Il referendum costituzionale in Italia del 2020 è stato indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Si tratta del quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana. Fu approvato dalla Camera l’8 ottobre 2019, ma per convalidarlo definitivamente occorre il sostegno diretto del Popolo italiano. Il testo di legge prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento, ossia: da 630 a 400 seggi alla Camera dei deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. Il 20 e il 21 settembre il popolo italiano deciderà dunque il futuro del Parlamento. Come comportarsi?

Innanzitutto cos’è il Parlamento? Detto organo costituzionale esercita il potere legislativo, ossia il potere di produrre leggi e lo fa attraverso due Camere: la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica.

I vantaggi del SI sono essenzialmente due: la velocizzazione delle operazioni parlamentari, e il risparmio di svariati milioni di euro di spese parlamentari. Analizziamo tali vantaggi separatamente.

Circa la velocizzazione occorre dire che il sistema decisionale del nostro Parlamento è il cosìdetto “bicameralismo perfetto“, secondo cui affinchè una legge possa essere promulgata occorre che sia approvata nello stesso testo da entrambe le camere. Basta che una delle camere cambi anche solo una parola, o una virgola, e il testo deve tornare alla camera precedente per una nuova analisi. Quanto appena descritto è chiamato da alcuni costituzionalisti come “effetto navetta“, che consiste appunto nella continua spola tra una camera e l’altra fino al raggiungimento di un accordo perfetto e definitivo in ogni particolare. Detto procedimento può arrivare a costare alle Camere anche mesi di lavoro. Fu introdotto dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale proprio perchè vi fossero tempi lunghi e meditati prima dell’introduzione di nuove leggi: il timore di una nuova deriva autoritaria era ancora molto vivo nell’animo dei nostri padri costituenti e per questo motivo ricorsero ad un sistema così complesso e laborioso di approvazione delle leggi. Pertanto se si volesse davvero velocizzare l’iter parlamentare occorrerebbe rivedere direttamente la forma decisionale, intervento che cercò di portare avanti l’ex premier Matteo Renzi nel 2016. In quell’occasione la portata del referendum era ancora più vasta e andava a toccare svariati articoli della nostra costituzione, e analizzare ora quelle proposte rischierebbe di portarci fuori tema. Ciò che occorre sottolineare era l’intenzione di ridurre l’iter parlamentare ad una sola camera decisionale, mantenendo l’altra con funzioni essenzialmente consultive ma non vincolanti. In tal modo la speranza era davvero quella di dimezzare i tempi parlamentari, ma infine la decisione non fu approvata.

Oggi è tornata la stessa tematica, ma declinata in modo diverso: eliminare non una camera, ma un nutrito gruppo di parlamentari, un pò in una camera e un pò nell’altra. Ebbene in tal modo si rischia di non ridurre affatto i tempi di approvazione della legge, dal momento che l’effetto navetta rimarrà pienamente operante, ma si andrà di certo ad impoverire il dialogo e il dibattito in seno ad entrambe le camere, con un conseguente calo di rappresentatività di ciascuna di esse.

Storicamente il nostro numero di parlamentari fu stabilito dai padri costituenti nel 1947 in relazione al numero di abitanti dell’Italia del dopoguerra, affinchè fossero in numero sufficiente da rappresentare i variegati interessi del Popolo. Per questo la nostra democrazia è detta “Indiretta”: non potendo ogni cittadino esprimere in ogni occasione il proprio parere decisionale, si nomina un numero di persone che rappresentino la massa. Pertanto noi cittadini siamo indirettamente presenti in parlamento attraverso i parlamentari da noi designati con il voto. Considerando che dal dopoguerra ad oggi il numero di cittadini italiani è cresciuto di circa 15 milioni, per mantenere la rappresentatività indiretta del parlamento, il numero di parlamentari dovrebbe aumentare e non diminuire. Se il popolo non si rispecchia più in tale istituzione, a parere di chi scrive, una delle prime cause è proprio questo aumento della popolazione e non dei suoi rappresentanti.

Spesso recandosi al voto si afferma di “votare il meno peggio” o di “non rispecchiarsi veramente in nessun partito politico“. Tale problema di mancanza del sentimento di rappresentatività si potrebbe curare proprio con più parlamentari. Ma a quanto pare invece si cavalca questo sentore popolare per andare nella direzione opposta: impoverire ancora di più la nostra rappresentatività, e dunque anche la nostra democrazia.

Passiamo al Risparmio. Le stime parlano di un risparmio che oscilla tra i 50 e gli 80 milioni all’anno a seconda delle fonti. La retorica politica, sia di destra che di sinistra, fantastica su cosa e quanto si possa fare al nostro paese con tutti questi soldi: migliorare la scuola, la sanità, la difesa… la sfida politica sembrerebbe quella di dipingere il miglior scenario possibile da immaginare con tali fondi. Ebbene, potrebbe sembrare strano, ma in relazione al bilancio di uno Stato una cifra pari alla massima possibile (80 milioni l’anno) è totalmente esigua, e la si potrebbe ottenere modificando leggermente un’infinità di altri programmi politici. Ad esempio si stima che solo il sistema di reddito di cittadinanza costi 7 Miliardi (non milioni, Miliardi) di euro l’anno.

Ciò non significa che 80 milioni in più non sarebbero utili al nostro Stato, ma il problema è il costo di tale risparmio: una sensibile diminuzione di rappresentatività e l’impoverimento della nostra democrazia. Vale davvero la pena quindi prenderli dal parlamento questi soldi?

Qui finisce l’analisi oggettiva sul perchè votare NO, e potrebbe finire anche la vostra lettura. Invece vi invito ad accompagnarmi in una digressione soggettiva, in cui chi scrive proverà a condividere i propri timori su quanto sta avvenendo nel nostro contesto socio-politico.

Se veramente le ragioni del taglio dei parlamentari sono la speditezza delle decisioni e il risparmio economico, allora siamo su un piano pericolosamente inclinato. Siamo nella direzione del tramonto della democrazia. Lo stesso Blog che state leggendo, Pensiero Divergente, è nato durante il Lockdown per offrire una prospettiva divergente sulle misure di contrasto del virus, ponendosi come primo principio la difesa della democrazia e del parlamento. La prima delle nostre battaglie era combattere la de-Parlamentarizzazione della crisi, contro le taske-forces prima e gli stati generali dopo. Contro le sedute informative in parlamento e contro il potere di un sol’uomo, che a botte di DCPM (atti puramente amministrativi) ha gestito uno dei momenti più critici dei 157 anni di storia della nostra Italia. Il taglio dei parlamentari è solo l’ulteriore tassello che si aggiunge al mosaico, e tale mosaico racconta una storia molto precisa: un parlamento sempre più svuotato dei propri poteri, della propria rappresentatività e, a breve, anche del proprio organico.

“Con meno parlamentari si governa meglio, più velocemente e con meno soldi”. Questo ci vien detto. Bene, se sarà vero questo, sarà anche facile e logico affermare che con ancora meno parlamentari si potrebbe risparmiare ancora di più e si andrebbe ancora più veloci……. Il triste piano inclinato che abbiamo imboccato da mesi, e che pende sempre di più, porta all’oligarchia, o peggio…

Ad ogni modo non ancora tutto è perduto. Ognuno di noi può ancora raccontare una storia diversa alle urne e fare la differenza. Crediamo nel Parlamento, crediamo in noi stessi e crediamo nella nostra Repubblica.

Buon voto.

Antonio Albergo.

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Comments to: Perchè NO
  • 16 Settembre 2020

    Non vado a votare perché non tollero la carnevalata del protocollo sanitario e perché sono contrario alla chiusura delle scuole per svolgere votazioni. Se ci andassi voteri comunque NO.

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