Per quanto tempo ci siamo evitati l’impatto con la realtà, che pure non ha mai smesso di accadere?
Abbiamo fuggito la sfida che ci poneva il reale, attimo, dopo attimo, giorno dopo giorno, distraendoci nelle nostre “cose da fare”.
Ci siamo svegliati la mattina già annoiati, facendo prevalere il lamento, ed invece di alzare gli occhi alla moglie, al figlio, all’amico, abbiamo criticato il caffè troppo lungo o il cornetto troppo dolce.
Siamo andati al lavoro, allo studio, alla vita, non vivendola, ma aspettando sempre un dopo per vivere appieno, e così abbiamo visto sfuggire i minuti aspettando la pausa caffè, la pausa pranzo, l’aperitivo cenato.
I giorni li abbiamo trascorsi in apnea, sforzandoci di resistere per aspettare il venerdì sera, il ponte festivo, le vacanze.
C’era sempre un dopo, dove finalmente avremo vissuto veramente ed abbiamo rincorso questo dopo che sempre ci sfuggiva dietro l’angolo.
Ci siamo creati il nostro habitat, con il tablet, un vino di marca, i vinili vintage, le nostre “comfort zone”.
Abbiamo dimenticato di essere nella realtà che è come un treno che corre velocissimo e noi anzichè chiederci e chiedere, ma dove stiamo andando? Da dove siamo partiti? Che ci faccio io in questo treno? Chi mi ci ha messo? Dove scenderò? Stiamo a disquisire sulla tappezzeria delle poltrone, senza buttare mai uno sguardo al panorama che sfreccia dal finestrino.
“Non c’è cosa più impossibile che trovare la risposta a domande mai formulate”.
Ma non solo non ci siamo fatti le domande giuste, ma abbiamo guardato con falsa condiscendenza quei pochi, che queste domande se le fanno.
Sappiamo che se un individuo vive staccato dalla realtà, perchè per esempio ha avuto poca fatica da compiere o perchè come si dice, ha vissuto in una campana di vetro, sarà immaturo ed incosciente, incostante.
Ma non ci siamo accorti tra una cenetta al ristorantino di nicchia, ed una serata al cinema che quell’individuo è ciascuno di noi.
Ora a fortiori, grazie ad un virus ci siamo riconnessi alla realtà.
Quel treno in corsa ha fatto una curva troppo brusca e abbiamo perso l’equilibrio e ci siamo chiesti finalmente “Ma chi guida? Dove andiamo?”.
La realtà fa affiorare di nuovo nel nostro “Io” tutta la originaria esigenza di significato.
Questo è un risveglio, se ne approfittiamo.
Non aspettiamo, ancora una volta, la fine dell’epidemia per vivere veramente, ma finalmente viviamo la nostra vita qui ed ora.
QualcUno ha posto nella realtà le risposte.
Occorre però tornare a suscitarci le giuste domande .
Michele Albergo
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