Ve la racconto io la favola della cicala e della formica
Perché ho visto nei millenni una trasposizione faziosa
Poco realistica, francamente piuttosto barbosa
E poi con la cicala, vi assicuro, ci ho parlato
Mi ha detto che Esopo è pagato dallo Stato
Stravolge la realtà con storie piatte, banali:
È tutta propaganda in cui sfrutta gli animali
Finì con convinzione:”Io non mi piego mica”
Da lì lei mi narrò per intero la sua vita

Tutti quanti, sono certo, ricordiamo
Che la formica lavorava a tutto spiano
Raccoglieva semi e bacche per l’inverno
Ma sgobbando sotto il sole, piano piano
Si convinse che la vita era un inferno

La salvò la melodia di una canzone
Udita appena prima dell’auto impiccagione
Dagli steli smeraldini dell’erba rigogliosa
Uscì trotterellando una cicala assai giocosa
E vedendo quasi appesa la giovane formica
Le disse:”Forza scendi, godiamoci la vita
Tu raccogli io canto: una coppia straordinaria
Al lavoro noi danziamo questa è la felicità”
Così arrivò Settembre, l’autunno era nell’aria
La cicala canterina cadde dritta in povertà.

Il freddo, la pioggia, il vento e anche la fame
Ma penso soprattutto la scomparsa dell’amica
La portarono a bussare al formicaio infame
Per chiedere del pane e notizie di Formica

Le due guardie all’ingresso con ghigno malcelato
Dissero:”Entra pure la tua amica è giù di qua
In carcere in dispensa, tra il cibo accatastato
Noi la divoreremo per la sua eversività
Ribelle e quindi inutile, farà una brutta fine
La sua funzione ormai è donarci proteine”

Capì che era una trappola un secondo troppo tardi
Le ali mutilate e le manette ai polsi
Inutile la fuga, impossibile salvarsi
Anche in quel frangente rifiutò di piegarsi
Urlò infatti alle guardie:”O servi dei potenti
E d’ideali falsi, convinzioni inossidabili, cervelli sonnolenti
Vi vedo e non ho dubbi: voi siete dei codardi!”

La formica alla cicala, entrambe incatenate
Insieme finalmente seppur nella sventura
Sapendo senza dubbio d’essere spacciate,
Volle raccontare la sua parte d’avventura.

Vedendosi negare con superflua crudeltà
Dai Signori Amministratori di Formicaio Spa
Un poco di vivande per l’amica in povertà
Rubò dalle provviste per la sua cicala
Sementi, noci, grano e anche un goccio di marsala

Scoperta dal sistema di videosorveglianza
Mostrando decisione né un accenno di paura
Fu trascinata inerme in una certa stanza
In cui si interrogava utilizzando la tortura.

Così fu confessato
All’aguzzino
Il più grande peccato
In quel mondo suino:
Un’Amicizia disinteressata
L’Utilità fittizia
La volle divorata.

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