La pizzeria del quartiere cerca un fattorino per le consegne, vedo l’annuncio su Facebook. Il giorno dopo chiamo ma senza fortuna…avevano già trovato un ragazzo. Però gli lascio il numero, non si sa mai.

Poteva essere un buon lavoretto per arrotondare un po’, considerando che mi sto per laureare proprio in concomitanza della prossima crisi economica (che fortuna!), quasi sicuramente peggiore di quella del 2008, a detta degli esperti.

La settimana dopo mi richiamano, si inizia sabato, ed io accetto subito, senza neanche chiedergli quant’è la paga.

Faccio benzina alla mia cara Panda, metto guanti, mascherina e mi dirigo a svolgere il mio primo “lavoretto” con un po’ di emozione e ansia, sperando di non compiere errori clamorosi con il resto. Un’operazione tanto semplice quanto complicata, come sapranno tutti i gruppi di amici a fine cena quando c’è da dividere il conto. 

Vado a conoscere il proprietario, mi spiega quello che devo fare e sono pronto per iniziare. La prima consegna è nel quartiere limitrofo che conosco bene, c’è la posta e la scuola guida dove tutti noi ragazzi del quartiere abbiamo conseguito la patente. 

<<Ecco la pizza>> esclamo.

<<Sì, vieni su, secondo piano>> risponde la signora.

<<Eccoci, sono 9.50>> le dico facendole vedere lo scontrino.

<<Tieni ragazzo, prendi pure il resto, così ti ci prendi un caffè>> esclama la signora sorridendo mentre mi elargisce 10 Euro.

<<Grazie signora, veramente molto gentile da parte sua, le auguro una buona serata>>  e salutandola scendo le scale di corsa per la prossima consegna.

<<Beh niente male>> penso tra me e me. E’ la prima consegna e già ho ricevuto una, seppur non gigantesca, mancia. <<Sarà la mia serata fortunata>> continuo a pensare mentre guido velocemente per la prossima consegna.

La serata procede, effettuo 10 consegne rese un po’ complicate da guanti attillati e da una mascherina che mi fa sudare fin troppo. Man mano che procedo con gli ordini, sfrecciando nel quartiere con il mio bolide, mi accorgo di una cosa…tutte le consegne avevano una costante: la mancia. Eh sì perché tutti i clienti di ieri sera, chi più chi meno, mi ha lasciato qualche spicciolo in più, con un sorriso quasi familiare, come lo zio o il nonno che al compleanno di danno un contributo in denaro; la somma è chiaramente differente ma il principio è simile.

A fine serata ritorno in pizzeria e mi confronto con i gestori del locale che mi chiedono come fosse andata. Gli rispondo che era andata alla grande, e che avevo racimolato molte mance, che per i fattorini costituiscono un’entrata importante, considerando che con la paga fissa ci si deve ripagare anche la benzina.

<<Chissà magari sono più bello dei miei colleghi o ho dei modi più gentili nel recitare il conto ai clienti>> esclamo ironicamente.

<<No, ragazzo. Negli ultimi tempi le mance sono più alte per tutti, c’è crisi>> mi risponde il proprietario.

Allora mi fermo un attimo, stupito e il mio volto viene attraversato da un’espressione di consapevolezza. C’è crisi e quindi le persone si aiutano l’un l’altro. C’è un quartiere, il mio quartiere La Romanina, che in questo momento di difficoltà tende una mano verso il prossimo. Ma come il mio sono sicuro che ce ne siano tanti altri in giro per l’Italia. Forse offuscato da tutta la scienza politica che ho studiato, avevo tralasciato questo “particolare”: che al netto di differenze politiche, opinioni diverse e anche a volte aspramente contrastanti, le persone si aiutano l’un l’altro e formano una rete di solidarietà, ci si dà una mano, con piccole azioni quotidiane. Un gesto semplice che per me, oltre al personale vantaggio economico, ha significato la scoperta di una bellissima realtà. Tuttavia a dire la verità devo ammettere due cose: prima d’ora non ero solito dare la mancia ai pizza boy e che tra le dieci consegne di ieri sera un ragazzo non mi ha lasciato neanche uno spicciolo. Venendo a me, prima di ieri non mi ero proprio reso conto dell’importanza di quel gesto per il fattorino. Mi dava la pizza, io gli davo i soldi e mi aspettavo il resto. Mi sento un po’ colpevole ora a ripensare a tutti quei resti che non ho trasformato in mance. Invece quel ragazzo poco più 18enne non mi ha lasciato niente per una semplice ragione: aveva già pagato su JustEat e quindi è sceso senza portafoglio a ritirare la sua cena e le sue birre ghiacciate. Un bravo ragazzo, si vedeva dalla faccia, educato anche, ma che forse un domani, se deciderà di portare le pizze per fare due soldi in più, scoprirà un meraviglioso mondo fatto di persone, pizze e mance.

Gian Paolo Garello

Comments to: Gli anticorpi della mancia: breve storia di un fattorino

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