La rabbia può assumere diversi volti; per questa ragione, per questa sola ragione, la rabbia è la migliore espressione del Maligno sulla Terra.
A volte, può prendere dimora di un corpo senza un motivo, senza una causa scatenante evidente e restare perciò tra le cavità più nascoste dell’anima per giorni interi, come un virus, e Francesco Rossi se ne sarebbe reso conto suo malgrado molto presto…
Strinse il telefono tra le mani. Cercò un messaggio di Libera ma oltre le solite notifiche di Facebook non vide nulla
Aprì svogliatamente il social network più importante che avesse mai frequentato e un’icona rossa lo sorprese: aveva ricevuto una richiesta di amicizia da una tale “Lady Lilith”.
Visualizzò con curiosità l’immagine del profilo ma l’unica risposta che trovò fu il disegno di una creatura femminile non troppo diversa da una fata…
Quindi, visualizzò la seconda immagine del profilo ma anche in questo caso, al di là dell’immagine di una ragazza nuda e di spalle, non poté trovare nessuna risposta.
Passò infine alla terza immagine con disinteresse, ormai senza nessuna emozione e all’improvviso un sorriso che aveva creduto di aver dimenticato lo graffiò: nonostante la fotografia fosse in bianco e in nero nessuno avrebbe potuto convincerlo che non si trattasse infatti di Fulvia.
Si sedette sul bordo del letto. Tentò di visualizzare una quarta immagine ma era l’ultima.
“Cazzo…” Borbottò ad alta voce.
Era proprio Fulvia e lo aveva trovato!
Gli occhi distaccati e maliziosi della ragazza gli ricordarono le emozioni che aveva rivisto e rivissuto la sera precedente, tutto si mescolò ad un sentimento intenso e complesso e per evidenti ragioni lo costrinsero a seguire un percorso che non poteva vedere o prevedere…
Eccitato e senza nessun turbamento, accettò pertanto la richiesta e come rapito da un desiderio inconfessabile aprì la chat e le scrisse…
–
“Ciao! Quanti anni sono passati? Ho perso il tuo numero e ritrovarti è stato impossibile! Come stai? Cosa fai nella vita?”
Riguardò il messaggio appena inviato e si sentì un’idiota: a prescindere dalla banalità intrinseca delle sue parole, si domandò cosa avrebbe pensato se al posto suo ci fosse stata Libera.
Come avrebbe reagito, infatti, se la sua compagna avesse scritto ad un ragazzo per il quale aveva avuto un debole?
Probabilmente, si sarebbe insospettito e si sarebbe sentito solo e inadeguato…
Ma perché?
Perché non avrebbe dovuto pensare la stessa cosa Libera?
Osservò il sole crescere di intensità e occupare ogni centimetro del suo mondo: perché avrebbe dovuto giocare un gioco asimmetrico? Forse, essere uomo significava per lui essere debole e inopportuno ma chi avrebbe potuto confermarlo?
La testa iniziò a fargli male in modo inaspettato, guardò il telefono e la chat ancora aperta e si ridistese sul letto in attesa di una risposta che non poteva evitare ormai…
–
“Ciao!”
I muscoli del corpo si irrigidirono: cosa significava “ciao”?
Francesco Rossi guardò lo schermo in cerca di un segnale e quasi senza rendersene conto, si ritrovò ad ammirare estasiato quel movimento incostante che annuncia una risposta imminente:
“Sono contenta di sentirti! Io sto bene e tu? Cosa fai di bello nella vita?”
“Studio economia.”
Le rispose senza attendere un solo momento…
“A Roma.”
Aggiunse immediatamente.
Lo schermo riflesse l’esitazione di Fulvia, poi quel movimento che aveva già eccitato Francesco tornò a preannunciare un commento…
“Davvero?”
“Si! Magari potremmo rivederci!”
Le dita gli tremarono, la fronte iniziò ad imperlarsi di sudore e una vampata di calore e angoscia gli morse il petto: guardò il telefono con disperata bramosia ma questa volta non vide nessun segno…
–
I minuti iniziarono a gocciolare lentamente e ben presto, quando la mente di Francesco fu prossima all’orlo di un’esondazione, qualcosa lo convinse a destarsi.
Senza rendersene conto, era trascorsa infatti un’ora e mezza dal suo risveglio: avrebbe dovuto chiamare Libera, fare colazione e magari iniziare a studiare…
Fece quindi il letto senza troppe attenzioni, quindi si spogliò e indossò una pratica tuta da casa.
Aprì la porta distrattamente, tenendo il cellulare sempre a portata di mano e si diresse in cucina dove il suo invadente coinquilino, Mario, stava fumando probabilmente la prima sigaretta della giornata:
“France’!” Lo salutò abbracciando con le mani una nube di fumo.
“Ciao…”
Si guardarono negli occhi senza attenzione:
“Hai già il preso caffè?”
“In realtà no…”
“Ti va?” Gli domandò indicando la credenza sopra la sua testa.
“Assolutamente!”
Rimasero a guardarsi in silenzio per un lungo minuto privo di senso:
“Tutto bene Francesco?”
Francesco Rossi rimase immobile a fissare il ciuffo disordinato del coinquilino senza nessuna, autentica, motivazione:
“Credo… di sì…” Gli rispose senza abbassare gli occhi.
Mario, o Mariotto, annuì con visibile preoccupazione e avvicinandosi al rubinetto spense la sigaretta sotto l’acqua:
“Libera viene a pranzo?”
Francesco, rimasto nel frattempo rigido, balbettò una risposta vaga e incomprensibile a cui Mario non replicò.
–
Bevvero il caffè con noncuranza e indifferenza e tra una parola corretta con l’ovvio e un’altra corretta con l’abitudine, passò quasi un’altra ora.
“Quando hai l’esame?” Lo interrogò ad un certo punto il coinquilino cambiando discorso.
“Credo tra due settimane…” Gli confidò Francesco osservando lo schermo del telefono illuminarsi.
“Come… Credi?” Esplose Mario con viva curiosità.
“Si…Credo…”
“Perché no? Hai impegni oggi pomeriggio?”
Francesco guardò il coinquilino con ansia e quasi insofferenza:
“Scusami un secondo…”
Si alzò dal tavolo, abbandonò la tazzina e tornò in camera, dove il sole del mattino aveva già preso possesso del suo letto:
“Non ci crederai mai, ma ieri sera, prima di andare a dormire, ti ho pensata e mi sono chiesto che fine avessi fatto…Comunque non ho impegni oggi pomeriggio…cosa proponi?”
Ammirò la sua stanza, il contorno sensibile delle lenzuola e il profilo spigoloso e marziale dei libri sul comodino, poi il comò, l’armadio e la porta finestra dal quale penetrava il sole:
“Ti andrebbe di andare a Tivoli?”
Non ebbe tempo di pensare, né di rispondere: il telefono vibrò con violenza e gli annunciò una chiamata di Libera:
“Amore!” Si presentò con un leggero fastidio.
“Come stai?”
“Non c’è male…” Mentì, “E tu?”
“Non ti arrabbiare…ma ti dispiace se invece che vederci oggi pomeriggio ci vediamo direttamente questa sera?”
Francesco continuò a guardare il piccolo mondo che lo avvolgeva e una sensazione insolita, a metà tra lo sconcerto e il piacere iniziò a danzargli in petto…
“No … non preoccuparti…”
“Sicuro?” Le chiese con pronta dolcezza Libera.
“Si, non preoccuparti…cercherò di mettermi avanti con lo studio…è successo qualcosa?”
“No, ma il treno con cui doveva ripartire mio fratello è stato cancellato quindi siccome ripartirà alle 18 abbiamo pensato di mangiare insieme. Tutto qui.”
Francesco annuì e tutto a un tratto, quella luce che aveva portato nel suo microcosmo sensazioni nuove trasmutò il suo sangue in fiele e il suo umore in disappunto.
“Va bene.”
“Va bene.” Le fece eco la compagna.
“Allora ci vediamo… Domani?”
Libera rimase in silenzio e Francesco riuscì a coglierne il dubbio anche da remoto:
“Perché domani?” Gli chiese con curiosità dopo quasi un minuto di silenzio.
“Sicuramente arriverai tardi e io, sinceramente, pensavo di andare a letto presto questa sera…”
Libera tacque una seconda volta:
“Non ti dispiace vero?”
Doveva essere la prima volta che le chiedeva una cosa del genere:
“No, non ti preoccupare. Ci aggiorniamo comunque dopo, va bene?”
“Va bene.”
Chiuse la conversazione con febbrile curiosità e riaprì subito la chat con Fulvia:
“Hai la macchina?”
“Purtroppo no.” Le rispose con impazienza.
“Non ti preoccupare: dammi il tuo indirizzo e passo io.” Gli rispose solleticando le sue peggiori curiosità.
“Ci vediamo all’incrocio tra viale Somalia e viale Etiopia, va bene?”
“Va bene. 15?”
“15.”
Si gettò sul letto e si coprì il volto con la vergogna: “Non c’è niente di male nel rivedere una vecchia amica…” Si confidò quasi ad alta voce…
“No. Peccato tu sia fidanzato e che questa “vecchia amica” sia stata la tua prima “cotta” …”
Chiuse gli occhi: chi aveva parlato, dentro di lui?
In un angolo sepolto del suo spirito, un angolo dove, probabilmente, non aveva mai soggiornato, qualcosa aveva appena iniziato a vibrare disperatamente:
“Pensi sia serio comportarsi così con la tua ragazza? Pensi che non sappia quali sono le tue reali intenzioni con Fulvia?”
“Le mie intenzioni con Fulvia sono chiare e io non tradirei mai Libera perché ho bisogno di lei…”
“E’ questo il punto!” Insistette quella che doveva essere probabilmente la sua coscienza, “Tu non ami Libera: tu hai solo bisogno di lei…”
Si mise a sedere sul bordo del letto e un’immagine nitida, che probabilmente aveva già visto in un sogno, gli presentò una fusione erotica con Fulvia:
“Lo vedi?”
“Io amo Libera!” Ripeté con determinazione.
“E allora scrivile: scrivile che oggi vedrai una tua “vecchia amica” …”
Prese il telefono, caduto a pochi centimetri da lui e aprì la chat della sua ragazza ma le dita si fermarono, come per incanto, e la confusione ebbe la meglio prima del previsto:
“Hai visto?” Insistette con crescente sicurezza la voce che custodiva.
(…)
Classe 1994, lettore vorace dall’età di sei anni e autore dei romanzi “L’alba di sangue” e “Il regno di Romolo”.
Di me hanno detto che sono un “egocentrico” ma non ho ancora capito perché.
Credo di avere tuttavia molto in comune con i liberali di una volta e di essere un insaziabile ricercatore di novità.
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