E’ possibile un parallelismo tra lo stile di un grande tennista e i testi sacri? Secondo p. Piero sì.
Pensare che le arti possano essere soltanto quelle che la storia della letteratura, del teatro e dell’arte ci hanno consegnato appare un errore, quando si scopre che anche i campi di uno sport possono ospitare manifestazioni artistiche capaci di colpire nell’intimo il cuore umano per il loro fascino. L’arte regala armonia, bellezza, sublimità. Beato chi è capace di apprezzare la poesia con tutti i suoi rimandi che spaziano fra il creato e l’infinito, beato chi è capace di gustare fino in fondo quello che la fotografia ha saputo regalare alle arti grafiche e beato chi ama il tennis, perché sui suoi campi, grazie a Roger Federer, ha potuto intravedere un talento che ha lasciato estasiati spettatori, sportivi, tifosi, esperti ed anche tanti avversari. Molti di questi si sono sentiti ispirati da lui, hanno cercato di imitarlo, hanno provato a batterlo e spesso ci sono pure riusciti, ma quello che ci preme sottolineare è che forse mai nessuno aveva fatto vedere una sintesi di tanta eleganza, armonia ed efficacia sui campi da tennis e per così tanto tempo.
Un esperto di tennis come Rino Tommasi, così si è pronunciato: “i tennisti non li giudico per i tornei vinti, ma per il livello di gioco che hanno espresso al loro massimo fulgore e per me Roger, anche se ha vinto meno, al suo massimo è stato meglio di Rafael Nadal e di Novak Djokovic” .
In questo articolo vogliamo vedere come il gioco del talento svizzero faccia pensare all’armonia cantata in alcune pagine della Sacra Scrittura ed allo stile di alcuni gesti presenti nel Vangelo. Senza tema di esagerare un po’, osiamo dire che l’avventura meravigliosa di Federer sui campi da tennis ci rimanda ad un qualcosa che oltrepassa ciò che è scontato ed ovvio per inoltrarsi nel fascino del non ordinario.
Così scrive Emanuele Atturo: “Roger Federer ci ha suggerito l’esistenza di una natura divina dell’uomo, ed al contempo l’impossibilità di raggiungerla in maniera compiuta. Si è via via arreso alla consunzione del proprio talento, ma mai del tutto, mai fino in fondo. Non ha mai smesso di suggerire l’esistenza di una dimensione sacra e metafisica attraverso una partita di tennis” . Infine descriveremo gli ultimi momenti della sua presenza sul palcoscenico internazionale, quelli del doppio giocato alla Laver Cup a Londra a settembre 2022, in cui ha regalato insieme a Rafael Nadal un’immagine di sportività e di amicizia, che resta come un messaggio per il mondo del tennis e più ampiamente dello sport.
L’addio.
Il 15 settembre 2022 Roger Federer ha inviato al mondo del tennis e più ampiamente dello sport questo messaggio, denso di saggezza e di sano realismo: “Come sapete, gli ultimi tre anni mi hanno presentato delle sfide sotto forma di infortuni e operazioni. Ho lavorato tanto per ritornare a una forma completamente competitiva. Ma conosco anche il limite delle capacità del mio corpo e il suo messaggio è chiaro. Ho 41 anni, ho giocato oltre 1500 partite in oltre 24 anni. Il tennis mi ha trattato con generosità superiore a quella che avrei mai immaginato, ed ora devo riconoscere che è tempo di concludere la mia carriera da professionista. […] È stata una decisione agrodolce, perché mi mancherà tutto quello che il circuito mi ha dato in questi anni. Ma allo stesso tempo, c’è anche così tanto da festeggiare. Mi considero una delle persone più fortunate al mondo. Mi è stato dato un talento speciale per giocare a tennis, e sono riuscito a farlo a un livello che mai avrei immaginato, per molto tempo, molto più di quello che pensavo. Ringrazio anche i miei avversari in campo. Sono stato fortunato a giocare alcuni match epici. Abbiamo duellato in modo duro ma corretto, con passione e intensità. Ci siamo spinti l’uno con l’altro, portando il tennis a un altro livello. Gli ultimi 24 anni nel tour sono stati incredibili, anche se a volte sembrano passate solo 24 ore. Li ho vissuti intensamente e profondamente. Ho avuto la fortuna di giocare in più di 40 paesi, di ridere e piangere, di provare gioia e dolore e di sentirmi vivo. Quando ho cominciato a giocare a tennis, ero un raccattapalle a Basilea. Guardavo i giocatori come dei giganti, con ammirazione. Ho cominciato a sognare e questo mi ha portato a lavorare duro per raggiungere il mio sogno. Grazie dunque per aver contribuito a realizzare il sogno di un bambino. E al tennis: ti amo e non ti lascerò mai”. Queste sono state le sue parole di addio, seguite poi dalla partecipazione alla Laver Cup, torneo di tennis a squadre che si gioca dal 2017 e vede affrontarsi una selezione composta da giocatori europei ed una composta da tennisti provenienti dal resto del mondo. Tale torneo si è disputato a Londra dal 23 al 25 settembre 2022 ed è stato vinto dal resto del mondo. Ma questo non ha nulla a che vedere con lo sguardo sul tennista svizzero che in questa sede cerchiamo di offrire. In breve: la carriera Stupì il mondo del tennis ufficiale sui campi del torneo più prestigioso del mondo, Wimbledon, il giorno 2 luglio 2001, quando vinse contro Pete Sampras, il grande campione statunitense che su quei prati verdi inglesi aveva trionfato per ben sette volte, record che appunto solo lo svizzero riuscirà ad eguagliare ed a superare.
Di lui, l’americano disse: “Ci sono tanti giovani che stanno venendo fuori, ma Roger ha qualcosa di speciale. Ha un gioco completo e come me non è troppo emotivo. Gli dovete dare fiducia”. Ritroveremo Federer di nuovo a Londra nella Laver Cup sopra menzionata a settembre 2022, dopo più di 20 anni da quel 2 luglio 2001, dove giocherà per l’ultima volta in una partita ufficiale in doppio con il rivale ed amico Rafael Nadal. Fra queste due date si possono annoverare risultati ammirevoli, un’infinità di incontri disputati, tornei in ogni continente e soprattutto l’aver affascinato il mondo del tennis con il suo talento inarrivabile ed una signorilità crescente.
Dice di lui Emilio Sanchez: “I colpi eleganti ed efficaci del fuoriclasse svizzero sembrano usciti da un manuale antico, ma senza un perfetto movimento di gambe e piedi neanche lui sarebbe riuscito ad affrontare avversari più giovani e «moderni» ed a domarli con la varietà del suo repertorio” . Venti i titoli slam vinti, di cui otto a Wimbledon, dove detiene ancora il record, una vittoria a Parigi al Roland Garros, cinque vittorie allo U.S. Open e sei all’Australian Open; dieci finali slam consecutive, ventiquattro finali consecutive vinte, centotre titoli Atp, trecentodieci settimane da numero uno e 1251 partite vinte.
Del suo talento e della sua longevità che ha avuto i suoi alti e bassi è stato scritto in lungo ed in largo. Alcune parole si di lui Nei giorni dell’addio, così si è pronunciato Rafael Nadal: “Caro Roger, mio amico e rivale. Avrei voluto che questo momento non arrivasse mai. È un giorno triste per me personalmente e per gli sportivi di tutto il mondo. È stato un piacere, ma anche un onore e un privilegio condividere con te tutti questi anni, vivendo tanti momenti incredibili dentro e fuori dal campo. Ne avremo ancora tanti da passare insieme in futuro, ci sono ancora tante cose da fare insieme, lo sappiamo. Per ora, ti auguro davvero tutta la felicità con tua moglie, Mirka, i tuoi figli, la tua famiglia e goditi ciò che ti aspetta. Ci vediamo a Londra alla Laver Cup”.
Quanto segue è stato detto da Andy Roddick, che ha giocato ventiquattro volte contro Federer, riuscendo a vincere solo tre: “Ciao Roger. Grazie per i ricordi condivisi, amico mio. È stato un onore condividere tempo ed esperienze sui terreni più sacri del nostro sport”. Ed il giovanissimo talento spagnolo ai vertici della classifica Atp, Carlos Alcaraz: “È stato uno dei miei idoli e fonte d’ispirazione”.
Matteo Berrettini, campione italiano, ha detto quanto segue: “Una delle figure più grandi dello sport globale, che ha portato il tennis a un livello differente. Non ho mai nascosto che è stato uno dei motivi per cui ho sognato e poi provato a fare il tennista professionista. Ci mancherà vederlo giocare, ma quello che ha fatto resterà nella storia per sempre”.
E Jannik Sinner, altro talento italiano, ha detto: “Roger è il mio idolo, ha fatto tanto per la storia del tennis. Quando ho visto il suo video mi ha colpito, è una persona molto importante che ha fatto tanto. La cosa che mi dispiace di più è che non ci siamo mai affrontati in una partita ufficiale”.
E poi Ivan Ljubicic, ex numero tre del mondo, che di Federer è stato prima avversario, poi amico ed infine allenatore, ha sostenuto: “è una macchina da tennis praticamente perfetta, non lo chiudi in un numero. Lui è il tennis, anzi: è lo sport, è unico e perderemo un protagonista importante”.
Ed infine seguono alcune delle parole del grande Pete Sampras al momento dell’addio: “Hai dominato per anni come numero uno del mondo. Hai regnato sul nostro sport. Hai dedicato te stesso. Hai sacrificato il tuo corpo. Tutti pensano che per te sia stato tutto facile, ma non è così. Io so bene cosa vuol dire quello che hai realizzato, è straordinario. Sei stato incredibile nelle vittorie come nelle sconfitte”.
Insomma, essere davanti a Federer è trovarsi davanti a qualcosa di unico. Ma andiamo con ordine e diamo uno sguardo al suo talento, che vogliamo associare all’armonia che si respira nella Bibbia ed allo stile di alcuni gesti presenti nel Vangelo.
Armonia ed eleganza.
Volendo parlare di queste due qualità nel gioco del campione svizzero, ci sembra che un valido brano, che va parallelo al suo stile tennistico, possa essere Proverbi 8,22-31. Il testo inizia con l’impronunciabile nome di Dio, “Yahvè”, e termina con l’espressione “figli dell’uomo”, dove appunto l’ultima parola è proprio “adam”. E sappiamo che fra queste due realtà, Dio e l’uomo, c’è tutto. Ci sembra che sia così nel gioco di Roger Federer. Gli sono stati riconosciuti tratti atletici di altissima qualità, demi-volèe di rovescio che sono un suo colpo unico, che al vederlo ancora mette i brividi ed ha il sapore del divino.
Ma il giocatore è senz’altro umano, troppo umano, come si vede dalle tante sconfitte incredibili che neanche i suoi tifosi più fervorosi gli vorrebbero perdonare. E tra i tocchi “da Dio” e le partite perse “da uomo” c’è un mondo di un vasto repertorio di colpi, uno stile tennistico affascinante e tornei che sono il tutto della sua esistenza sportiva.
Il brano biblico in esame ripete parole che si trovano all’inizio del libro della Genesi, come “terra”, “acqua”, “cieli”, “mare” e che nella Scrittura si rincorrono. Questo ci fa pensare al tennis giocato dallo svizzero, che in effetti affonda le radici nelle origini, nel passato, denso com’è di uno stile classico, dove il rovescio è ad una mano (oggi si vedono soprattutto rovesci a due mani) e dove a volte gli si vede giocare anche il back-spin di dritto, colpo che appartiene ad altre epoche e che oggi difficilmente viene riproposto dagli atleti. Ciò che per di più in Federer era incredibile è che a volte con il back-spin di dritto faceva anche il punto, cosa oggi irrealizzabile sui campi da tennis.
Tutto il brano è poi una costante ripetizione della creazione della sapienza ad opera di Dio fin dall’origine. Il testo ripete più volte questo concetto. La sapienza è creata “come inizio dell’attività del Signore”, “dall’eternità”, “quando ancora non aveva fatto la terra ed i campi”. Inoltre in 8,27-29 si nota l’insistenza dell’autore, che parla in prima persona, come se fosse lui la sapienza stessa, nel dire la sua presenza “quando” Dio dava luogo alla creazione. Occorre notare la strategia comunicativa dell’autore: asserisce la presenza della sapienza al momento creativo attraverso una particolare costruzione del periodo.
Ci sono tante proposizioni subordinate temporali costruite con “bë” e l’infinito costrutto, con cui l’autore vuole dare il senso di ripetizione per affermare il legame fra la sapienza ed i momenti creativi. In altre parole, dire la vicinanza fra il principio di tutto e l’esserci della sapienza è ottenuto attraverso il ripetersi di una singolare struttura sintattica. Tutto questo suona armonico, non pesante, proprio come quando Federer ripeteva gli stessi colpi, in alcuni scambi, fino allo sfinimento dell’avversario. Ed era bello, non noioso!
Indimenticabile resterà uno scambio fra lui e Nadal nella finale dell’Australian Open del 2017 a Melbourne. In quella partita, in cui i due campioni portarono il tennis ad un livello stellare, come solo loro potevano fare, al quinto set, sul 4-3 a favore dello svizzero e sul punteggio del gioco di 40 pari, dopo ben 26 colpi di potenza notevole e precisione geometrica, anche l’instancabile atleta spagnolo dovette cedere, rinunciando ad arrivare alla pallina sull’ultimo dritto lungo linea del suo avversario.
Fu la ripetizione di Federer che lo portò a vincere quello scambio e quella indimenticabile partita. Così come la ripetizione in Proverbi 8,27-29 e più ampiamente nella Sacra Scrittura è strategia efficace di comunicazione. Ai vv. 30-31 si assiste poi ad un elegante chiasmo che alterna la parola che ha solo il plurale, “shaashuim”, ed il verbo “sahaq”, tradotte dalla Bibbia di Gerusalemme rispettivamente con “delizia” e “giocavo”. La sapienza si divertiva a giocare sul globo terrestre e davanti a Dio in ogni momento, così come era la delizia di Dio e “tra i figli dell’uomo”.
Effettivamente ci pare che il tennis dell’elvetico sia stato un gioco oltre il gioco, un gioco pieno di delizie. Vogliamo dire che se è vero che ogni tennista gioca, Federer gioca di più, si diverte quando gioca, ci prende gusto, come un pittore che crea il suo quadro, come un poeta che carpisce l’intuizione e le cui parole rasentano cuore e cielo. Il suo tennis appassionava proprio perché era leggero e sublime, come quello di un erede di un patrimonio atletico del passato, che sa di cosa ha bisogno il gioco contemporaneo.
Negli ultimi tempi, anche se Nadal e Djokovic, i suoi grandi rivali, lo avevano ormai superato quasi in tutte le statistiche, si avvertiva l’assenza dello stile di Federer, perché era di un’eleganza superiore, dalle soluzioni magiche che sapeva tirar fuori proprio quando sembrava destinato a perdere il punto. “I suoi gesti erano sovranamente fluidi, hanno riportato il tennis vicino alla danza, all’arte in generale. Compiva il miracolo di far apparire semplici le imprese più complicate” . Se la sapienza pone le sue delizie sulla terra, delizioso era sicuramente vederlo giocare. La sua classe affascinante fa sì che Federer possa essere sentito vicino all’eleganza di Proverbi 8,22-31, dove si canta una sapienza ispiratrice, leggiadra, sobria, talentuosa, leggera, armonica ed equilibrata: proprio come il tennis giocato dal campione di Basilea. Ed infine, restando nel tema dell’eleganza e dell’armonia, vogliamo aggiungere quanto segue. Nella Bibbia il verbo “bara”, che vuol dire “creare”, si trova all’inizio di Genesi ed ha per soggetto soltanto Dio. Quando si impara a giocare a tennis, ogni maestro insegna le basi e con quelle l’allievo si mette in campo, imparando a giocare giorno dopo giorno. Nel caso di Federer, però, osiamo dire che lui “ha creato” qualche colpo nuovo, inatteso, o almeno giocato come nessun altro avrebbe saputo fare. Rispondere ad uno smash con uno smash, tornare a fondo campo e tirare fuori un dritto giocato quasi con le spalle alla rete e senza guardare, recuperare un lob con un colpo sotto alle gambe capace di lasciare interdetto un giocatore come Djokovic, arrivare su una palla corta e mandare la palla in direzione diversa rispetto a quella verso cui aveva orientato lo sguardo, colpire la pallina da uno dei lati del campo, oltre il corridoio, e mandarla dall’altra parte non sopra la rete, ma di lato alla rete, questo è solo di Federer. E per di più poneva in essere simili gesti atletici con estrema naturalezza, da lasciare incantati. Insomma, ci pare quasi che il verbo “bara” (creare), oltre che come soggetto “Elohim” (Dio), possa portare sui campi da tennis il nome del Maestro svizzero… E non ce ne voglia il lettore!
Stile di Federer e gesti del Vangelo.
Crediamo che sia possibile una comparazione tra lo stile del tennista ed alcuni gesti del Signore Gesù, anche se questo può lasciare il lettore interdetto e suonare come un’esagerazione. Non tutto è comparabile – si potrebbe saggiamente obiettare – tanto meno quando il parametro è il Vangelo.
Proviamo ad inoltrarci in alcuni accostamenti, per capire meglio cosa vogliamo comunicare. Il 25 ottobre 2002 ai quarti di finale del torneo di Basilea, dunque della città natale di Federer, il campione elvetico stava giocando contro Andy Roddick, avversario di tante partite. Lo svizzero aveva vinto il primo set e conduceva 3-1 il secondo. Roddick si affidava ad un serve and volley sistematico davanti ad un avversario in gran forma. L’americano effettuava uno smash, sicuro di vincere il punto, la palla rimbalzava alta e Federer creava un colpo che mandò in estasi il pubblico: una risposta allo smash con una sorta di contro-smash che forse i campi da tennis non avevano mai visto prima. Quello che accadde fu definito come un “momento Federer”. Si trattò di un colpo imprevedibile, quasi impossibile. I cronisti italiani così si pronunciarono: “incredibile, ma vero!”. E l’altro: “non è neanche immaginabile!”.
Quel gesto atletico fu un qualcosa di inatteso, del tutto sorprendente, da lasciare senza parole. Ci si permetta il seguente accostamento. In Luca 19,1-10 si racconta che Gesù un giorno entrò nella città di Gerico. Lì un pubblicano di carriera, diventato capo dei pubblicani, direttore di uomini al servizio dell’esattore fiscale romano, arricchitosi molto probabilmente con il proprio lavoro ai danni dei propri connazionali e correligionari, desidera vedere Gesù, il maestro di Nazareth di cui aveva sentito parlare. Si chiamava Zaccheo e dovette salire su un albero per vedere Gesù, a causa della sua bassa statura e della folla. Ragioni di diversità di vita, di visione del mondo e delle cose, lontananza morale, non permettevano al ricco Zaccheo di invitare a casa Gesù. Come poteva un peccatore accogliere in casa sua un uomo di Dio? Ebbene lì accadde l’inaudito, quello che nessuno si sarebbe mai aspettato. Fu Gesù ad invitarsi a casa di Zaccheo, di colui che la folla considerava “un peccatore”.
Ovviamente un qualsiasi sport e gli episodi del Vangelo sono mondi diversi, che non ammettono comparazione, ma quello che sembra farli incontrare pare proprio essere l’impossibilità di un gesto, il verificarsi di ciò che uno non si attenderebbe mai.
Un contro-smash suona impossibile al pari dell’entrata da parte di un rabbi e uomo di Dio nella casa di un peccatore, di una persona che deve avere avuto ben pochi scrupoli, se si è arricchito ai danni dei suoi connazionali nell’interesse dell’invasore romano. Se il gesto di Gesù suscitò scalpore, quello di Federer lasciò tutti a bocca aperta. In entrambi i casi accadde l’inatteso.
Altro accostamento che presentiamo è il seguente. Al torneo di Cincinnati nel 2015, Federer inventò un altro colpo che solo la sua fantasia e l’ardire di chi davvero si diverte a giocare a tennis poteva creare. Al primo turno contro Batista Agut, agli ottavi di finale contro Kevin Anderson ed in finale contro l’allora numero uno del mondo e dominatore del circuito Novak Djokovic, osò rispondere sulla seconda di servizio dell’avversario a non più di un metro dalla riga del rettangolo di battuta. Ci teniamo a sottolineare che contro Djokovic, in finale, questo colpo temerario fu giocato dallo svizzero in un momento delicato della partita, quando non aveva particolari sicurezze, cioè sul 3-1 del tie-break del primo set.
Sfruttando la propria sensibilità al tocco e la sua capacità di leggere in anticipo le traiettorie dell’avversario, Federer aggrediva la seconda di servizio piazzato tre o quattro metri dentro al campo, colpendola in pratica di mezzo volo. Così facendo, la pallina atterrava nell’altro campo per mettere immediatamente in difficoltà l’avversario, che stava ancora completando il movimento del servizio senza essere pronto a uscirne. Tale giocata era di anticipo, una sorpresa per l’avversario, anche qui un qualcosa di inatteso che metteva in difficoltà chi gli stava di fronte.
Tale gesto atletico ci rimanda ad un altro intervento di Gesù nel Vangelo di Luca. Al cap. 14, Lui è invitato a casa di uno dei capi dei farisei di sabato, dove viene osservato da loro. Vi era un malato di idropisia e dal brano si intende che volevano verificare se sarebbe intervenuto per guarirlo, compiendo dunque un atto ai loro occhi illecito, perché considerato un lavoro, in giorno di sabato. Del resto Gesù si era già distinto in guarigioni durante il riposo sabatico in Luca 13,10-13, quando guarì una donna curva. Quello che colpisce in Luca 14 è che Gesù gioca di anticipo, dal momento che non interviene con la guarigione, ma con la domanda che loro non si sarebbero aspettati: “È lecito o no guarire di sabato?”. L’anticipo nel gioco dello svizzero e quello nelle parole di Gesù ci permette di accostare i modi dei due. Ed infine, davanti al tennis di Federer, ci risuona una frase del Vangelo di Matteo in 13,52: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
Il Gesù di Matteo voleva intendere che le cose nuove, che sono Lui stesso, permettono di interpretare quelle antiche e di dar loro il giusto significato. Se però questo versetto di Matteo ci fa pensare a Federer è perché ha saputo giocare colpi del passato, come il dritto in back-spin ed il rovescio ad una mano, ancora usato, ma molto meno rispetto ai tempi passati, accanto a colpi nuovi, come quelli già citati nell’articolo. Il suo ampio repertorio di giocate sembra uscito da un antico manuale del tennis, ma quei suoi colpi sono stati da lui a lungo lavorati per competere con il tennis moderno.
Ed è proprio qui la magistrale sintesi tra vecchio e nuovo. E questo lo rende ancora più grande, facendo per di più di lui un esempio per tutti i ragazzi che amano questo sport. Infine, ultima ragione di fascino della sua arte tennistica sta nel fatto che Federer varie volte sembrava aver perso il punto, essere ormai chiuso nella morte dell’impossibilità di risposta ad alcuni attacchi degli avversari. Ma proprio quando stava per perdere il punto riusciva ad emergere con la resurrezione di un qualche tocco di classe capace di illuminare e lasciare estasiati.
La commozione ed il pianto accanto a Rafael Nadal: un’icona di umanità.
Se Federer è stato come atleta un esempio per generazioni di giovani tennisti, vogliamo sottolineare anche la portata esemplare che ebbe la commozione sui campi di Londra a settembre 2022, accanto ad un piangente Rafael Nadal, con cui aveva appena disputato un doppio, l’ultima partita ufficiale della sua carriera tennistica. In quest’occasione si è andato oltre lo sport, per entrare nei movimenti interiori del cuore dell’uomo, quei movimenti che diventano all’esterno visibili lacrime e gesti amichevoli capaci di affascinare non solo il mondo del tennis, ma più ampiamente quello dello sport e dei suoi appassionati.
Ma andiamo con ordine. Roger Federer e Rafael Nadal hanno dato vita ad una rivalità sportiva toccante, che ha entusiasmato tanti amanti del tennis. Federer è nato a Basilea in Svizzera nell’agosto del 1981, mentre Nadal a Manacor in Spagna nel mese di giugno del 1986. L’elvetico è dunque più grande dello spagnolo di cinque anni. I due si incontrarono l’uno contro l’altro per la prima volta al master di Miami nel 2004. Quella partita fu vinta da Nadal che stupì il mondo con la sua vittoria contro il giocatore che nei nove mesi precedenti aveva dominato il circuito. Da quel giorno i due diedero vita ad una rivalità considerata come la più intensa, celebre ed avvincente nella storia di questo sport, portandolo davvero ad un livello superiore. Si incontrarono per ben quaranta volte: ventisei volte ha vinto Nadal e quattordici Federer. Le loro sfide hanno avvinto il mondo di questo sport, sono ormai scolpite nella storia del tennis, sono delle pagine diventate dei classici, come la finale di Wimbledon 2008. In quell’occasione “i due decidono di giocare una partita di bellezza feroce ed incertezza assoluta […]. Il quarto set è la Grande Galerie del Louvre, la sala del Battesimo di Piero della Francesca alla National Gallery, una collezione di capolavori” .
In quell’incontro si impose lo spagnolo, mentre nella finale dell’Australian Open 2017 prevalse l’elvetico, dopo aver rimontato un break al quinto set e soprattutto dopo aver trascorso più di un anno in infermeria. Ma se il loro tennis ha toccato l’occhio stuzzicando il gusto di bellezza insito nella persona umana e visibile anche nel gioco di uno sport, la loro amicizia è stata capace di toccare il cuore e di insegnare tanto a chi si avvia verso l’agonismo atletico. Essa è nata ed ha saputo resistere senza lasciarsi scalfire dalle inevitabili insidie dell’invidia e della competizione. Grazie a loro, il campo da tennis ha spesso lasciato spazio alle telefonate ed ai video buffi insieme, i colpi da fuoriclasse si sono alternati alla loro empatia, trofei, record e primati hanno fatto un passo indietro rispetto ad abbracci caldi fra veri sportivi. Dieci giorni prima del 15 settembre 2022, data in cui Roger ha annunciato l’addio al suo sport, ha telefonato a Rafael, ed in 15 minuti di conversazione gli ha raccontato le ragioni del suo ritiro. Gli ha comunicato che lo avrebbe voluto accanto a sé in doppio a Londra in quella che sarebbe stata l’ultima partita ufficiale della sua carriera, pur sapendo che lo spagnolo si trovava in una situazione difficile e che la sua presenza alla Laver Cup era quasi impossibile. Nadal, in un momento delicato in cui stava per diventare papà, ha sentito come molto importante e speciale la propria presenza ed è riuscito ad essere accanto all’amico rivale nel doppio.
Il ritiro di Federer è stato infine suggellato da Nadal con queste parole: “Avrei voluto che questo momento non arrivasse mai”.
Alla Laver Cup, il giorno 23 settembre 2022, i due hanno perso il doppio contro Tiafoe e Sock. Non è importante la sconfitta, ma che i due talenti europei abbiano giocato insieme. E per l’ultima volta. Tante persone hanno pianto dopo la partita, perché Roger Federer, che aveva appassionato platee di tifosi ed aveva fatto vedere la sublimità in campo, aveva appena terminato la sua leggendaria carriera. Piangevano i suoi genitori Robert e Lynette Durand, piangeva sua moglie Mirka Vavrinec, piangeva lui stesso, piangevano tante altre persone e pieno di lacrime e di commozione era anche Nadal, il rivale di celeberrime sfide.
Lo stesso Roger così si sarebbe pronunciato: “è stato davvero fantastico vivere queste emozioni con un amico come lui. Dovremmo festeggiare i momenti belli ed essere felici di averli vissuti e non pensare che sia finita”. Nei momenti finali della gara, quando dopo la partita Federer e Nadal erano seduti vicini a bordo campo, entrambi erano commossi, piangenti e la mano dello svizzero si appoggiava amichevolmente sulla gamba del compagno di partita. Questa è l’immagine che colpisce, che ha fatto il giro del mondo, un’icona dello sport, effigie che commuove e che dice che con loro due le competizioni atletiche hanno avuto la capacità di affratellare i loro migliori uomini. È ignobile quando lo sport mette in moto le forze peggiori che si concretizzano in mancanze di rispetto in campo e sugli spalti, ma è meraviglioso quando due sportivi di tale calibro insegnano con il loro stile amichevole le possibilità di bene cui sono chiamati lo sport e l’umanità intera. Dopo tante sfide fra i due, le partite giocate restano nella memoria loro e degli amanti del tennis. Fra Federer e Nadal resta l’amicizia, le lacrime delle personali sconfitte hanno ormai lasciato il posto alle lacrime di commozione per la bellezza sportiva celebrata in tanti anni e l’acerrima competizione sul campo si chiude con un’espressione pacificante: “It’s just tennis!”
Grazie Roger, perché ci hai permesso di ammirare l’atleta e di contemplare l’uomo!
Padre Piero
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