La mia riflessione quotidiana inizia riproponendo una riflessione che scrissi nel 2016, subito dopo la vittoria di Donald Trump:
“Ed ecco puntuali i miagolii dei “leoni da tastiera”, i commenti superficiali e imprecisi, le critiche, le maledizioni e naturalmente, come dopo Brexit, i giudizi di quei “democratici” per cui la democrazia funziona solo in alcuni casi… perché le masse dopotutto sono ignoranti, è vero, e quindi?
Mi aspetto da chi ha recentemente scoperto i limiti della democrazia un’alternativa valida che contraddica seriamente la storia degli ultimi sessant’anni e naturalmente tutti quei valori democratici che permettono a loro e a me di esprimere le nostre opinioni.
Abbiate il coraggio di professarvi convintamente anti democratici.
Per una volta abbiate fegato.
Per una volta abbiate fegato di fare un passo indietro e di ammettere che la situazione è molto più complessa e dividere quindi il mondo in buoni e cattivi non serve.
Quando Ronald Reagan vinse le elezioni nel lontano 1980 fu preso in giro ripetutamente ma dopo non molto dimostrò di avere le idee chiare sul futuro del paese (e del mondo) e insieme a Margaret Thatcher iniziò un percorso rivoluzionario che ha segnato profondamente la storia.
Rimpiango quei leader, quella fermezza e quelle visioni economiche ma per il momento la mediocrità domina, affascina, e il nostro secolo pare non essere in grado di offrirci qualcosa di più…
Prima di improvvisarvi allora politologi ed esperti di politica estera fermatevi un secondo, leggete e documentatevi, non fatevi “trumpare” dalle prime chiacchiere e analizzate i fatti, aspettate per favore e non dimenticate che purtroppo le cose semplici sono poche e raramente appartengono al mondo politico.
Si giudicano i fatti, ripeto, e giudicheremo quelli se ci saranno.
Buona visione.”

Seguendo la scia di quanto scrissi quattro anni fa, mi sorgono spontanee alcune domande: per quale motivo la democrazia funziona solo quando vincono determinati candidati? Perché gli americani che erano tanti stupidi oggi si sono ravveduti? Perché nel 2020 continuiamo a spiegare la politica esclusivamente attraverso divisioni manichee e ideologiche (buoni contro cattivi)?
La vittoria di Joe Biden ha sorpreso tutti ma ancora una volta non posso esimermi da una ragionevole critica nei confronti di una narrazione che dipinge la sua figura come quella di un salvatore. Non posso non dire che il neo eletto presidente non sia una persona per bene, ma non posso neppure ignorare il fatto che nel corso della sua lunga carriera politica abbia sostenuto decisioni e iniziative che si sono rivelate fallimentari e controproducenti.
Ho citato la fermezza di Ronald Reegan e Margaret Thatcher ma non potendo sostenere di essere un promotore delle loro eredità politiche in termini assoluti credo sia legittimo da parte mia chiedermi ora, al termine di questo anno così difficile, cosa sarà della globalizzazione. E’ vero: si tratta sicuramente di un discorso complesso, un discorso che vede coinvolte questioni molto delicate che Joe Biden, sostenitore fino a poco tempo fa di una politica turbo capitalista ormai in collisione con la contemporaneità, non si capisce esattamente come affronterà, ma è necessario che qualcuno lo faccia non appena possibile.

La verità è che l’esigenza probabilmente di superare quella visione assoluta del mercato che abbiamo avuto fino ad oggi diventa ogni giorno più forte di tutti coloro che ignorano che il Partito democratico negli Stati Uniti non sia finanziato da alcune grandi realtà economiche del paese a stelle e strisce. 
La politica, in conclusione è un fatto complesso ricco di grandi personaggi, grandi iniziative e grandi fallimenti: non esistono buoni e cattivi ma i fatti e come sempre dobbiamo giudicare quelli e non le leggende.
Attenzione: questo articolo non è stato scritto per difendere Donald Trump (presidente che ha molte responsabilità) ma la libertà di pensiero e di analisi critica contro una visione costantemente ideologica e faziosa delle cose in un mondo in cui a problemi complessi pretendiamo di dare risposte banali.

Comments to: La democrazia e il 2020, tra retorica e poca sostanza.

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