“Beat che ci porta nel selvaggio Far West ai tempi dei cowboy e dei pellirossa.” Questa è la traccia che ci lascia l’Autore tramite il suo canale YouTube. Descrizione laconica o chiave di lettura? Forse siamo anche noi uomini feroci come i pionieri del selvaggio west, solo rivestiti di completi firmati, titoli universitari e lavori rispettabili? Scorze dure che hanno varcato inconsapevolmente il labile confine tra ambizione e sopraffazione.
(Loro, gli emigrati dall’Europa che nell’ottocento hanno razziato le terre degli indigeni, sacrificando un intero popolo nativo sull’altare del progresso, sono bestie incivili. Noi invece, che twittiamo banalità progressiste dal nostro smartphone mentre parcheggiamo l’auto elettrica, siamo raffinati civilizzatori. La differenza è che almeno i coloni avevano il coraggio di guardare negli occhi gli orrori necessari per costruire un preteso benessere, noi invece siamo troppo moralmente superiori per interessarci di chi estrae il cobalto in Congo. Risposta – Spesso i minori)
Se pensavate di sentire un motivetto rilassante, mezzo trip mezzo happy hour, preparatevi a farvi andare di traverso lo Spritz. Le note di gianpa schiaffano una bella dose di autenticità rurale e violenta da far west nell’ipocrisia appannata della modernità. Lo fanno, oltretutto, con un beat orgogliosamente “lento“: raffinata pernacchia all’idolo falso che abbiamo eretto in nome della velocità, dell’operatività, della semplificazione, dell’utile, della simmetria, dell’efficienza.
La sua sinfonia ipnotica ci apre gli occhi sulle scomode realtà che abbiamo preferito ignorare. Sentiamo montare l’insofferenza verso domande troppo a lungo ignorate e i facili attivismi da tastiera. Sappiamo che esiste qualcosa di vero, lo intravediamo nel passato, che gianpa ci mostra senza alcun intento celebrativo. La musica è catartica, tra le crepe filtra una luce.
Video Musicale: Gianpaolo Garello
Articolo: Andrea Paviotti
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