Nello stesso momento in cui una nuova ondata di follia iconoclasta si abbatte sull’Occidente, in Italia hanno inizio gli Stati Generali.
No, non siamo magicamente tornati al 1789 o al 1493 quando Savonarola invitava a distruggere i simboli del governo dei Medici a Firenze: siamo sempre nel 2020.
Eppure, a distanza di secoli, sembra tuttavia che in pochi abbiano imparato la lezione della storia e mentre appunto nelle principali città del Regno Unito e degli Stati Uniti si vandalizzano e si abbattano i simboli della nostra storia, in Italia il governo sceglie di ribattezzare un incontro con le parti sociali “Stati Generali” (un lapsus di chi vorrebbe essere sovrano assoluto o un’evidente dimostrazione dell’ignoranza storica della nostra classe dirigente?).
Ma davvero in pochi hanno imparato la lezione della storia? Sembra proprio di sì.
Cosa lega la furia di chi vandalizza le statue di Winston Churchill e Abraham Lincoln a chi sceglie di ribattezzare un incontro con le parti sociali in “Stati generali”? Non la violenza, certo, ma il pressapochismo storico: una malattia che da troppo tempo preferisce l’apparenza all’approfondimento.
Nella Francia dell’Ancien Regime (il sistema di governo che aveva preceduto la Rivoluzione del 1789, cioè la monarchia assoluta dei Valois e dei Borbone), gli Stati Generali erano una riunione plenaria in cui il Sovrano convocava i rappresentanti dell’Aristocrazia, del Clero e del Terzo Stato.
L’ultima convocazione degli Stati Generali si è avuta il 5 maggio 1789, quando Luigi XVI si vede costretto a rendere conto del fatto che le finanze dello Stato non sono floride come si era cercato di nascondere.
Sappiamo tutti come andò a finire…
Quale follia può aver suggerito di soprannominare “Stati Generali” un’iniziativa (già di per sé inutile) e organizzata per fronteggiare una crisi economica senza precedenti?
Negli ultimi mesi, l’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte ha già incontrato le parti sociali che hanno già avanzato numerose proposte. Perché quindi gli “Stati Generali”? Per dichiarare a tutti che la situazione non è “andata bene”?
Sebbene non creda che le attuali opposizioni siano in grado di contribuire positivamente (e in modo costruttivo) alla ripresa del paese, credo sia stato un errore non confrontarsi con loro ma preferire, ancora una volta, l’apparenza alla sostanza.
Insomma: dopo mesi di confronti, appelli, task force… credo sia legittimo dubitare della credibilità dell’Esecutivo, il quale, dimentica inoltre che già esiste un luogo dove ci si confronta con le parti sociali: il Parlamento.
Conte aspira alla corona? Naturalmente no. Ma come guida del paese non può prescindere dalla superiorità dei contenuti sull’immagine e soprattutto non può ignorare, come in troppi stanno già facendo, il peso della storia nella conduzione del presente.
Siamo davanti al crepuscolo non solo dell’Occidente ma anche degli dei? Siamo davanti ad un baratro nel quale sotterreremo storia e soprattutto logica? (una delle tante conquiste che sembra l’Occidente abbia dimenticato) …
Spero di no.
Come pensatore divergente non posso tuttavia non essere triste: il mondo sta infatti vivendo una nuova ora molto buia, ma a guidarlo non ci sono più uomini come Winston Churchill o Abraham Lincoln che sapevano conciliare concretezza e visione, ma ombre confuse e sempre più spaventate.
Classe 1994, lettore vorace dall’età di sei anni e autore dei romanzi “L’alba di sangue” e “Il regno di Romolo”.
Di me hanno detto che sono un “egocentrico” ma non ho ancora capito perché.
Credo di avere tuttavia molto in comune con i liberali di una volta e di essere un insaziabile ricercatore di novità.
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