La perdita della fede, negli ultimi decenni, soprattutto nelle nuove generazioni è ormai un dato di fatto innegabile.
Del resto è una esperienza dolorosa che chiunque può fare, che sia un insegnante, un sacerdote, un catechista, un genitore o semplicemente un uomo che vive ed opera in questa società. Qualunque educatore si può ritrovare nella testimonianza che dava già negli anni sessanta Don Luigi Giussani fondatore del Movimento Cattolico Comunione e Liberazione.
Ero in treno, andavo da Milano a Rimini ed ho incontrato dei ragazzi, mi sono messo a discutere con loro e li ho trovati totalmente ignoranti di religione e cristianesimo; il loro scetticismo, il loro atteggiamento derisorio, la loro miscredenza non mi faceva rabbia ma pena, perchè nasceva da una evidente ignoranza. E’ stato questo contatto che ha fatto sorgere in me l’urgenza perchè sapessero di più, perchè conoscessero davvero, tutta quella ricchezza che a me era stata data“.
Di chi è la responsabilità di questa inesorabile perdita della fede nelle nuove generazioni?
Ricercarne la responsabilità non è per attribuire delle colpe, ma per trovare dei rimedi efficaci.
Se non altro per una questione di giustizia, perchè non è giusto, che intere generazioni siano private, per mera ignoranza, dell’immenso valore umano, storico, filosofico-antropologico della esperienza della rivelazione giudaico-cristiana.
Il problema è ancora oggi a duemila anni di distanza l’ignoranza sulla vera essenza di Dio, che Gesù Cristo ci è venuto a testimoniare nella buona notizia che è il Vangelo.
Se ricordiamo sommariamente i filosofi più rilevanti del pensiero occidentale che hanno grandemente influenzato la cultura ed il modo di pensare degli ultimi tre secoli, ci rendiamo conto che ne viene fuori un concetto di Dio, non solo molto lontano, ma addirittura opposto a
quello rivelatoci da Gesù Cristo.
Il filosofo Emanuele Kant (1724-1804) sostiene nelle sue opere che l’uomo moderno deve ormai affrancarsi dalle religioni. Esse hanno avuto un ruolo importante nel passato per creare nel bagaglio dell’umanità i concetti morali di giustizia, di fratellanza, di soccorso reciproco, ecc., ma oggi che l’uomo ha ormai fatti propri questi principi, deve abbandonare i vecchi credi religiosi che spesso sono solo occasione di divisioni e contrasti.
In definitiva la famosa formula di Kant “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me“, è soltanto un epitaffio funebre posto al Cristianesimo ed alle religioni in genere.
I filosofi Hegel (1770-1831) e Feuerbach (1804-1872) affermano che Dio non esiste come soggetto, ma Dio è lo svolgimento stesso del mondo, in definitiva Dio è solo una proiezione umana che però ostacola il progredire umano e sociale dell’uomo stesso. Lo ostacola, nel pensiero, nella libertà, nella filosofia, nell’arte.

Non Dio ha creato l’uomo, ma l’uomo ha creato Dio e lo ha creato ad immagine dell’uomo.
L’umanità moderna, più consapevole, più sicura, più evoluta non ha più bisogno di Dio.

Il filosofo Nietzsche (1844-1900) sostiene ugualmente che Dio è una nostra creazione e ci siamo creati un Dio antropologico, un Padre padrone, geloso, prevaricatore, che ci nega la libertà. Un Dio siffatto va addirittura ucciso letteralmente nel nostro cuore e scacciato dai
nostri pensieri. Solo liberandosi da un Dio così ingombrante l’uomo può essere libero e realmente vivere e realizzarsi, liberare tutte le sue potenzialità e scoprire che l’uomo stesso è un super-uomo in definitiva l’uomo è il vero Dio.

Infine richiamiamo Carl Marx (1818-1843) secondo il quale Dio e le religioni sono invenzioni create dai ceti più ricchi e inoperosi della società che sono i nobili ed i religiosi, per tenere le masse operaie nella loro arretratezza, nell’ignoranza e nella povertà.
Con la speranza di una giustizia, di una beatitudine futura nel mondo che verrà, in un presunto paradiso, gli uomini sfruttati, sopportano le angherie ed i soprusi della vita presente.
Anche per Marx, quindi l’uomo si deve liberare da questa malattia, da questa droga che sono le religioni “oppio dei popoli“.


Ascoltando i discorsi dei nostri giovani, le loro argomentazioni, le loro provocazioni, non sembra in definitiva, ascoltare le argomentazioni dei filosofi che abbiamo richiamato?
Ed i giovani stessi, che si sentono originali, spesso pensando di andare controcorrente, quando avanzano queste argomentazioni, si rendono conto invece di essere inseriti nel pensiero dominante? Di ripetere soltanto ragionamenti che da oltre tre secoli vengono veicolati
in tutti i modi nella nostra società?

Allora ci ritroviamo al punto di partenza e per questo gli ultimi Papi hanno sostenuto con forza la necessità di una Nuova Evangelizzazione.
Dicevamo al punto di partenza perchè in definitiva il Dio di cui parlano i filosofi post-moderni che abbiamo a grandi linee richiamato ed il Dio di cui si parla nelle scuole, nelle università, nella maggior parte dei libri, ecc., non è affatto il Dio rivelatoci da Gesù Cristo nel Vangelo.
In questo senso i filosofi richiamati non sbagliano sostenendo che Dio è stato creato dall’uomo, solo che l’uomo ha creato un Dio a sua immagine, un Dio che è l’opposto di quello rivelatoci da Gesù, e che quindi in definitiva è giusto rifiutare.


Ora ripartiamo da un autocritica.
Che Dio abbiamo veicolato noi credenti? Noi educatori, noi padri, madri, insegnanti, sacerdoti, catechisti, divulgatori?
Dove stanno le nostre responsabilità?

Ho verificato che i giovani, quando si accingono a lanciarsi verso il futuro per fare le scelte fondamentali della loro vita, sono come bloccati da un fardello, da un peso che spesso noi adulti poniamo sulle loro spalle.
Questo fardello è una “presunta” volontà di Dio.
Così i nostri giovani spesso rifiutano a priori questo peso e se lo scrollano dalle spalle, nel migliore dei casi invece continuano a chiedersi per anni “Sarà volontà di Dio che continui gli studi o che inizi a lavorare? E, nel caso che università dovrò scegliere? Sarà volontà di Dio che mi sposi? E sarà volontà di Dio che lo faccia proprio con questa ragazza? Forse sarà
volontà di Dio che diventi sacerdote?
” E così di seguito.
La rivelazione evangelica ci consegna invece un uomo pienamente libero.
Un uomo creato da Dio per amore a sua immagine e somiglianza e quindi dotato di coscienza, volontà, libero arbitrio. Un uomo totalmente libero, per il quale una volta che il peccato lo ha reso schiavo, Dio stesso si è fatto uccidere per riconsegnargli pienamente la sua libertà e dignità.
Intendiamoci bene, perchè le semplificazioni, possono portare il lettore fuori strada. So bene che siamo creature totalmente dipendenti da Dio che ci dà la vita e lo spirito momento per momento. Ciò non di meno, siamo un “Io” puramente libero che sta di fronte a Dio con la stessa dignità e libertà di un figlio di fronte al padre.
Dio stesso ha voluto così.


Un Tu di fronte ad un altro tu. E come Dio può dire “Io sono“, noi possiamo dire “Sono io“.

La mistica Santa Faustina Kowalska nel suo diario racconta di questa consapevolezza infusale da Dio nella sua anima: “L’amore di Dio rende l’anima libera. Essa è come una regina che non conosce la costrizione degli schiavi; intraprende tutto con una grande libertà, poichè l’amore che dimora in lei è il movente per agire“.
So bene, che Dio puro bene ed eterno presente conosce da sempre la nostra vocazione e la strada nella vita che ci renderà veramente realizzati, ciò non di meno, la sottomette alla nostra libertà, alle nostre libere scelte. Anzi si è fatto mettere in croce per salvaguardare questa nostra libertà.

Dice San PaoloCristo ci ha liberati perchè restassimo liberi, state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il gioco della schiavitù. Voi infatti fratelli siete stati chiamati a libertà“.
Sarebbe certamente una libertà condizionata la nostra se, per essere felici e realizzati dovessimo necessariamente seguire una volontà preordinata seppure da Dio.
Una libertà estesa come la corda del cane legato alla catena.
E’ questo il concetto che spesso, certamente inconsapevolmente, inoculiamo giorno per giorno nel DNA dei nostri giovani.
L’idea di un Dio padrone che in definitiva ci dice: “Sei libero, però sappi che se fai la mia volontà, hai la mia benedizione e sarai felice e realizzato; se invece, farai non la mia, ma la tua volontà, non avrai la mia benedizione, tanto meno sarai felice, nè realizzato“.
Chi lo vorrebbe un padre così?
E che figli genera un padre così?
Figli insicuri: sempre indecisi su che scelte fare:
Figli paurosi: senza il coraggio di scegliere e di vivere pienamente, e per questo bloccati che arrivano all’età adulta senza sapere bene cosa fare della loro vita; e quindi arrabbiati, con loro stessi, con questo Dio padrone e con tutti.

E come sono i nostri giovani oggi?
Sono appunto: insicuri, paurosi, bloccati e arrabbiati.
Dal concetto di Dio che abbiamo, ne deriva il nostro modo di essere, di credere, di vivere, di agire.
Dobbiamo tornare a studiare il Vangelo, i padri della chiesa, la vita dei Santi.
Dobbiamo rievangelizzare per testimoniare il vero Dio che Gesù ci ha rivelato.
Un Dio amore, misericordia, umiltà e pura libertà.
La volontà di Dio è una, immutabile ed è chiaramente affermata nei testi sacri, la volontà di Dio è “Che il peccatore non muoia, ma si converta e viva“.
Vedi io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” dice il Signore, questa è la nostra grande libertà. Così nel paradiso terrestre Dio dice all’uomo “Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà, ma dell’albero del bene e del male non devi mangiare, poichè nel giorno in cui ne mangerai certo dovrai morire“.
Dunque l’uomo è pienamente libero, l’unico limite è non fare il male, perchè il male recide il rapporto con Dio e ci uccide.
Allora è come se Dio ci dicesse, sei libero, sei veramente libero, Io voglio soltanto che tu non muoia, ma ti converta e viva.
Quindi vuoi sposarti, fare una famiglia? Fallo, sei libero, ma fallo per amore, dai tutto te stesso e trasforma il mondo in meglio.
Vuoi essere sacerdote, religioso o religiosa? Fallo, sei libero, ma fallo per amore, dai tutto te stesso e testimonia il mio amore.
Vuoi fare lo scienziato, l’artigiano, il medico, la casalinga? Fallo, sei libero, ma fallo per amore, dai tutto te stesso ed illumina il mondo dove sei.
E così via.
Un padre così genera i figli, liberi, gioiosi, coraggiosi, pacificati.
Ecco perchè Sant’Agostino quasi al termine della sua storia di conversione potè dire “Ama e fa ciò che vuoi“.


Michele Albergo

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