Dal primo maggio è andato in pensione il green pass, il discusso strumento anti-pandemico. Vediamo qual è la sua eredità sociale
Primo maggio. Giornata dei lavoratori. La giornata del “Concertone” di Roma, delle “Virtù” a Teramo, giornata di festa e solidarietà. La giornata in cui la Repubblica Italiana festeggia il proprio fondamento, “il lavoro“.
Ma il primo maggio 2022 sarà ricordato anche per un altro motivo: la fine del Green Pass. In realtà vedremo a breve che è una fine più apparente che effettiva, ma tant’è che per la quasi totalità delle attività cade l’obbligo di esibizione del certificato verde.
In realtà ci sono alcuni aspetti sottilmente inquietanti in questa storia, che mi permetto di segnalare.
Il primo è che l’obbligo di green pass sia caduto, per così dire, solo il primo maggio, e non con la fine giuridica dello stato di emergenza. Essendo nato come misura strettamente emergenziale il certificato verde avrebbe dovuto perdere efficacia appena al di fuori di quella cornice di eccezionalità giuridica che aveva colpito il nostro paese. Così non è stato, ed ha continuato a vivere per un altro mese. Il messaggio che si può recepire da questo evento è che il green pass è scollegato e scollegabile dall’emergenza. Esso ora fa parte della nostra struttura statale e burocratica ordinaria. Non c’è bisogno di una cornice emergenziale per ridurre le libertà individuali ad un QR CODE. Si può fare, anche normalmente, quando lo Stato esercita le sue funzioni ordinarie.
Il secondo aspetto che mi permetto di segnalare è che il green pass non è davvero terminato: chi ha il problema di doversi recare periodicamente all’ospedale o in una RSA ha ancora l’obbligo di esibirlo. E non il green pass base, ma il green pass rafforzato, così da impedire ai non vaccinati anche le visite ad eventuali parenti anziani o malati. Ciò significa che il green pass non è estinto e che la sua struttura rimane in piedi e pienamente operativa. Si dovrebbe parlare piuttosto di una pausa, di un periodo che, come le vacanze estive quando eravamo a scuola, ci permette qualche tempo di evasione dalla nostra nuova realtà. Il tutto è frutto di una infantilizzazione delle popolazione, che è sempre più abituata alla logica del bastone e della carota. Dopo nove mesi di bastone adesso arriva la carota, ma è solo illusoria e momentanea. Tutta la struttura del bastone rimane in piedi, nella più assoluta ordinarietà giuridica.
Ad ogni modo, svolte queste riflessioni a mio avviso doverose, entro nel merito dell’articolo, non a caso intitolato “un messaggio di auguri“.
Infatti è mia somma gioia e grande desiderio esprimere i più vivi auguri a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare a questo primo maggio senza alcuna dose vaccinale. Sono solo pochi individui, inferiori ai 5 milioni, che in Italia ce l’hanno fatta a rimanere coerenti con la loro idea di civiltà e società.
Questa estrema minoranza della popolazione ha dimostrato di non essere piegabile.
Ha resistito ad una campagna vaccinale e mediatica senza precedenti.
Ha resistito all’esclusione dai luoghi di aggregazione, sopportando una concreta e dolorosa ostracizzazione.
Ha sopportato finanche l’esclusione dal lavoro, prima nobilitazione dell’uomo, che questo triste primo maggio recita di festeggiare.
E soprattutto, ed è la cosa più dolorosa e più grave, ha sopportato l’incomprensione della maggior parte delle persone a loro vicine: amici, genitori, figli, parenti, che spesso (se non in ogni occasione), seppur in buona fede, aggiungevano tormento alla tortura cercando di convincerli a cedere.
Chi è stato in grado di fare una cosa del genere, chi ha davvero passato questi nove mesi, resistendo ogni singolo giorno a tutti questi assalti, a mio avviso è un eroe. E’ un individuo come pochi la storia ne fa ogni generazione. E’ un soggetto che unisce alla coerenza a se stesso e alla propria visione del mondo, una forza di volontà a tratti sovrumana.
Certo, molti sono stati aiutati magari dall’aver contratto il covid-19, e quindi dall’aver goduto di super green pass almeno per un certo periodo di tempo. Altri sono stati aiutati da altre circostanze, come chi si è potuto permettere finanziariamente l’esclusione dal mondo del lavoro per alcuni mesi, chi ha avuto la possibilità di permettersi un tampone ogni 48 ore per lavorare. Ma questi aiuti della provvidenza non modificano quanto detto sopra.
Chi è arrivato al primo maggio senza vaccino, appartiene ad una minoranza provata nel fuoco, che meriterebbe davvero di guidare il nostro paese verso una nuova rinascita, quando un lontano domani rifiorirà il vento della primavera, che ancora tarda ad arrivare.
Tutta la mia solidarietà va anche a coloro che sono caduti in questa battaglia, che non sono riusciti ad essere coerenti alla loro idea, che sono stati piegati da questa feroce persecuzione. Non è in loro alcuna debolezza o alcuna sconfitta, non sono loro a non essere stati all’altezza della sfida, era la sfida ad essere crudele e disumana (e questo accresce solo il merito di chi ce l’ha fatta, e non si trasforma in demerito di chi non ce l’ha fatta).
Con tutto questo discorso non si vuole demonizzare affatto la enorme categoria nei vaccinati (che poi sono il 95% del nostro piccolo pubblico). Chi ha deciso di vaccinarsi e lo ha fatto per una propria idea di giustizia e correttezza sociale ha tutta la mia simpatia, ed ha avuto la fortuna di vivere in un periodo storico in cui la sua visione dei fatti coincideva con quella dominante, e mi rallegro sinceramente per questo.
Ad ogni modo questa battaglia non è ancora finita. Questa è solo una tregua, e non è detto che il peggio sia già passato. Ma visto il giro di boa, questo articolo mi è sembrato non utile, ma necessario.
Chiudo con questa immagine di forza e speranza di Dante Alighieri. Nel secondo canto dell’inferno, prende coscienza dell’immensità del viaggio che si accinge a compiere e dichiara di non potercela fare vista la sua piccolezza, la sua umanità. Virgilio allora per spronarlo gli parla di chi ha voluto questo viaggio per lui. Gli parla di Beatrice, che per lui è scesa all’inferno, di Santa Lucia che ha spronato Beatrice a soccorrerlo, e della Vergine Maria che tutto ciò ha desiderato e alimentato dal più alto dei cieli. Davanti a questa immensa prospettiva di bene, Dante si rianima, e lo descrive con questa immagine irripetibile:
“Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca
si drizzan tutti aperti in loro stelo,
tal mi fec’io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse”
Con tutto il cuore, Antonio Albergo
#freedomsoonwillcome
#hereistoyou
#dioèmortomaperò
Classe ’94, diplomato al liceo classico di Pescara Gabriele D’Annunzio, Laureato in Giurisprudenza alla Luiss di Roma e ora praticante notaio. Appassionato di cinema e viaggi, si divide tra la gestione di PensieroDivergente e lo studio notarile.
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