“Ricorda perché gli americani colpirono Hiroshima e Nagasaki con due bombe atomiche?”

Quando la notte cessa finalmente di avere un significato, “Maggie” si sveglia dopo appena tre ore di sonno distratto e confuso.

Ha dormito male, più di una volta ha rischiato di svegliare la bambina e sebbene pagherebbe una fortuna per restare dove si trova non ha il coraggio di concedersi un giorno di malattia.

Alle sette in punto, quindi, si alza, bacia sua figlia e cammina a piedi nudi verso il bagno.

L’immagine che lo specchio le restituisce è un’immagine che nonostante sia sbiadita a causa della confusione decine di uomini amerebbero apprezzare:

“Buongiorno, “Maggie” …” Sussurra a sé stessa ammirandosi allo specchio.

Vorrebbe interrogarsi ad alta voce sui fatti della sera precedente ma sa di non averne motivo per cui resta appesa, sovrappensiero, a guardarsi negli occhi come se ormai non avesse ancora capito quanto ricco sia lo sguardo di chi ha imparato a sopportare tutto…

Il tempo di ricombinare le parole e osare qualcosa che non sia necessariamente un’idea prudente è vicino, ma non può saperlo: l’unica cosa che può sapere, purtroppo, è infatti il dovere.

Imprigionato perciò in una divisa un corpo che sembra non aver mai conosciuto alcun trauma, afferra un cutter e si getta a capofitto nel vortice che il lavoro le propone: qualcosa può cambiare, ha spesso detto a sé stessa, ma no, non quel giorno…

“E perché no?” Si domanda ad un certo punto osservando il negozio stranamente vuoto, “Perché oggi qualcosa non dovrebbe cambiare?”.

Vorrebbe assecondare quell’istinto che sembra confortarla, vorrebbe credere che “non sarebbe morta in un negozio” ma ormai non ha orecchi che per la ragione e quando perciò all’una comincia la sua pausa affonda tutto nell’oblio e nell’indifferenza.

Terminato il panino che ha preparato prima di salutare i suoi “cuccioli”, esce dal magazzino e come previsto viene sorpresa da un’onda accecante di luce e calore.

Con cautela, conquista il suo angolino all’ombra di un enorme contenitore per la carta e mette mano al pacchetto di sigarette quasi finito:

“Cazzo…”

Ormai è deciso: lunedì 5 settembre testimonierà a favore di Marzia Malerba e dopo chiuderà per sempre tutti i vincoli che ancora la legano a quella donna.

“Avresti potuto approfittarne…” Le sussurra una vocina maliziosa.

“E come?” Le risponde quasi a voce alta.

“Chiedendo dei soldi, no?”

Vorrebbe piangere, arrabbiarsi e calciare qualcosa ma nell’istante in cui muove distrattamente un piede verso il sole, una Mercedes nera e dai vetri oscurati supera l’angolo alla sua sinistra e imbocca la strada che porta all’area di carico dove si trova.

In un primo momento, il fatto sembra non interessarle ma quando l’automobile si ferma proprio davanti a lei la situazione cambia e per un motivo che sarebbe superfluo descrivere gli occhi della ragazza si perdono nell’osservare l’autista che abbassa il finestrino:

“Dottoressa Martinelli?”

L’uomo è un ragazzo cinese di poco più di trent’anni, indossa un completo scuro e ha la guancia destra offesa da un’ustione che sembra esibire come una medaglia.

“Lei chi è?”

A quella domanda, l’uomo non risponde ma scende dall’automobile e corre ad aprire la portiera che Margherita ha di fronte:

“Buongiorno Margherita.”

Margherita osserva il secondo uomo seduto nella Mercedes e abbassa il capo per cercare di guardarne meglio il volto:

“Ci conosciamo?”

“Non si preoccupi: non sono qui per farle del male ma la prego, si accomodi…”

Quello che sembra essere il capo del primo ragazzo che ha incontrato è a sua volta di origine cinese, probabilmente ha cinquant’anni e per esperienza, Margherita intuisce subito essere un uomo sincero ma risoluto.

“La prego Margherita, si fidi di me.”

“Non so nemmeno come si chiama…”

Il misterioso uomo sorride tra sé e sé e abbassa cautamente gli occhi:

“Ha ragione, mi perdoni: mi chiamo Kang Ma e sono qui per farle una proposta.”

“Una proposta di lavoro?” Insiste Margherita.

“Più o meno…”

La giovane commessa sospira:

“Grazie ma sono a posto…”

“E se le proponessi un modo per distruggere Marzia Malerba?”

Margherita percepisce un brivido correrle lungo la schiena, fino al cervello:

“Mi scusi?”

“Le ho chiesto se vorrebbe distruggere Marzia Malerba…”

Di fronte alla freddezza di Kang Ma, l’ex assistente parlamentare ricomincia a cedere e qualcosa di misterioso la invita inevitabilmente ad indagare:

“Ma lei, esattamente, chi è?”

A quella legittima domanda, l’uomo seduto sui sedili posteriori della Mercedes fa cenno all’autista di allontanarsi:

“Non abbia paura, la prego.”

Qualcosa, nella sua voce suadente e carismatica, convince Margherita, la quale non appena è sicura di essere di fatto sola con Kang Ma, cede alla sua richiesta e sale sbrigativamente in auto:

“Sono felice di conoscerla, Margherita, io mi chiamo Kang Ma e come ha intuito sono un uomo che condivide insieme a lei un obiettivo: distruggere Marzia Malerba.” 

L’onorevole Marzia Malerba?”

Il misterioso uomo annuisce e accenna un nuovo sorriso:

“Esatto.”

Ma Margherita riesce a cogliere anche sul suo viso una mezza verità e così facendo lo precede:

“Non so perché ma io ho la sensazione che lei voglia in realtà distruggere Zhao Cheng…Dico bene?”

Kang Ma le sorride un’altra volta e tamburellando le dita sul ginocchio decide di rivelarsi:

“Sapevo che in lei avrei trovato una donna intelligente, dottoressa Martinelli…”

“Quindi lei vuole distruggere Zhao Cheng e servirsi di me per affondare Marzia, è corretto?”

“Continui…”

“E vuole che in qualche modo li colleghi, giusto?”

Annuendo una seconda volta, Kang Ma abbozza un’espressione vaga e a dir poco spietata:

“Mi aiuterà?”

“E perché dovrei signor Ma? Ci siamo appena conosciuti…”

“Margherita…” Ricomincia l’uomo dopo un tenue sospiro, “Forse lei, giustamente, non può capire tutto ma vede né io né tantomeno lei abbiamo alternative a questa mossa…”

“Davvero?”

Per un brevissimo istante, Kang Ma guarda in direzione dell’uscita di sicurezza dalla quale Margherita era uscita pochi minuti prima ed esita:

“Ricorda perché gli americani colpirono Hiroshima e Nagasaki con due bombe atomiche?”

Margherita inclina leggermente il capo e inarca il labbro superiore:

“Gli americani usarono la bomba atomica per piegare definitivamente il Giappone o lei sa qualcosa che io non so?”

“No, Margherita, di quella storia ne so quanto lei e questo mi basta.”

Osservando il vestito dell’affascinante signore, Margherita si domanda molte cose ma non osa fare nessun passo in avanti:

“Mi perdoni ma non capisco…”

“Un uomo molto potente che mi onoro di considerare un amico ha deciso di attribuire a lei, Margherita, il potere che può avere una bomba da 300 kilotoni e le posso assicurare che questo mio amico di armi se ne intende…”

“E chi sarebbe questo suo amico?”

Kang Ma si irrigidisce ma non si muove:

“Questo non posso dirlo. Dunque, accetta?”

Margherita esita e sebbene provi oggettivamente soggezione, l’idea di poter sferrare un colpo nei confronti di Marzia la eccita:

“Quindi cosa dovrei fare, di preciso?”

“Il tribunale di Bologna non troverà mai le prove che dimostreranno gli affari tra quei due ma se lei accetterà di deporre contro Marzia, alle prove ci penseremo noi…”

“Devo pensarci.”

“E’ giusto!” Le fa prontamente eco Kang Ma, “Ma mi permetta di mostrarle una cosa prima di congedarci…”

Dalla valigetta che custodisce ai piedi estrae un faldone che le apre davanti:

“Guardi qui…”

Margherita gli si avvicina per guardare i documenti e dopo una breve disamina dei nomi scorge gli estratti conto di un conto corrente off-shore presso una banca di Shangai legata ad un gruppo di cui non aveva mai sentito parlare: il gruppo Kerman.

“Il signor Kerman presterà tutta la collaborazione necessaria affinché i nomi di persone come quello di Marzia Malerba siano identificati…Vuole una copia come garanzia?”

Margherita scuote il capo con decisione e incrocia le braccia sul petto:

“Mi dia qualche giorno…”

“Sarà come una bomba atomica, Margherita, ha la mia parola…”

La donna lo guarda di sottecchi con timore ma in cuor suo ha già deciso:

“Si farà vivo lei?”

“Tra due giorni sarò di nuovo qui all’una.”

Senza aggiungere altro, Margherita apre infine la portiera ma prima di poter tornare definitivamente verso il negozio Kang Ma la chiama un’altra volta:

“Aspetti un momento però…”

“Mi dica…” Gli risponde abbassandosi leggermente per guardarlo meglio.

“Quanto vuole per il disturbo?”

La giovane commessa si stranisce e tutto ciò che aveva per lungo tempo rifiutato le crolla addosso come una valanga:

“Io credo che il milione che Marzia Malerba le ha indirettamente rubato sia un compenso più che equo, non trova?” La incalza l’uomo.

“Ci penserò su…”

A quella risposta così imperfetta, Kang Ma abbozza un ultimo sorriso, annuisce e abbassa il finestrino per ordinare al suo autista di riavvicinarsi:

“Ci vediamo tra due giorni. Buon lavoro!”

Un milione sarebbe stato equo, sì, ma un milione avrebbe anche significato essere come la donna che avrebbe distrutto…

Mors tua vita mea, Margherita!”

Osserva la Mercedes allontanarsi piano e una fitta le trafigge lo stomaco: sarebbe bastato così poco per uccidere quella che aveva definito coerenza? O avrebbe ribattezzato la sua decisione “giustizia”?

Poco dopo essersi chiusa la porta del magazzino alle spalle, Margherita si nasconde dietro uno scaffale e si accovaccia per terra:

“Mors tua vita mea, Margherita!” Le ricorda una voce che non vorrebbe aver mai conosciuto.

Istintivamente, recupera dalla tasca del pantalone il telefono e inizia a cercare informazioni su Kang Ma e sul gruppo Kerman.

Del primo trova poco o niente: frasi in cinese e qualche articolo ma nulla di chiaro, del secondo trova invece un sito istituzionale in inglese che si ripromette di leggere con più tranquillità.

“E adesso?” Si domanda quasi ad alta voce.

“Mors tua vita mea, Margherita!” 

La gamba destra comincia a tremare e il cuore a seguire lo stesso bizzarro percorso: “Se accettassi sarei come tutto ciò che ho sempre ripudiato!”

“No, Margherita!” Le risponde prontamente quella cosa che sta prendendo possesso del suo cuore, “Se accetti non sarai come Marzia: sarai solo una donna che risponde alla vita e vince!”  

La bocca le si contorce e prende la forma di un ghigno ambiguo e indecifrabile:

“Sarò una donna che risponde e vince…”

“Sì!” Le ribatte la cosa, “O preferisci per caso cedere un’altra volta?”

“E i bambini?”

Le viscere le si agitano:

“I figli di Marzia se la caveranno sempre, tesoro: ora pensa ai tuoi bambini…”

Scuote il capo con disinvoltura e amarezza: mai e poi mai avrebbe pensato alla rivolta violenta come extrema ratio ma se è vero che talvolta è inutile opporsi alla crudeltà della vita non avrebbe mai potuto in alcun modo dire “no”.

Mors tua vita mea, quindi?”

Come aveva detto Kang Ma? “Né io né tantomeno lei abbiamo alternative a questa mossa…”

(…)

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