“Uno sguardo gentile ma duro, una chioma scura come la pece e una frangetta “baby” che le conferiscono un marcato aspetto “dark” a metà tra Mia Wallace e Jane Margolis.”

Con il cuore a pezzi e gli occhi appesantiti dall’insonnia, Margherita vince la penombra dello spogliatoio e si guarda allo specchio: non avrebbe mai voluto separarsi dalla sua bimba, non avrebbe mai voluto vedere una lacrimuccia bagnarle quel tenero visino innocente ma da quando lui ha deciso di andare via non ha più avuto alternative al tempo pieno in negozio.

Come avrebbe potuto, infatti, continuare a pagare la scuola calcio a suo figlio? Come avrebbe potuto continuare a comprare ai suoi tesori più autentici vestiti che ogni sei mesi dovevano essere cambiati? Come avrebbe potuto sfamarli? E come avrebbe potuto permettere loro una vita serena, nonostante tutto, senza un impegno “full time”?

Nei giorni in cui lui aveva condiviso l’onere di prendersi cura dei bambini insieme a lei, due stipendi avevano potuto permetterle di dedicare del tempo alla casa e soprattutto ai frutti del loro amore fallito ma da quando tutto era finito, non aveva avuto scelta: o il tempo pieno o le rinunce e siccome lei non voleva gravare i suoi figli del peso di rinunce che non meritavano aveva scelto il tempo pieno, gli scaffali e i carrelli.

Margherita Martinelli compirà tra pochi giorni quarant’anni: nonostante due gravidanze, ha un fisico che non lascia indifferenti i clienti di sesso maschile del negozio, uno sguardo gentile ma duro, una chioma scura come la pece e una frangetta “baby” che le conferiscono un marcato aspetto “dark” a metà tra Mia Wallace e Jane Margolis.

In negozio la conoscono tutti come “Maggie”, ha sempre qualcosa da fare, non si concede quasi mai una pausa più lunga di dieci minuti e sebbene tutti sappiano dorma praticamente sei ore per notte non nega mai un sorriso a nessuno. Tantomeno alle colleghe che incrocia al mattino quando terminano le pulizie.

Sa di essere bella, intelligente e soprattutto caparbia ma dai suoi occhi nulla di terribile e autoreferenziale sembra emergere. Nemmeno quel mattino così strano in cui Marzia, Marzia Malerba in persona le aveva ricordato un incontro quasi storico.

Sì, sarebbe stato indubbiamente un giorno strano: l’inizio, dopotutto, non era stato dei migliori e quasi sicuramente non sarebbe finito meglio…

Se Marzia aveva chiesto di rivederla urgentemente significava che avrebbe sicuramente voluto qualcosa da lei, qualcosa che forse non avrebbe potuto fortunatamente darle.

Sollevando distrattamente una confezione di bustine per gatto da un bancale appena arrivato, si rivede nel Transatlantico, tra un appunto e un caffè insieme a Marzia, l’onorevole Malerba:

“Abbandonare il Movimento adesso è una scelta saggia, Marzia, ma se non ti difendi dalle accuse di concussione nessuno ti accoglierà!”

Marzia indossa un tailleur bordeaux, la pelle è olivastra e quasi scura, gli occhi sono freddi e indifferenti:

“Non mi interessa!”

Margherita prova a insistere, accavalla le gambe e si aggiusta l’orlo della gonna sul polpaccio destro:

“Marzia, ti distruggeranno: la tua carriera potrebbe morire prima del tempo sotto una valanga di accuse infondate!”

Ma l’onorevole è bravo a fare buon viso a cattivo gioco: sorride, come ha imparato a fare da meno di due anni e fa spallucce:

“Io sono una donna libera!”

Margherita vorrebbe riprovarci, ricordarle che non basta essere “una donna libera” per convincere “l’uomo della strada” ma non importa: Marzia ha deciso che lascerà il Movimento 5 stelle e piano piano inizierà a bussare alle porte di qualche piccolo partito…

“Dopotutto, sono i capi partito che ci riporteranno qui, lo sai bene, “Maggie”!”

Margherita sa che ha ragione ma sa altrettanto bene che non avevano deciso di fare politica per compiacere un capo partito che crede alle opinioni dell’“uomo della strada” esattamente come una persona ragionevole crede all’abominevole uomo delle nevi.

Aprendo la confezione e iniziando a sistemare il contenuto nello scaffale nota lo sguardo di un cinquantenne adagiarsi sul suo sinuoso fondoschiena: vorrebbe redarguirlo, far notare alla moglie a tre passi da lui le disattenzioni del marito ma i suoi occhi sono altrove, sono persi nella memoria che quel lavoro così metodico e faticoso le impone di rimescolare.

“Se ti candiderai con un’appendice del Partito democratico io non ti seguirò, Marzia…”

“Non mi interessa: l’accordo che ho fatto, dopotutto, non ti riguarda…”

Le mani bianche e curate con estrema meticolosità tornano a sfiorare le scatole adagiate sul bancale che ha davanti allo stesso modo con cui i ricordi tornano a toccare la prima domanda che le fece il suo capo area quando presentò domanda di assunzione:

“Perché un ex assistente parlamentare dovrebbe lavorare qui?”

Oggi, dopo quattro anni, avrebbe saputo cosa rispondere ma allora, in quel lontano giorno del 2018 non disse nulla e si limitò pertanto ad accettare l’esilio con la stessa forza d’animo che inorgoglisce chi sa di non avere nulla di cui pentirsi.

Nell’ “esilio” Margherita, non aveva tuttavia trovato la serenità che si aspettava: un anno e mezzo dopo aver iniziato a lavorare come commessa in un supermercato, il padre dei suoi figli la aveva infatti abbandonata all’improvviso per andare a vivere con la figlia di un ricchissimo industriale di Bologna:

“Ti voglio bene Margherita, ma la tua onestà non ci porterà da nessuna parte!”

In pieno Lockdown, una mattina aveva preparato le sue valigie, aveva baciato i figli ed era sparito:

“Hai visto Marzia? Cosa credi, Margherita, di essere migliore di lei?”

Sapeva molto bene, molto più di quell’uomo che non le aveva mai dato un vero amore, di essere sprecata come commessa ma a differenza di quello che le apparenze avrebbero potuto comunicare, scegliere un lavoro tranquillo non aveva significato arrendersi.

Nonostante i dubbi e la sofferenza, non aveva ceduto un solo millimetro del suo cuore al rancore e con coraggio, impegno e soprattutto pazienza aveva resistito ogni giorno alla tentazione di mostrarsi debole e sconsolata. Soprattutto nei giorni più bui del 2021 quando il governo italiano aveva imposto alle lavoratici che aveva dimenticato come lei un ricatto bell’è buono: il cosiddetto “Green pass”.

Gentile lettore e cara lettrice, tu forse non puoi capire subito cosa deve aver provato un’esperta di comunicazione come Margherita quando lo Stato italiano ha sporcato la discussione scientifica con la propaganda perché probabilmente hai creduto fosse normale e accettabile un’intransigenza da parte delle Istituzioni lì dove la scienza non dovrebbe aver bisogno di pubblicità, per cui abbi pazienza: non permettere all’ideologia di condannare lo spirito critico!

Tutto aveva ricominciato a perdersi nel vortice di un delirio soffocante e senza pareti quando piuttosto che spiegare gli effettivi benefici dei vaccini i telegiornali avevano iniziato a dare spazio agli slogan:

“E se anche io morissi a causa di una trombosi?” Si domandò un giorno la nostra protagonista dopo aver sentito della morte di una ragazza di diciotto anni a Genova, “E perché abbiamo trasformato degli hub vaccinali in discoteche?”.

Pur avendo, giustamente, vaccinato i suoi figli contro qualsiasi cosa, Margherita disse quindi “no” e decise perciò di affrontare un’ondata di merda che mai e poi mai aveva pensato avrebbe dovuto affrontare:

“Sei una sporca “no vax”!”, “Sei un’irresponsabile!”, “Dovrebbero toglierti la potestà genitoriale!”, “Ora capisco perché il tuo compagno sia scappato!”, “Quelli come te dovrebbero essere chiusi in un campo di concentramento!”, “Voi “no vax” siete dei sorci” …

Quando il suo precedente compagno aveva deciso di piantarla in asso aveva pianto una sola notte. Una sola notte.

Ma quando il delirio che vede il potere mettere cittadini contro cittadini aveva avuto inizio, non era passato un pomeriggio senza che Margherita non sentisse il male del mondo stringerle la gola come durante uno stupro.

Per sua fortuna, dicembre le portò tuttavia in dono la prova di aver avuto ragione e quando tutti coloro che avevano osato diffamarla cominciarono quindi ad ammalarsi, lei poté tirare un sospiro di sollievo e bearsi di essere stata, una volta ancora, libera dai pregiudizi.

“Muoiono i fragili vaccinati, non i “no vax”.”. Così aveva parlato un noto virologo pochi giorni prima di ricevere il messaggio di Marzia: così, un noto virologo aveva dimostrato, in altre parole, che Margherita aveva avuto ragione non tanto a proposito dell’inefficacia relativa dei vaccini ma dell’insensatezza di un odio sociale che non aveva avuto alcun senso.

La verità, cara lettrice e gentile lettore è che Margherita non aveva mai dimenticato il significato della frase “Divide et impera”: sempiterno comandamento utile per chi come l’onorevole Malerba aveva ignorato una sanità al collasso a beneficio di frasi come “chi non si vaccina è un cittadino di serie b”.  

“Maggie” non lascia il proprio lavoro a metà. Lo sanno tutti. Non appena si presenta perciò la fine del suo turno, alle tre, non abbandona le sue consegne per tornare a cambiarsi ma continua a trascinare quintali di cartoni vuoti all’esterno del magazzino.

Ha le mani sporche, sudate e un un’unghia rotta; fa caldo, caldissimo, il sole è prepotente, tenace e invadente, la sua potenza è costante ma non perfetta: uno spicchio d’ombra ai piedi di un raccoglitore della carta sorride a Margherita e Margherita lo accoglie.

Si accende una sigaretta con disinvoltura, archivia distrattamente le notifiche sul telefono e ripensa a Marzia, alla sua fretta e alle ragioni che possono aver ispirato la sua decisione di scriverle:

“Chissà di cosa avrà bisogno…” Pensa senza indulgere alla tentazione di credere che voglia semplicemente ricostruire il loro rapporto.

All’improvviso crede di avere un’idea ma tutto il suo animo insiste affinché non possa credere ai sentimenti: futile distrazione per chi, come lei, ha creduto talmente tanto in qualcosa da rischiare la sua parte migliore.

“Chissà di cosa avrà bisogno…” Ripete a sé stessa con incontenibile insistenza.

Tornare da Marzia, a casa sua, dopo più di quattro anni avrebbe significato affondare nuovamente le mani in un covo di insetti e sarebbe stato difficile…

Certo, avrebbe potuto evitarlo ma per quanto potesse sembrare insopportabile, rinunciare ai sentimenti aveva significato imparare la migliore lezione che un essere umano autentico possa imparare: non si vive davvero se non si impara ad essere astuti come serpenti e puri come colombe…

(…)

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