Una tentazione dell’uomo contemporaneo può essere considerare il diritto qualcosa di astratto, di complesso, di macchiavellico… qualcosa da incrociare il meno possibile nella vita. Spesso il solo sentire nominare tribunali, avvocati o notai spinge il cittadino medio a fare gli scongiuri sperando che simili sciagure a lui non tocchino.

Gran parte della letteratura va in questo senso. Nei promessi sposi, scritto da Manzoni nel 1800 ma ambientato nel 1600, Renzo e Lucia nel momento del bisogno di certo non trovano l’aiuto sperato nella legge. L’avvocato Azzeccagarbugli, con il suo latinorum, la sua parlata ermetica ed incomprensibile è l’incarnazione di tutto quanto di sbagliato esiste nel mondo del diritto, che si autocelebra, autocompiace ed è totalmente incapace di empatia e d’aiuto. Ancora potremmo citare “II processo” di Kafka, in cui l’autore utilizza la metafora di un processo penale per descrivere l’alienazione dell’uomo, la sua incomunicabilità, l’impotenza di fronte al male e il mistero del silenzio di Dio. Eppure a guardare i nostri processi di oggi, forse l’immagine metaforica di Kafka è ancora più paurosa dei significati filosofici che ci si sottendono. Poi come non citare “Un Giudice” del grandissimo Fabrizio De Andrè, in cui un uomo meschino e rancoroso sfoga la sua frustrazione negli studi fino a diventare finalmente giudice e allora esercita il suo potere per farla ripagare alla società che fino a quel momento l’aveva ghettizzato. Per concludere con il cinema non si può non ricordare l’eccezionale performance di Al Pacino in “L’avvocato del Diavolo” in cui il bravissimo attore interpreta il diavolo in persona, il quale non a caso è mescolato agli uomini nei panni di un elegante e raffinato responsabile di uno studio legale di NewYork.

La cultura ci nutre, il panorama di film, libri e canzoni che fa parte del nostro patrimonio culturale, indipendentemente dalla personale fruizione di questi prodotti, finisce per influenzarci e far radicare in noi idee, concetti, immagini, che partecipano alle nostre decisioni, pareri, giudizi. Se così tanta e così tanto veriegata produzione culturale identifica nel diritto un problema, o addirittura il male, vuol dire che qualcosa di vero in questa ricostruzione deve per forza esserci. Ognuno di noi ormai è abituato a pensare al Tribunale non come al luogo dove si può avere giustizia, e dove recarsi con coraggio, ma come un labirinto, pericoloso e infido, da cui guardarsi. Ma cos’è il diritto? A chi serve e a cosa serve? Serve all’avvocato, notaio o giudice per portare a casa la pagnotta o serve al cittadino?

Proverò a rispondere in termini chiari e concreti per quanto posso. Preciso che dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza due anni fa, ho fatto sei mesi di pratica forense in tribunale e un anno e mezzo di pratica notarile. Pertanto la mia visione è sicuramente imprefetta e da migliorare, non essendo ancora un professionista, ma semplicemente un ex studente che cerca il suo posto nel mondo.

Prima di entrare nel merito una piccola precisazione tecnica. Il codice civile dall’articolo 1321 al 1470 si occupa di definire in termini generali cosa sia un contratto, e poi dall’articolo 1470 in poi definisce ad uno ad uno alcuni tra i contratti più importanti e diffusi, come la “vendita“, l'”affitto”, l'”appalto“, il “trasporto“, eccetera. Il lavoro del notaio si inserisce in questa dinamica essenzialmente grazie ad un articolo del codice civile, il 1322 che riporto qui di seguito

Le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge. Le parti possono anche concludere contratti che non appartengono ai tipi aventi una disciplina particolare purchè siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.

Se questo articolo non esistesse probabilmente non esisterebbe neanche il notaio. Infatti se gli unici contratti stipulabili fossero quelli descritti dal codice civile, più o meno una ventina, avremmo semplicemente dei moduli prestampati che ricalcano la disciplina legale, in cui inserire il nome delle parti, la generalità, i dati identificativi dell’immobile e il gioco sarebbe fatto, senza alcun bisogno di un professionista a cui rivolgersi. Ma l’articolo 1322 come appena visto, consente ai privati di concludere qualunque contratto, anche diverso da quelli preimpostati dal codice, anche nuovo ed inventato totalmente dalle parti in base ai loro interessi, purchè si rispettino due condizioni: “i limiti imposti dalla legge”, verifica detta giudizio di liceità, e “purchè siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela” verifica detta giudizio di meritevolezza. Il notaio è quella figura professionale chiamata ad effettuare queste due verifiche e a redigere l’atto voluto dalle parti, senza favorire alcuna di esse, ma mediando tra loro. Uno dei motti della categoria notarile è “dalla tua parte, al di sopra delle parti“, il che può sembrare una contraddizione in termini, ma che in realtà riassume la profonda vocazione notarile: essere strumento di realizzazione della libertà privata, senza asservirsi al servizio specifico di qualcuno. Ciò si concretizza operando i due giudizi: liceità e meritevolezza. L’articolo 1322 riconosce una libertà fondamentale dei cittadini (che non molti stati riconoscono) ossia quella di vincolarsi con forza di legge con un contratto da loro scelto o addirittura inventato in base alle esigenze che si perseguono. Se ci fossero solo 10 contratti tra cui poter scegliere, i rapporti economici sarebbero più rigidi e imbalsamati e non pochi interessi privati ne sarebbero frustrati. L’articolo 1322 invece premia l’inventiva e l’originalità, di cui il notaio è arbitro. Volendo andare sul pratico questo è un esempio di caso notarile fittizio su cui gli aspiranti notai come me si esercitano per affrontare il concorso ed essere preparati un domani a svolgere la professione:

Tizio si reca dal notaio per redigere il proprio testamento con le seguenti richieste: disconoscere il proprio unito civile Caio. Lasciare al figlio Tizietto unicamente a scopo canzonatorio un piede di porco visto che sospetta che lo stesso sia stia dedicando a traffici loschi. Consentire alla propria segreta amante Caia di essere seppellita accanto a lui nel sepolcro di famiglia al Verano al posto della ex moglie. Lasciare tutti i suoi beni rimanenti a sostegno delle scelte politiche del sindaco di NewYork per contribuire a sanare i danni delle proteste attuali. Come testimoni dell’atto vorrebbe unicamente suo cugino illetterato e il coltissimo nipote, ancora minore d’età. Alla fine dell’atto Tizio si rifiuta di firmare l’atto accusando un improvviso e inspiegabile malore al braccio destro.

Per quanto assurda e “kafkiana” (è il caso di dirlo) sia questa situazione, non è infrequente sentire simili richieste in uno studio notarile. L’esempio fatto riguarda un testamento, ma avremmo potuto citare anche un inverosimile contratto inventato dalle parti, o un acceso e contestato verbale assembleare di una società per azioni. Il Buon Notaio in tal caso, davanti ognuna delle richieste delle parti deve effettuare il giudizio di liceità e di meritevolezza (il primo alla luce della legge, il secondo alla luce della società) e decidere cosa ricevere di tali volontà, cosa consigliare alla parte di modificare e cosa sia assolutamente irricevibile.

La mia vita al momento da un lato è fare questa attività tutti i giorni, strappandomi diversi sorrisi e molti grattacapi; dall’altro lato, in quanto utente della rete internet, ogni giorno mi confronto con una realtà “giuridica” molto diversa.

Ogni applicazione che scarico, ogni social a cui mi iscrivo, ogni documento che leggo, mi viene fatta una domanda: Consenti o Rinunzi? Al trattamento dei seguenti dati…., all’accesso al tuo dispositivo…, ad essere ricontattato…..ecc…..

In questi casi non c’è spazio per la contrattazione, non vi è alcun modo per cercare un punto d’incontro degli interessi delle parti. Accetti o Rifiuti. Semplice. L’accesso alla rete è binario, come la rete stessa. Fine del pluralismo, dei compromessi, della ricchezza del diritto. Sul web diventiamo burattini più che soggetti di diritto. Se vuoi iscriverti a Facebook le condizioni sono le seguenti: prendere o lasciare. Se vuoi scaricare Immuni questa è la situazione. Accetta o Rinunzia. Però è gratis e lo sarà sempre, quindi fate voi. Purtroppo Gratuità non è sinonimo di Dono. Ma seguendo questa logica, stiamo definitivamente perdendo la sensibilità alla complessità e alla ricchezza del diritto.

Facendo il parallelo tra la mia quotidiana attività di praticante notaio, che mi spinge a trovare soluzioni e compromessi negli interessi delle parti, come un novello Mr Wolf” di Pulp Fiction, e tra la mia attività sul web, dove il compromesso non esiste, in cui si può solo prendere o lasciare, alle altrui condizioni, non posso non chiedermi cosa stiamo perdendo. Non so se questo è un progresso dell’intelletto umano o un impoverimento delle nostre possibilità. Pensare ai nativi digitali, nati e cresciuti nell’internet, nell’aridità delle scelte giuridiche che questa realtà offre, penso che a breve il pluralismo e la libertà intrinseca all’articolo 1322 non verrà più compresa, e si perderà, come antiche vestigia di un mondo passato, in cui ancora si poteva discutere, contrattare, pretendere assurdità, scendere a più miti consigli, transigere, stipulare, e alla fine firmare e brindare con la ratafia, secondo la più antica tradizione notarile abruzzese (Ratafia dal latino Ratus Fiat, che sta a significare: che venga ratificato il nostro accordo).

Senza arrivare a demonizzare internet, che è la più grande rivoluzione della storia umana, dopo il fuoco e la scrittura, voglio domandarmi e far domandare se la velocità e la praticità di un Accetta o Rifiuta sia veramente un progresso e non una tragica involuzione…. L’essere cittadini e l’essere sudditi dipende anche dalla pluralità delle alternative che si hanno nell’agire sociale e giuridico. L’essere un soggetto attivo nel mondo del diritto (seppur soggetto a moderazione) e l’essere un soggetto passivo, in grado solo di prendere o lasciare, comporta conseguenze non solo tecniche, ma anche esistenziali.

Antonio Albergo

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