“Il Green pass è una misura con cui gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi, ad andare al ristorante, a partecipare a spettacoli all’aperto, al chiuso, con la garanzia, però, di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose.”

Così, parlò Mario Draghi il 22 luglio 2021.

Così, il Presidente del Consiglio dei ministri ci promise non solo che avremmo affrontato con serenità la stagione invernale ma che il Green pass ci avrebbe consentito di far ripartire l’economia…

Ma è stato veramente così?

Per quanta riguarda l’economia dobbiamo mettere immediatamente in chiaro una cosa: a prescindere dai toni euforici che descrivono “l’Italia il paese dell’anno”, bisogna ricordare che il + 6 (virgola) del Pil è un semplice fenomeno detto “di rimbalzo” rispetto all’andamento del 2020 (dove il PIL è sceso del 9%).

Cosa succederà nel 2022 non possiamo ancora saperlo con certezza ma, i primi dati di Confesercenti e Confcommercio ci dicono che “crollano i consumi perché non mancano solo i non vaccinati all’appello (della ripresa) ma anche i turisti.”

Molti esercizi, in altre parole, chiudono non solo a causa dei contagi (tra persone vaccinate e persone non vaccinate) ma anche a causa di un insieme di regole estremamente complesse e contradditorie che inevitabilmente mettono in difficoltà anche chi potrebbe, teoricamente, usufruire di determinati servizi.

Ora, a prescindere dalle criticità di natura giuridica del “Green pass” e del “Super Green pass” che vedremo tra poco, c’è quindi un elemento di natura scientifica che ha iniziato a scontrarsi con la logica: il “Green pass” e il “Super Green pass” non creano ambienti sicuri a prescindere.

Certo, possiamo ricordarci che chi è stato vaccinato non contrae (sempre) il Covid-19 in forma grave ma non possiamo più credere che un pass sia una garanzia di continuità nel proseguimento delle attività economiche.

In ogni caso, il “Green pass” e il “Super Green pass” confliggono direttamente (e indirettamente) con ben sei (6) articoli della Costituzione italiana. Vediamo quali…

Innanzitutto, il “Green pass” e il “Super Green pass” violano l’articolo 3:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Nello specifico, a violare in modo particolare l’articolo appena ricordato è il “Super Green pass”, poiché non comporta un’alternativa alla vaccinazione per poter svolgere determinate attività.

Per comprendere attentamente il tema facciamo un passo indietro e ricordiamo come si espresse la CEDU in seguito al ricorso di 600 vigili del fuoco francesi che invocarono un provvedimento cautelare per tutelare una presunta violazione dei loro diritti fondamentali in seguito all’adozione del “Green pass” in Francia.

Nella sentenza in questione, la CEDU non si espresse nel merito della compatibilità tra l’obbligo vaccinale e l’ordinamento costituzionale di riferimento.

Nello specifico, infatti, la CEDU si basò sull’art. 39 del suo Regolamento e dichiarò che il provvedimento cautelare invocato dai vigili del fuoco poteva essere adottato solo in via urgente e provvisoria e solo nel caso in cui i diritti segnalati dal ricorrente fossero sottoposti ad un rischio reale e imminente di un danno irreparabile.

Siccome però, il modello francese in quel momento contemplava la possibilità di non sottoporsi ad una vaccinazione, la Corte ritenne che il margine di discrezionalità in questione facesse decadere automaticamente l’irrinunciabile condizione evidenziata.

In breve: esistendo un’alternativa al vaccino per ottenere il “Green pass”, (il tampone), non si è ritenuta esistere una violazione di quei diritti fondamentali che i vigili del fuoco ritenevano fossero stati violati.

La scelta di non vaccinarsi, a prescindere dal rapporto costi-benefici, è un dato sensibile sulle convinzioni personali del cittadino e il decreto che introduce il “Super Green pass” per accedere ai luoghi di lavoro non solo contraddice i princìpi appena ricordati dalla CEDU ma anche un combinato disposto fra codice in materia di protezione dei dati personali e regole del Garante sul trattamento di particolari dati.

In ogni caso, sul tavolo resta aperto il seguente nodo: il “Super Green pass” crea una sostanziale differenza tra cittadini sulla base di una libera scelta (fino a prova contraria, infatti, vaccinarsi non è ancora obbligatorio).

La discrepanza già esisteva con il “Green pass” (base) poiché già esso, imponeva al cittadino un trattamento invasivo (il tampone); ma, a prescindere ormai dal tampone (che in ogni caso poteva essere comunque considerato un momentaneo compromesso, nonostante l’onere a carico del cittadino), ora il “Super Green pass” non permette più scuse.

In altre parole: se da un lato, il principio di uguaglianza formale (comma 1, art. 3 della Costituzione) si traduce in un divieto per il legislatore ordinario di adottare trattamenti irragionevolmente differenziati tra i cittadini, il principio di uguaglianza sostanziale (comma 2, art. 3 della Costituzione) esprime un impegno che dovrebbero rispettare le Istituzioni affinché si rimuovano tutti quegli ostacoli che impediscono “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

La questione, quindi è: il “Green pass” e il “Super Green pass” rimuovono tutti quegli ostacoli che impediscono “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”?

Credo, personalmente, di no. Ripeto, non solo perché introducono delle sostanziali differenze sulla base di una libera scelta, ma anche perché scientificamente non garantiscono, come abbiamo potuto ampiamente notare una sicurezza assoluta (che in questo caso non solo deve essere certa ma deve essere anche supportata da dati attualmente non disponibili).

“Filosofia”, dirà qualcuno. Rispondo subito: si, filosofia e trasparenza, colonne portanti di riferimento per ogni azione politica in un paese democratico.

(Continua…)

Comments to: No grazie, i pass mi rendono pensieroso…

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