Come una primavera un po’ ritardataria, da qualche settimana stiamo iniziando a risvegliarci dal torpore dell’inverno. Il pensiero di molti è che ora, finalmente, possiamo ricominciare a
far fruttare questo tempo che ci è stato tolto, un tempo morto. Ora possiamo ricominciare a
correre per dimenticare al più presto questo periodo così buio, ma è davvero così? Non c’è
dubbio che tutto intorno a noi si sia fermato. La nostra vita è cambiata da un giorno all’altro
e allora ,come spesso succede, abbiamo dovuto ricalibrare noi stessi. Ci siamo fermati. Una
sosta obbligata per tutti in cui l’unica cosa da fare è alzare la testa e guardaci intorno. A che
punto sono? Finalmente ti regali una boccata d’aria. Probabilmente non ti saresti mai fermato
dalla corsa di questa vita frenetica, ma chi l’ha detto che chi si ferma è perduto? Tante volte
sottovalutiamo questo aspetto della vita. Tante volte, guardandoci indietro, non riusciamo
a realizzare come siamo arrivati fino a lì. Troppe volte, così sfiancato da questo vivere così
estenuante, ti guardi allo specchio e non riconosci quell’immagine riflessa.

Il mondo ci urla contro di correre, di arrivare al nostro traguardo e subito dopo ce ne mette di fronte un altro, e un altro ancora. Non conta quanto sei stanca, non conta cosa perdi, non conta cosa lasci indietro. La vita che sogni ti aspetta, il successo ti aspetta, la carriera ti aspetta, il tuo riscatto ti aspetta. È questo che continua a gridarci il mondo, ma è davvero quello che vogliamo?


Sono convinta che molti leggendo queste parole penseranno che chi le ha scritte sia uscito fuori di testa. Sono sicura che tanti possano pensare che queste sono solo belle parole, a cui la realtà risponderà con sberle in faccia. Non voglio essere confusa, nessuno è felice di questa pandemia, ma c’è sempre un modo per reagire. Esiste sempre una “bellezza collaterale”.
Durante la quarantena abbiamo scoperto quanto di bello questa vita ci dona ogni giorno, perfino nei momenti più monotoni. Abbiamo assaporato la bellezza delle cose autentiche. Abbiamo imparato ad ascoltare il nostro cuore e, forse, siamo riusciti a capire cos’è che davvero ce lo fa palpitare nel petto. Abbiamo scoperto la grandezza delle piccole cose. Quanto è dolce il sapore di un caffè preso con tua madre, rispetto all’espresso solitario del bar? Quanto è forte il cinguettio degli uccelli senza quei dannati clacson? Quanto è straordinaria un’alba senza la preoccupazione di perdere il pullman? Quanto ti scalda il cuore pranzare con la famiglia, invece di quel panino così vuoto tra una lezione e l’altra?


Durante questa sosta siamo riusciti a vedere perfettamente tutto quello che ci mancava;
non parlo di tutte quelle abitudini che avevamo come l’aperitivo al bar o la corsa per l’ultimo
film uscito. Mi riferisco a tutte quelle cose che fanno parte di noi, che in un certo senso ci
definiscono. Cose come la battuta di tuo fratello, quella che arriva sempre nel momento più sbagliato e ti fa vergognare davanti a tutta la famiglia riunita. Come lo sguardo della tua migliore amica, quello a cui non serve nessuna parola, nessuna conferma, che legge le paure che tu non riusciresti neanche a spiegare. Come la carezza di tua nonna, un po’ ruvida forse, ma che racchiude la dolcezza del mondo. Come la risata che parte senza neanche troppo senso con gli amici della vita, quelli per cui passi volentieri per pazzo. Come il profumo della tua innamorata. Come il forte abbraccio di tuo padre, quello che ti regala ogni volta che torni per le vacanze, che riuscirebbe a spaccarti le ossa ma che, invece, ti scalda il cuore.


Purtroppo spesso succede che si dimenticano gli insegnamenti della vita, e forse neanche
questa volta è diverso. Stiamo di nuovo mettendo le scarpe da corsa, ci stiamo riscaldando per ritornare a correre più forti di prima, pronti per recuperare ciò che abbiamo perso. Forse
abbiamo già dimenticato cosa davvero abbiamo perso. Ricordate, abbiamo aperto gli occhi e
cambiato sguardo su ciò che viviamo, non chiudiamoli proprio ora. Ricominciate a correre se volete, ma con lo stesso sguardo che questo buio vi ha regalato. Fermatevi più spesso. Godetevi il paesaggio. Respirate l’aria fresca. Ridete degli incidenti di percorso e, se inciampate, non abbiate troppa fretta di ripartire. Perché quello che davvero è importante è cosa ti spinge a correre e chi in tutta questa frenesia si volta indietro per cercare il tuo sguardo.

Jessica di Pasquale, classe 1998, studentessa di infermieristica all’ Unviversità dell’Aquila.

Comments to: Uno Sguardo di Luce sul buio

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