“Scelte, dolore e pesantezza della situazione, emozioni, fragilità della vita, paura, scienza, suscitare riflessione, eliminare polemiche, salute, sanità, imprese, economia, siamo persone o cosa?, cosa implica l’essere persona?, dignità, Costituzione, libertà, diritti, regole e loro rispetto, parlamento, etica, società, assembramento, cambiamento, spunto per il futuro, tecnologia, task forces, forza politica, comunicazione, politica, criticità dei sistemi socio-economici italiani, privacy, confusione, scuola.” Sono queste delle tematiche che Pensiero Divergente ha analizzato in una riunione virtuale che è avvenuta giorni fa. Tanti temi quanti sono le sfaccettature del reale. Scelgo in particolare tre punti da approfondire.
Iniziamo. (Data la nota prolissità femminile cercherò di contenermi, nel caso in cui non ci riuscissi, non me ne vogliate.)
- Siamo persone o cosa?: Questa domanda penso sia alla base di tutta la complessità della situazione: è scoppiata una pandemia e l’uomo risulta attaccato nella sua sfera vitale. Ma l’uomo è costituito solo dalla componente biologica? Ecco l’urgenza di porci questa domanda che apre una questione antropologica. Che cos’è l’uomo e che caratteristiche ha, dunque? Proviamo a de-finirlo rischiando di limitare il suo grande mistero. Senza analizzare troppo dettagliatamente in questa sede la riflessione ontologica ed etica intorno all’essere umano, uno dei dibattiti che già i filosofi antichi ponevano in essere, mi limito ad affermare che l’uomo è una persona caratterizzata da componenti razionali, emotive, socio-relazionali, religiose e biologiche: talvolta contradditorio, razionale ma passionale, creativo ma rigido, profondo, bisognoso di aiuto ma individualista, egoista ma amorevole, speranzoso ma disperato. Tanto complessi quanto magnificamente perfetti e belli in questa complessità, pertanto tutti degni di considerazione e stima. Abbiamo, dunque, forze ed elementi contrastanti in noi che devono essere tutti, e ripeto, tutti, considerati se non si vogliono arrecare disturbi o scompensi al proprio stato psico-fisico;
- Criticità dei sistemi socio-economici italiani: la pandemia, esplosa come un fulmine in piena estate, ha mostrato con chiarezza l’enorme criticità del sistema economico, politico, giuridico, bancario, sanitario e scolastico italiano. Da futura insegnante mi concentro in particolare sul sistema scolastico italiano, un sistema che a livello normativo e politico è regolato da nuove norme e decreti che dall’inizio del ventunesimo secolo stanno ridisegnando la Didattica, la relazione scuola-famiglia, il ruolo e le possibilità della scuola e degli insegnanti, lo strumento della tecnologia e tanto altro. Il problema è che, per una serie di concause, a livello fattuale queste innovazioni sono ancora più o meno lontane, in base alle zone, dall’essere effettivamente applicate. Questa è stata la prima contraddizione che l’odierna emergenza sanitaria ha mostrato; elenchiamo anche le altre: il divario tra le diverse condizioni economico-sociali presenti nelle famiglie italiane e le loro differenti possibilità tecnologiche, l’impreparazione didattica e tecnologica degli insegnanti e della scuola, l’uso di una didattica ancora tradizionale nonostante le innovative ricerche in ambito accademico, ed infine una instabile relazione scuola-famiglia. Per adesso mi limito a questo piccolo riassunto della questione scolastica con l’intenzione di riapprofondirla in futuro e di sottolineare come questo periodo di gran lunga provante abbia mostrato molte fragilità dell’uomo e della società, problemi che l’Italia ha spesso individuato ma mai veramente affrontato con serietà;
- Spunto di riflessione per il futuro: collegandomi al punto 2 esprimo con forza la proposta di accettare questo periodo come sprone ed occasione per affrontare e risolvere le conosciute criticità dell’Italia. Nel nostro Bel Paese c’è un grande vizio generale, che in questo periodo spesso appare: la pigrizia mentale che ci spinge a portare avanti le cose spesso per inerzia e conservatorismo ma non per scelta o per volontà. Dopo essere stati inevitabilmente piegati da questo minuscolo virus è ora di rialzarci con la consapevolezza che è arrivato il momento di migliorarci e svecchiare questo Paese. Modifichiamo il sistema scolastico, quello burocratico e giuridico quello sanitario e tanto altro con competenza e passione.
Ecco dunque: “Perchè le cose non possono essere semplici? […] Perchè la vita è complessa” (Norman, 2011; 4). Dal momento che la complessità è necessaria ed inevitabile dobbiamo porci la seguente domanda: Come vivere la complessità?
Qui entrano in gioco Donald Norman, padre dell’ergonomia, psicologo ed ingegnere statunitense, e Alain Berthoz, docente di fisiologia della percezione e dell’azione al Collège de France. Entrambi ritengono che un’esperienza debba essere considerata come un tutto e non come un’ “accozzaglia di pezzi” che se progettati separatamente c’è il rischio che “non si incastrino bene l’uno con l’altro” (Norman, 2011; 130). Berthoz integra ciò con il concetto di semplessità: “per fronteggiare la complessità ci troviamo a utilizzare strategie semplesse, sviluppando soluzioni che permettono di elaborare molto rapidamente, in modo elegante ed efficace, situazioni complesse, tenendo conto dell’esperienze passata e anticipando il futuro” (spunto tratto da una scheda didattica dalla Dottoressa Simona Ferrari presente nel volume “Fare didattica con gli EAS” di Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di Didattica e Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano). Dunque non è la semplificazione del tutto che garantisce una soluzione della complessità in quanto semplificare rende più semplice l’essere ma non lo rappresenta in toto perchè lo storpia non garantendo soluzioni adeguate, ma la risposta alla domanda iniziale è la semplessificazione della complessità che tenta di analizzare la realtà come tutto senza tradire la sua essenza e formulando soluzioni in virtù della stessa.
In conclusione ho scelto di affrontare il tema della semplessità per affermare che, alla luce di quanto espresso ed analizzato, ritengo sbagliato e pericoloso ridurre la complessità della realtà, soprattutto quella di questi mesi, a solo un fattore, quello sanitario: in apertura dell’articolo ho esposto infatti i tanti temi che caratterizzano la attuale situazione. Sarebbe interessante parlare con questi studiosi e capire come poter accostare questo concetto con le scelte politiche prese in questi mesi. La realtà è un tutto che comprende fattori economici, sanitari, politici, scolastici, sociali, emotivi… Io penso che la tematica della semplessità dovrebbe indurre i politici a condurre scelte nella consapevolezza del tutto. Bisogna infatti conciliare tutti gli elementi, gli uni con gli altri, se si vuole risolvere la realtà senza accontentarsi di risolvere solamente il problema più urgente.
Questo articolo ci è stato gentilmente inviato da un contributore divergente esterno al team della redazione.
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