Era un bella giornata. Il sole scaldava ma non bruciava. Un odore vago di gelsomino iniziava a diffondersi nell’aria calda, e, mischiato al sapore della pungente brezza marina, creava la miscela perfetta implicitamente nota a Pescara quale “odore dell’estate”. In questa atmosfera di fine primavera una Signora, né troppo giovane né troppo vecchia, era intenta a pulire i piatti nel suo lavello, con la finestra della cucina leggermente lasciata aperta per cogliere un po’ dell’indefinibile odore che nella bella mattinata iniziava a diffondersi. Diede un veloce sguardo fuori. La riviera, come la spiaggia, era deserta. “Bene” pensò, e con sguardo determinato e serio riprese a strofinare con forza una padella antiaderente ancora particolarmente ingrassata. Nei giorni scorsi proprio non era riuscita a tollerare la vista di tutti quegli imbecilli irresponsabili che correvano su e giù per la riviera e per la spiaggia. Su e giù, come dei dannati scansafatiche. Se proprio avevano tutta quell’energia da impiegare che si trovassero un lavoro decente, no? Proprio non riusciva a capirli. “Runner” li chiamavano al telegiornale. Ruminò quella parola ancora qualche secondo tra i denti, come un’ antica maledizione, runner. Non ne era pienamente soddisfatta, la parola non esprimeva tutto il disprezzo di cui invece avrebbe dovuto essere carica. Aveva sentito uno di quelli che corrono intervistato alla televisione. Alla domanda dell’intervistatore “perché lei oggi è uscito a correre?” l’irresponsabile di turno aveva risposto “perché è l’unico modo per vedere il mare che mi è rimasto”. Un altro irresponsabile aveva avuto il coraggio di dire “E’ l’unica possibilità che ho per esercitare la mia libertà personale”.

Scempiaggini”, pensò la signora, rigirandosi un bicchiere tra le mani per controllarne la lucentezza. “Scempiaggini” si ripetè sempre più convinta, “e da quando esisterebbe questo diritto di andare a correre?”. Questa gente non fa altro che invocare diritti su diritti, come se tutto gli fosse dovuto, come se la riviera gli fosse messa lì apposta. “Ma certo, venite, correte pure, vedete il mare, è un vostro diritto!”. Non le sembrava che ci fosse alcun cartello del genere da nessuna parte sulla spiaggia. Piuttosto le sembrava che ci fosse una legge, e una legge molto precisa che diceva “dovete stare a casa”. E di questo diritto allora? A nessuno importava per caso? Del Suo diritto a veder la gente a casa?

Lo aveva scritto al sindaco, glielo aveva proprio scritto che era pieno di irresponsabili che bivaccavano sulla spiaggia, gente che addirittura entrava in acqua o che correva con orrende tutine sulle biciclette; gente questi ciclisti, da vietare pure in tempo di pace per quanto sono pericolosi, figuriamoci ora che siamo in guerra! Ah! Ma lei lo aveva scritto al Sindaco. E finalmente la giustizia non era tardata ad arrivare! Il bravo sindaco, preso atto dell’orrore che si consumava in barba alla brava gente rispettosa delle leggi, aveva vietato in modo assoluto a tutti i cittadini di accedere per qualsiasi ragione a spiaggia e riviera. A questo pensiero la signora, quasi a voler controllare che non fosse tutto un suo sogno quel successo della giustizia, allungò il collo e controllò la situazione dalla finestra. Tutto deserto, tutto regolare. O forse no? Non era una persona a passeggio quella in lontananza? Due addirittura. Vicini per giunta! Inammissibile. Subito, concitatamente prese lo strofinaccio per asciugarsi le mani umide e prese il telefono per fare l’opportuna segnalazione. “La legge è legge, altro che diritto di qua, diritto di là”. Mentre componeva il numero delle forze dell’ordine diede un’altra occhiata alla finestra, per cercare di guardar bene in faccia questi irresponsabili che perseveravano nella loro condotta criminosa. A passeggio in due, vicini tra loro, sulla riviera, ancora oggi, nonostante tutto! Roba da pazzi! Ma quella passeggiata sarebbe durata ben poco. Fu con immenso sollievo e gratitudine che la signora si accorse che i due passanti non erano gente qualunque, ma i tutori dell’ordine. Erano due carabinieri, vestiti di tutto punto. Poggiò subito il telefono, rincuorata. Tutto era ancora sotto controllo. Per fortuna anzi che c’era una stretta vigilanza delle forze dell’ordine per controllare tutti i fuorilegge che si accampano diritti. Brava gente i carabinieri. Ci si poteva sempre contare. La settimana precedente, il giorno di Pasqua, mentre leggeva in tarda mattinata la sua rivista preferita era stata turbata e molto spaventata da voci insolite, provenire dal pianerottolo del suo appartamento. Inizialmente paralizzata non sapeva cosa fare. Erano voci cortesi, voci quasi confidenziali, con una punta d’allegrezza di troppo. Non erano i solito venditori porta a porta, e poi pure quelli si devono stare a casa oggigiorno! Il portafoglio aspetta, la sanità no! Chi non lo capisce, è quasi peggio di chi continua ad andarsene su e giù per la riviera. Lo sdegno le diede la forza di alzarsi ed accostarsi furtivamente all’occhiello della porta. C’era qualcosa che non andava in quelle voci. Qualcosa di potenzialmente “grave”. E infatti così era. Lo aveva capito subito. Una coppia anziana sostava sul pianerottolo e si intratteneva a conversare con la famiglia Bianchi, i suoi vicini. Se la memoria non la ingannava erano i genitori della signora Bianchi. La cosa più preoccupante fu che i due signori avevano doni con loro, una bottiglia di qualcosa e una sorta di dolce impacchettato. Iniziavano anche a togliersi la mascherine! Volevano dunque entrare dai Bianchi. Magari pranzare con loro. E la sicurezza? E la legge? E l’incolumità del palazzo? Forse che ora c’era anche il “diritto di fare i pranzetti?”. Si mise quasi a ridere al pensiero dell’ennesima baggianata che avrebbero tirato fuori i perdigiorno, ma si domò prontamente. Occorreva fare qualcosa, inutile perdere tempo a ragionare con questa gente. E poi parlarci sarebbe stato troppo pericoloso. Si allontanò di scatto dalla porta, colta dal sospetto che il virus potesse già potenzialmente raggiungerla ad una così ravvicinata distanza. Quei disgraziati erano tutti senza mascherina dannazione! Non occorreva  avere esitazioni. L’immagine delle bare che sfilano sui camion militari lei non le aveva dimenticate. Lei no, ma qualcun altro forse si. I carabinieri erano arrivati in poco tempo.

La signora aveva messo una mascherina, a scanso di equivoci, e ora osservava la scena dell’occhiello della porta con più serenità. I gendarmi bussarono ai Bianchi e chiesero spiegazioni. Purtroppo la nostra signora non vedeva ciò che i gendarmi vedevano, né sentiva bene i discorsi, ma dai toni una cosa era chiara “il diritto di fare i pranzetti” non esisteva, non esisteva proprio! I gendarmi si trattennero a lungo, c’erano molti verbali da redigere, e lei controllò, per quanto le era possibile, che nessuno rimanesse impunito. A incidente finito, le ci volle del tempo per riconcentrarsi sulla sua rivista in quella giornata. Dall’indignazione provata ebbe l’impressione di non riuscire più a ritrovare la sua pace fino all’ora di sera.

Oggi questo ricordo le suscitò un’indignazione ancora viva, che stemperò solo con la vista della riviera debitamente deserta.

Si sedette al divano e iniziò a guardare la televisione. Quella sera avrebbe riparlato il Premier. Veramente un bel tipo questo Conte. Aveva proprio il nome adatto, sembrava un conte a tutti gli effetti. Elegante, sicuro di sé, preciso nelle risposte e fermo sulle decisioni necessarie. Se le fosse stato concesso lo avrebbe votato sicuramente. Per fortuna comandava lo stesso, non c’era stato manco bisogno di votarlo, era evidente a tutti la sua professionalità e la sicurezza che la sua figura emanava. Ma per vedere la diretta ci voleva ancora del tempo, quindi si concentrò su altri programmi. Quanti morti, quanto pericolo, quante insicurezze. Altre foto di bare scorrevano sullo schermo. Erano sempre le stesse dell’altra volta o erano state scattate più di recente? Ieri, forse anche oggi addirittura! Considerando la letalità non ci sarebbe da stupirsi. Sicurezza, Sicurezza, la gente iniziava finalmente a capire che per vivere bene occorre Sicurezza, mica la libertà. Cosa ci se ne fa della libertà senza la sicurezza? Lei saggiamente non a caso non si era mai sposata. Oggi tutti si sposano e poi divorziano e ripetono l’operazione più e più volte. Su e giù, su e giù, proprio come gli imbecilli della spiaggia. Dio prima li fa e poi li accoppia, e guai per chi ci nasce! Che libertà è quella di sposarsi con chi ti sta più simpatico per poi avere una vita per rimpiangere quella scelta irresponsabile? La gente dovrebbe cercare la sicurezza piuttosto che i “diritti”. Lei aveva sempre fatto così. La sicurezza al primo posto.

C’era, tanti anni prima, un ragazzo una volta che le piaceva. Nulla di troppo smielato chiaramente, ma che suscitava in lei qualcosa. Pensava subito a lui se sentiva una bella musica o se un panorama la incantava. Una sera di tanti anni fa erano sulla riviera, ricordava ancora il punto preciso. Passeggiavano e lui si fermò. Le prese delicatamente i fianchi, e con timidezza le disse di amarla. Lei ne  rimase paralizzata. Riuscì però a scostare il viso e lo sguardo. Non seppe e non volle rispondergli. Come faceva ad essere sicura di ciò che lui diceva? Come faceva lui stesso ad essere sicuro di quanto diceva? Come si poteva concedere ad un uomo senza prima sentire con forza la sicurezza del legame? Era libera di baciarlo in quel momento, ma della libertà senza sicurezza non sapeva che farsene. Lo rivide solo poche altre volte, da lontano, a chiacchierare con amici a o passeggiare da solo e lo pensò sempre più raramente, provando crescente sdegno, e calante tenerezza per quanto vissuto. Quel giorno capì che l’avventura dell’amore umano era cosa da irresponsabili, e la vita, sua e degli altri, glielo aveva sempre confermato. Ogni volta che una coppia che conosceva era in crisi, avrebbe  voluto dirgli “io o sapevo già, avevo intuito tutto”. Per questo il bel conte in televisione la rasserenava; lui incarnava sicurezza. Lei sapeva che con lui al comando, mai le libertà avrebbero prevalso sulla sicurezza.

Ora una preparatissima equipe di medici stava spiegando come un’eventuale prossima riapertura avrebbe  portato altre centocinquantamila persone in terapia intensiva, e chissà quante in cassa da morto! Centocinquantamila! Non una di meno! Ma il Conte non l’avrebbe permesso; non finchè era lui a comandare, lei ne era sicura.

Per un attimo la prospettiva del numero delle morti e della paura la turbò in modo più conscio del solito. Si alzò per fare un giro per la casa. Tutto era tranquillo per fortuna. Nessuno nel pianerottolo, nessuno sulla riviera.

Eppure per un attimo, solo per un attimo sentì un’insolita nostalgia. La nostalgia di affacciarsi alla finestra e vedere qualcuno camminare nel sole di primavera. Si ritrovò per un attimo a sperare di poter aprire la porta e portare una torta a pranzo dai Bianchi. Si ritrovò a domandarsi, come tante altre volte nel cuore della notte, come sarebbe stato quel bacio mancato di tanti anni fa, che cosa avrebbe introdotto nella sua vita quel ragazzo.

Ma fu solo per un attimo.

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