però che abbiamo sbadatamente lasciato la nostra unica bottiglia fuori dal frigorifero. Prendiamo quindi due bei cubetti di ghiaccio e li introduciamo nel bicchiere.

Abbiamo così creato un gradiente di temperatura. Seguendo il secondo principio della termodinamica, infatti, il calore dell’acqua andrà a fluire verso il ghiaccio, sciogliendolo e portando l’intero sistema del bicchiere ad una nuova temperatura d’equilibrio. Facendo finta che il bicchiere sia un sistema chiuso, ovvero isolato da interferenze esterne, si può dire che il contenitore abbia raggiunto il suo stato di massima entropia termica: nessun processo, nessun lavoro fisico nato all’interno del bicchiere potrà trasferire calore da un punto all’altro, perché l’energia è così omogenea che non è possibile estrarla per compiere del lavoro.

L’omogeneità della distribuzione dell’energia è, in apparenza paradossalmente, un sintomo del caos di un determinato sistema: Se in principio, quando l’entropia è minima, è possibile distinguere ovvie strutture organizzative (come ghiaccio e acqua), arrivati al punto di massima entropia non è più possibile organizzare nulla in termini di struttura. Il processo è irreversibile ed è così permeante nello stato naturale che secondo Stephen Hawking “l’incremento del disordine o entropia è ciò che distingue il passato dal futuro, dando direzione al tempo”.

La fisica infatti ci insegna che col passare del tempo, tutti i sistemi tendono verso lo stato di massima entropia. L’universo stesso, ora organizzato in strutture siderali come stelle, ammassi globulari, galassie e filamenti di galassie, in futuro non sarà che una “zuppa” caotica rarefatta dalla quale non potrà nascere una singola stella.

L’entropia può solo aumentare, il suo viaggio a senso unico descrive il passaggio del tempo.

Le leggi della fisica non interessano solamente lo studio scientifico dell’esistenza, ma, governando il comportamento della natura, definiscono le circostanze alle quali ogni organismo si adatta per percepire la realtà stessa dell’ambiente in cui opera. L’entropia in particolare, come descrizione del caos contrapposto all’ordine, è uno strumento affilato col quale commentare le diverse gerarchie organizzative del mondo animale. Distillando il tutto al minimo comune denominatore infatti, l’esperienza esistenziale di ogni organismo, l’essenza del processo vitale è descrivibile alla base come una continua lotta tra l’ordine ed il caos.

La vita stessa rappresenta un abbassamento locale del livello di entropia. L’animale è una struttura spontanea che si contrappone all’inesorabile avanzamento del disordine, dapprima ordinando materie elementari in cellule, poi ergendo da queste organismi complessi, in fine organizzandosi istintivamente secondo gerarchie specializzate tramite il processo evolutivo volte a sconfiggere, seppur temporaneamente, il caos.

L’uomo non è immune a tutto ciò, nonostante spesso si sostenga il contrario. Non è infatti un caso che tutte le storie tramandate dall’inizio della storia scritta della civiltà siano storie archetipiche, che documentano ed esplorano il conflitto tra ordine e caos e come l’uomo interagisca con entrambi. Questo archetipo è visibile nei miti della creazione e si palesa fortemente nei vari testi sacri delle religioni organizzate: la divinità è quel potere che inverte il processo dell’entropia e porta ordine e struttura nel disordine primordiale. Anche nelle storie di puro intrattenimento come Il Signore degli anelli o Harry Potter, l’eroe è spesso chi fa consciamente il passo verso l’ignoto per ristabilire l’ordine e sottrarre il potere al caos.

Il fortissimo messaggio allegorico tramandato nelle storie ci dimostra che, come evoluzione ultima della vita sulla terra, non abbiamo rotto il ciclo, bensì lo abbiamo reso consciamente nostro per la prima volta nella storia della vita. L’uomo non si contrappone alla propria natura per dispetto, Non distrugge le più elementari strutture gerarchiche donateci da un processo evolutivo di milioni di anni, ma ci costruisce sopra, con intento, rappresentato il più potente strumento dell’ordine nell’eterna lotta contro il caos.

parte 2

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