Torno a scrivere per Pensiero Divergente dopo quasi un intero anno di assenza. Mi sento indubbiamente emozionato: cosa posso offrire di “divergente“? Il nome del nostro blog è quasi pretenzioso, meriterebbe di essere punito nel girone dei superbi. Tentare di essere portatori di un pensiero interessante è già ambizioso di per sè, figurarsi pretendere poi che quel pensiero sia anche “divergente”. E divergente rispetto a cosa poi? Occorre fare un veloce passo indietro, alla primavera del 2020: si era nel pieno del Lockdown. Il Lockdown duro, con tutte le nostre forze di polizia per le strade, per i vicoli, per le campagne, a controllare e chiedere conto di ogni spostamento. Parallelamente, alla radio, in tv e sui social, il fior fiore dei virologi, dei costituzionalisti e degli esponenti della politica assicuravano che quella fosse la migliore soluzione. Fondamentalmente l’unica possibile. Avanti così dunque. Fu in questo contesto che un gruppo whatsapp di amici si trasformò nel primo embrione di PensieroDivergente. Giovanissimi imprenditori, giuristi e ingegneri si trovarono a concludere insieme che una soluzione del genere, il cd “lockdown duro“, non era possibile. Non era possibile in una democrazia, nemmeno in stato di emergenza. E così, ognuno di noi muovendo dal proprio ambito di competenza, dalla propria sensibilità, dai propri valori, ha provato a contrapporsi alla retorica dominante dell’ “inevitabilità del lockdown”, facendosi portatore di un pensiero appunto “divergente”.

Dopo i primi febbrili, confusi ma appassionati mesi di lavoro sul blog si poteva capire che il nostro pensiero per fortuna diveniva sempre meno “divergente”. L’idea che un lockdown non potesse essere la soluzione, nemmeno momentanea, iniziava sempre più a diffondersi tra amici e parenti e apparentemente nel Paese in generale. Sul finire dell’estate anche il premier dell’epoca, Giuseppe Conte, promise che non si sarebbe mai più tenuto un lungo Lockdown generalizzato. Quasi tutti dunque, anche i più accaniti sostenitori, abbandonarono quella soluzione. Di certo non per merito del nostro lavoro, che ha avuto una ripercussione talmente piccola che definirei fondamentalmente “endofamiliare“, ma grazie ad una presa di coscienza collettiva, per certi versi ovvia ed inevitabile.

In realtà forme di soppressione di diritti, pur se diverse dal lockdown generale, sono continuate per tutto il 2021 con il sistema delle “regioni colorate“, considerabili sicuramente un miglioramento ma non una vera soluzione alla gestione pandemica. E così siamo arrivati alla nuova normalità di oggi, ossia al green pass.

Un successo: chi si vaccina rischia di meno, non sopporta sostanzialmente alcuna limitazione ai propri diritti civili e vive una vita relativamente “normale” nonostante la pandemia.

Se dunque l’obiettivo di PensieroDivergente era trovare soluzioni alternative al Lockdown allora il Green Pass costituiva la risposta a tutte le nostre preghiere. Missione compiuta pertanto, si poteva chiudere il blog con un party finale, raccogliere gli articoli migliori in un libro, e magari riuscire anche a pubblicarlo. Si torna alla normalità finalmente, col misero prezzo da pagare di dover esibire un QR code ogni volta che si entra in un bar, in un cinema o in un ristorante. Accettabile no? Vediamo.

Ogni volta che incontro un vecchio conoscente, esauriti gli inevitabili convenevoli del caso, chiedo sempre, con apparente noncuranza, che ne pensa della attuale situazione. Le risposte, salvo casi isolatissimi di persone che conoscono perfettamente la mia opinione e si aprono a considerazioni più precise, sono di due tipi.

La prima tipologia di riposta consiste nel constatare che sì finalmente ne stiamo uscendo. Green Pass alla mano è fatta, la vita inizia a tornare alla normalità. Prudenza per carità, ma ormai ci siamo, piuttosto che ne dici di tornare in quel locale che…….. e tendenzialmente a questo punto la conversazione vira su progetti di rimpatriate varie.

La seconda risposta è quasi identica alla prima. L’unica differenza sta non nel contenuto, ma nella forma. L’interlocutore è consapevole che questa di cui si compiace (insieme a me che gli do corda) non è effettivamente una vera soluzione, non può reggere. Chiaramente io non mi accontento di questa sfumatura nella risposta e indago. Cosa manca allora per festeggiare, chiedo solitamente. E la risposta è sempre diversa e sostanzialmente inconsistente. Ciò che emerge sempre però è una sottile linea di paura, di insicurezza, ineffabile, come se si intravedesse un ostacolo ma non si riuscisse a metterlo a fuoco. Evitiamo il lockdown, le attività ripartono, il vaccino ci rende più sicuri.. cosa manca? Manca davvero qualcosa?

Al momento in cui scrivo possiedo anche io il mio “super green pass” che mi ha consentito di vivere appieno ristoranti e bar, e addirittura di andare in settimana bianca durante queste festività. Eppure ogni volta che mi veniva domandato per me era come ricevere una coltellata. Ogni volta che lo esibivo per compiere qualche attività pensavo a tutti coloro che non ne possiedono uno, semplicemente perchè avevano idee, magari diverse dalle mie, magari non corrette, ma alle quali volevano rimanere coerenti e che per questo semplicemente non avevano più i miei diritti.

Io, al contrario, esibendo regolarmente il mio super green pass, posso fare tutto senza limitazioni (almeno fino alla sua scadenza). Eppure continuo a sentirmi dalla parte sbagliata della storia. Mi sento come un naufrago del Titanic salito sulla scialuppa di salvataggio che guarda il transatlantico portarsi in posizione verticale e che si scopre a pensare a coloro che sono ancora lì. Mi rendo conto che il paragone non è pienamente calzante, un passeggero di terza classe non è tale per scelta, ma per difficoltà economiche e sociali di vario tipo, mentre il non vaccinato non ha scuse generalmente: non è vaccinato semplicemente perchè ha scelto di non esserlo. Fondamentalmente è lui che sceglie di rimanere indietro e quindi peggio per lui.

Eppure è esattamente questa la sensazione che nel mio intimo provo e non ho trovato esempi migliori per esprimerla. Ed è la medesima sensazione di disagio che leggo nel 50% dei miei interlocutori occasionali, quelli che mi danno il secondo tipo di risposta, i quali pur sapendo di non aver sbagliato nulla, anzi consapevoli di essere dalla parte “giusta e responsabile” della storia, provano il medesimo senso di disagio.

Stiamo abbandonando una parte della popolazione ad una morte sociale. Li stiamo relegando in una dimensione senza molti dei diritti civili che noi continuiamo a vivere perchè esibiamo un pass.

Il lockdown duro era un pò come la pioggia: cadeva su tutti. Ora invece abbiamo trovato il modo per direzionarla, e la stiamo direzionando a tutta potenza verso la categoria che consideriamo immeritevole in base ai parametri attuali.

Quindi penso che la situazione odierna sia ancora più pesante di quando PensieroDivergente nacque. Oggi forse è necessario armarsi di coraggio ancora più di ieri e farsi portatori di un pensiero ancora più divergente. Il Green Pass non rappresenta tanto una risposta giuridico-politica alla pandemia, ma è uno strumento idoneo a sovvertire il “patto sociale” in cui viviamo. Da questa analisi vanno tenute nettamente distinte le considerazioni sul vaccino, che non deve essere assolutamente demonizzato. E’ una conquista della scienza moderna e come tale va celebrata. E’ stata una risposta celere e pratica ad una delle più grandi crisi della modernità. Si possono mantenere delle riserve sull’efficacia e sulla loro suscettibilità di creare effetti avversi, ma è indubitabile che i vaccini vadano considerati, ad oggi, un successo su larga scala. Il mio plauso va dunque, in primis, agli operatori sanitari, in particolare penso ai medici vaccinatori, che con fatica ammirevole compiono ogni giorno il loro lavoro.

Ad ogni modo non so come finirà questa storia, non sono in grado di dire se le sue premesse logico-giuridiche- scientifiche e sociali siano giuste, ma so una cosa: ogni volta che la popolazione è stata divisa in due categorie, chi poteva fare delle cose da un lato e chi non poteva dall’altro, l’ operazione non passava alla storia come esempio di progresso.

Nel frattempo, mentre mi pongo queste domande, continuo ad esibire quotidianamente il mio super green pass per ogni svariata attività che compio, ma vergognandomi ogni volta un pò di più.

Antonio Albergo

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