All’improvviso scopro di non essere più solo: alzo la testa dai miei libri e constato con piacere di non essere più l’unica persona ad interrogarsi sulle contraddizioni del presente.

“Is there anybody out there”? siamo tanti a chiederci che fine abbiano fatto le garanzie costituzionali e il buon senso, siamo tanti a chiederci quale sia il piano.

L’articolo del giorno è dedicato all’irragionevolezza.

L’irragionevolezza di una classe dirigente che pretende di risolvere i problemi con l’esitazione.

Dopotutto, l’ignoranza economica e l’esitazione sono ben più pericolosi del Covid e del lockdown perché non offrono alternative: dove sono le risorse per combattere la crisi e la scarsità di risorse?

Dove sono le idee che hanno definito l’umanità nei suoi peggiori momenti di crisi? Dov’è la creatività del genio che dice “no”?

“Andrà tutto bene” è la risposta imperfetta di chi pretende di ostentare una sicurezza di cui nemmeno lui è certo: una presunta sicurezza priva di concretezza e visione; probabilmente la stessa che tenta di ostentare quel Presidente del consiglio che chiede alle banche “un atto d’amore” ma non ha il coraggio di ammettere la verità sui conti dello Stato.

George Orwell diceva che per vedere cosa abbiamo davanti al naso dobbiamo compiere uno sforzo costante e cosa abbiamo davanti agli occhi? Un muro. Un muro costruito in decenni di non interesse per la cosa pubblica.

Ci siamo arrabbiati per cose futili per troppo tempo perché non avevamo veramente niente di cui preoccuparci ma le cose sono cambiate molto rapidamente: la situazione non è positiva ma siamo costretti ad aspettare…

Quando nel 1940 Winston Churchill si ritrovò davanti la possibilità che i nazisti potessero invadere da un momento all’altro il Regno Unito non disse “Andrà tutto bene”, ma parlò chiaramente al paese e non promise niente se non “Sangue, fatica, lacrime e sudore”; non chiese a nessuno un “atto d’amore” ma si impegnò in prima persona nella lotta contro l’odiato nemico liberticida e invitò quindi tutti a combattere per una causa giusta.

Mi domando dunque: cosa sappiamo invece noi della lotta che stiamo combattendo?

Come possiamo orientarci in una selva oscura di norme in contraddizione e dati non accuratamente gestiti che piuttosto che spiegare, spaventano?

L’epidemia di Covid-19 non è la Seconda guerra mondiale, non è una guerra. Punto.

Pretendere tuttavia dall’attuale Presidente del consiglio chiarezza è fondamentale.

Ostentare una retorica fuffosa e a tratti arrogante non giova a nessuno: perché non spiegare i razionali delle scelte fatte e da fare? Perché non tenere realmente conto delle differenze regionali e locali? Perché non fare chiarezza su un piano per i tamponi e i tracciamenti?

Perché, si preferisce parlare a sproposito di presunte ammirazioni dall’estero (non confermate)? Perché si evita un’analisi critica del percorso intrapreso e delle reali difficoltà che si incontrano in Europa?

L’Italia e i suoi cittadini hanno bisogno disperatamente di verità, pragmatismo e visione ma sia il governo che l’opposizione si collocano lontani da un progetto credibile.

Affrontare le difficoltà della realtà con falsa positività non serve a niente fino a quando non impariamo ad affrontarle riconoscendo che abbiamo sbagliato troppe cose fino ad ora con il nostro atteggiamento irrispettoso e indifferente, la nostra apatia e la nostra convinzione di non dover mai nulla a nessuno.

“Is there anybody out there?”

Sembra di si, finalmente.

Tra dati irrealistici, non informazione, goffi tentativi di rimettere al centro uno Stato padrone (e padrino), ci ritroviamo di fronte la madre di tutte le questioni: una debolezza strutturale che nessuno di noi può ignorare ancora a lungo.

Il problema riguarda tutti e riguarda la possibilità di ciascuno di noi di autodeterminarsi.

Manteniamo la lucidità ma ricordiamoci bene che al supermercato nessuno accetta disegni con arcobaleni.

Avere paura è legittimo ma è altrettanto legittimo credere che la paura non possa essere l’unica direttiva della nostra esistenza; è altrettanto legittimo pretendere, per una volta, una dose di convinzione in più da chi ha accettato tutti gli oneri di un incarico pubblico che oggi più che mai dovrebbe essere ispirato dalla competenza effettiva.

Comments to: Al di là del semplice ottimismo

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