Si è conclusa da poco questa strana esperienza degli Stati Generali, convocati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per otto giorni a Villa Doria Pamphili a Roma. Al di là delle valutazioni politiche e di merito che si possono fare sulla questione, vorrei qui focalizzare l’attenzione su questo anomalo e alienante precedente, che può assumere un carattere eversivo all’interno della nostra Repubblica. Da cosa è data questa stranezza alienante ed eversiva?

Coloro che non si preoccupano di questo avvenimento, probabilmente, non hanno presente in cosa consista una convocazione di “Stati Generali” e in quali occasioni solitamente venivano convocati. Farò una brevissima sintesi per queste persone: la convocazione degli Stati Generali consisteva in una grande consultazione tra il sovrano (ndr) e gli esponenti di rappresentanza delle parti sociali che componevano il tessuto economico e sociale dello Stato. Era una caratteristica delle grandi monarchie nazionali dell’età moderna ed era usanza convocarli in tempi di guerra e di grave crisi economica e/o finanziaria.

Questi pochissimi elementi sono sufficienti a comprendere l’entità del problema: non c’è già oggi in Italia un luogo di rappresentanza delle frange economiche e sociali del Paese, con le loro diverse istanze provenienti dalle diverse “parti” del Paese, un luogo noto ai più come Parlamento? E, in ultimo e non certo per importanza, siamo in grave crisi economica e/o finanziaria? Siamo in guerra con qualcuno?

Nulla si sa, nulla è stato detto. Nel corso dell’adunanza abbiamo saputo a spizzichi e bocconi chi di volta in volta andava, ma non sappiamo di fatti chi era invitato e chi no né tanto meno il perché. Gli stessi giornali, evidentemente disperati a causa delle porte chiuse e della totale assenza di trasparenza nell’evento, sono arrivati a parlare del menù previsto. Cose di fondamentale importanza per qualche appassionato di pettegolezzi, ma di interesse pressoché nullo per chi è seriamente preoccupato per la salute di questo Paese.

Sul finire dell’evento, il premier Conte ha tenuto un gran discorso di circa mezz’ora con la solita lista di sogni con cui l’Italia sarà più verde, più bella, più pulita e più digitale ma con la quale non riprenderà a crescere nemmeno nel migliore dei mondi possibili (che se è già questo, caro Leibniz, andiamo bene!). Tutto stupendo, ma perché non si è discusso in Parlamento di come uscire da questo grave momento di crisi?

Per carità, non sono così ingenuo da non conoscere né comprendere gli enormi problemi che, anche talvolta in modo infantile, sta procurando l’opposizione al corretto funzionamento delle Camere, come se non avessimo già abbastanza caos, ma io qui mi chiedo e vi chiedo: è sufficiente come motivazione per aggirare tutte le istituzioni a fondamento dello Stato? Bastano le marachelle di Calderoli e altri simpaticoni per giustificare l’ignorare totalmente chi rappresenta (o dovrebbe rappresentare) noi cittadini?

Se basta così poco, onestamente, ritengo ci sia da preoccuparsi. Magari non di questo specifico governo ma per il futuro, perché se è così pacifica l’accettazione di un precedente simile da parte della cittadinanza forse non abbiamo davvero coscienza democratica e siamo davvero disposti ad accettare tutto, purché sia presentato bene, con eleganza e garbo (e la pochet).

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Comments to: Si sono conclusi gli Stati Generali. Ma che fine ha fatto il Parlamento?
  • 28 Giugno 2020

    Articolo molto ben fatto! Chiarisce le dinamiche di questo tempo che seguono un fronte poco democratico.

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