Roma, inverno 2015
Lloyd indossò il cappotto e uscì. Scese le scale il più velocemente possibile infilandosi le cuffie. Varcò la soglia di casa e con sorpresa constatò di essere in Piazza di San Salvatore in Lauro. Era notaio da appena tre anni e ancora non si era abituato all’idea di abitare nel centro storico di Roma. Si alzò il bavero del lungo cappotto blu. Aveva di nuovo dimenticato la sciarpa. Poco male, era già raffreddato, non poteva peggiorare di tanto la situazione. Si concesse tre secondi per guardarsi intorno e decidere che brano ascoltare in cuffie. Era la vigilia di natale e usciva per togliersi qualche sfizio. Quella mattina aveva stipulato gli ultimi due atti rimasti in sospeso. Prossimo appuntamento: il sette gennaio. Inspirò soddisfatto la fredda aria di dicembre e scelse “Cerco” un brano poco noto di Rino Gaetano. Quando si doveva passeggiare per Roma il buon Rino era una garanzia. Sentendosi risuonare le prime note nelle orecchie, Lloyd iniziò la sua passeggiata, imboccando Via de Coronari in direzione piazza Navona.
Non aveva impegni particolari e modulò la camminata su un passo lento, meditativo, che gli consentisse di abbracciare tutta l’umanità intorno a lui. Il freddo lo spinse a vedere se per caso avesse fazzoletti in tasca, di lì a poco gli sarebbero certamente serviti.
Non li trovò. Imprecò. Ma trovò dei toscanelli. Esultò. Tutto contestualmente.
Si portò uno dei sigari alle labbra. Era ancora dignitosamente umidficato e si accese facilmente al primo colpo. “La dimenticata arte di accendersi un sigaro” pensò fra sè e sè, facendosi coppa con le mani ed inspirando una prima boccata. Rino Gaetano nelle cuffie sembrava condividere il suo entusiasmo.
Lloyd inizia così a perdersi tra la folla, senza una precisa direzione, il passo dettato solo dalla sua curiosità.
Era nato a Toronto, in Canada, nel 1983. Da lì derivava il suo nome inglese. Ma da piccolissimo aveva perso il padre, Thomas Lloyd, e la madre Caterina Serra, di origine italiane, prostrata dal lutto, aveva deciso di ricominciare una vita in Italia. Era dunque cresciuto a Pescara, città natale della madre, poi si era laureato in legge a Roma e infine aveva studiato notariato a Napoli. Era diventato Notaio nel 2013, a 30 anni, ed era riuscito a farsi assegnare come sede Roma, la città alla quale era da sempre rimasto più legato. Negli anni universitari aveva vissuto tra Viale Ippocrate e Piazza Bologna, e sebbene ora avesse mantenuto una proprietà in Via Lorenzo il Magnifico, dopo un anno di esercizio era riuscito a permettersi un affitto in piazza di San Salvatore in Lauro, in pieno centro storico.
Sebbene fosse la notte di Natale, Lloyd non aveva programmi particolari. Sua madre Caterina lo aveva invitato a Pescara per andare insieme alla messa della vigilia. La avrebbe celebrata il loro storico parroco Don Peppino, il quale avrebbe anche partecipato al rinfresco offerto a casa loro.
Ma Lloyd aveva rifiutato. Aveva vissuto molti anni della sua vita a Roma ma non ci aveva mai passato alcun Natale. E si sentiva ispirato a passarci questo. Non avrebbe nemmeno lui saputo dire perchè. Tutti i suoi amici storici erano o fuori città o impegnati con i propri genitori. Compagnia femminle Lloyd non ne aveva. Le sue storie d’amore dei tempi dell’università non avevano retto allo stress del concorso notarile e Lloyd non aveva più sentito l’ispirazione o l’esigenza di iniziare una nuova avventura amorosa.
Perfettamente in battuta, l’algoritmo di spotify fece partire in automatico “Piano Man” di Billy Joel. Lloyd sospirò, come a voler evitare quelle riflessioni che ormai si erano già impadronte della sua mente. Strinse il sigaro tra le dita e continuò suo malgardo a cavalcare quei pensieri. Vedeva molti dei suoi amici applicarsi al campo sentimentale con approccio quasi scientifico: la ricerca di una donna che avesse le caratteristiche desiderate, i primi flirt, l’appuntamento, la prima notte da lei, il racconto al bar l’indomani tra amici…. Il tutto senza la minima passione, ma con il massimo della tecnica.
No, Lloyd semplicemente non era quello che cercava. Per lui nulla di tutto ciò valeva la pena, almeno finchè non avesse sentito il suo cuore in tumulto. Considerava l’avventura dell’amore pura follia, se a corredarla non ci fosse stato un sincero innamoramento alla base. Ed era questo ciò che lui cercava. Ma aveva dovuto constare che forse era troppo vecchio per quello.
In realtà sapeva benissimo che non era la vecchiaia il problema, era nel fiore degli anni di un uomo, e anche dignitosamente in forma, aggiunse tra sé, con un sorrisetto da bomber. Ma forse aveva semplicemente giá vissuto troppo. O troppo intensamente. Ad ogni modo tanto da pensare di non riuscire più a stupirsi di nulla. Quello era il suo problema. Si rialzò il bavero della giacca per proteggersi il collo da una folta di vento gelido e trasse piacere nel sentire il fumo caldo del sigaro riempirgli il palato.
Intanto era arrivato al Vicolo della Volpe. Adorava imboccarlo ed uscire da Via dei Coronari prima che la stessa terminasse naturalmente in Piazza di Tor Sanguigna. Effettuate un paio di svolte gli si aprì davanti Piazza Navona. Lloyd si concesse una pausa per ammirare lo splendore della sua città.
A volte quando guardava Roma gli sembrava non solo di guardare nello spazio, ma anche nel tempo. Vedeva se stesso al primo anno di università, che camminava ancora incredulo di essersi appena trasferito in quella città. Poi si rivedeva brillo in compagnia degli amici di un tempo, dopo aver passato i primi esami e aver alzato troppo il gomito al “Duca In Trastevere“. Ancora, si vedeva in quella piazza la prima volta che la aveva mostrata alla sua fidanzatina dell’epoca, il volto di lei sommerso dalla meraviglia. Tutti quei frammenti di vita si confondevano con il presente e quelle scene svanivano come erano venute, come passanti nella folla.
“Andiamo Lloyd” disse a se stesso “rimaniamo sul pezzo. Cosa siamo usciti a fare?“. Se lo chiese in effetti per la prima volta. Guardò l’orologio, un vecchio caso world time con il quale aveva condiviso molte avventure.
Erano le 17:30. Perfetto. Aveva un paio d’ore per dedicarsi ad un pò di sano e meritato shopping. L’importante era stare a casa per le 19:30. Aveva programmato di accendersi il caminetto, cucinare il cardone e arrostirsi al camino una tagliata. Avrebbe innaffiato il tutto stappando una bottiglia di rosso del Monferrato gentilmente regalatagli da un cliente e poi si sarebbe dedicato alla lettura. Inizialmente aveva pensato a Proust, ma poi aveva giudicato un controsenso dedicarsi alla ricerca del tempo perduto, quando stimava che ne doveva ancora perdere molto altro prima di mettersi a cercarlo. Si sarebbe dunque dedicato ad una rilettura di Milton. Il “Paradiso Perduto” gli sembrava molto più contestualizzato per la sua vita in quel momento. Anzi lo avrebbe letto in lingua originale, progetto più volte tentato e mai compiuto.
Intanto Spotify pensò bene di interrompere queste sterili riflessioni facendo partire una versione live di “Zombie” dei Cranberries. Lloyd si riscosse e tornò operativo. “Shopping” si ridisse. Uscì da piazza Navona e si incamminò in via del Salvatore, tendenzialmente in direzione via dei Condotti. Avrebbe trascorso capodanno sulle dolomiti e per l’occasione voleva fare alcuni acquisti. Intendeva comprare assolutamente gli occhiali da sole sfoggiati da Kurt Russel nel film “La cosa“, uno delle sue pellicole preferite. Pensava di aver individuato il modello, dovevano probabilmente essere dei “Vallon” e aveva scoperto anche dove trovarli. Poi serviva il completo per capodanno. Aveva già adocchiato una vetrina di Corneliani, dove era esibito un sobrio ed elegante tre pezzi della nuova collezione.
Soddisfatto delle aspettative d’acquisto Lloyd arrivò Piazza del Panthon e la percorse senza osservarla troppo, così iniziò a risalire in direzione di Piazza della Maddalena. Intanto in cuffia partì il morriconiano “The Lonely Shepherd“, uno dei brani più amati da Lloyd.
Eppure, in quel momento, sentì che qualcosa non andava. Capì improvvisamente, tra un passo e l’altro, che si stava perdendo qualcosa. Si fermò e si tolse le cuffie. Si guardò intorno, lentamente, cercando di strutturare quell’intuizione.
Era ormai in piazza della Maddalena. Davanti a lui, più o meno a dieci metri sulla destra, c’era un musicista di strada, con una pianola. Allora capì. Lloyd doveva averlo intravisto poco prima, per una frazione di secondo, e il suo istinto aveva protestato perchè non era riuscito ad associare a quell’immagine un suono corrispondente.
La musica nelle cuffie stava assorbendo Lloyd, a scapito della realtà circostante.
Lloyd, ora conscio dell’errore, ripose le cuffie in tasca. Il toscanello era quasi spento, lo riaccese e si posizionò davanti all’artista di strada.
Questi stava eseguendo una versione al piano di “The sound of silence“, molto personale. A Lloyd ricordava la versione di Riyandi Kusuma. Ma questa era diversa, era più viva, più sentita.
Lloyd non poteva conoscere quell’uomo eppure percepì il dramma umano che tentava di esprime con quel brano. Un brivido gli percorse la schiena. Si guardò intorno. Era stato fino a quel momento così immerso nei suoi pensieri, così concentrato sul proprio “io” da non rendersi nemmeno conto di che facce avevano le persone che incrociava.
Era uscito per percepire l’umanità natalizia e invece era stato tutto il tempo ripiegato su se stesso. Ebbe un momentaneo senso di commiserazione della propria pochezza, che però fu portato via in pochi secondi dalla melodia che continuava ad elevarsi dalla pianola. L’uomo si stava esibendo a pochi passi dall’ingresso di Santa Maria Maddalena. Lloyd tante volte era passato davanti a quella Chiesa, che lo aveva sempre colpito, ma non si era mai preso qualche minuto per visitarla. Sentì, in quel momento, un forte, chiaro impulso ad entrarvi. Controllò l’orologio. Quasi le 18. Non avrebbe fatto in tempo. E poi aveva il sigaro acceso, avrebbe dovuto spegnerlo o buttarlo e non ne aveva voglia. Proprio in quel momento spirarono le ultime note del brano. Il musicista sollevò il volto dalla tastiera. Aveva gli occhi lucidi. Un’età indefinibile. Si levò un timido applauso da alcuni passanti. L’artista aveva evidentemente dato tutto quello che poteva dare per quel giorno e iniziò a sparecchiare la propria attrezzatura. In molti si avvicinarono per dargli qualche spicciolo. Lloyd voleva assolutamente contribuire. Si controllò nelle tasche. Nulla. Maledizione a lui, aveva solo carte e banconote da cinquanta. Stava per andare via quando incontrando gli occhi dell’artista gli venne un’idea. “Amico” gli disse “non ho soldi da darti, ma se posso contribuire in qualche modo posso offrirti il mio sigaro“. L’uomo gli sorrise “Non potevi farmi proposta più gradita“. Lloyd fece il gesto di tagliare con il tagliasigari l’estremità del toscano. “Fa nulla amico” disse l’uomo che prese il sigaro senza troppe cerimonie “Tanto vivo sulla strada” e con un sorriso e il sigaro di Lloyd si allontanò nella notte.
Ora Lloyd era rimasto davanti all’entrata di Santa Maria Maddalena, con le mani in tasca, pensoso. Riavvertì, in un lampo di indecisione l’impulso ad entrare. Ora non aveva neanche più la scusa del sigaro acceso. Dannazione!, pensò. Si tolse le mani dalla tasca e, seguendo il suo istinto, entrò.
Lloyd avanzò lungo la navata centrale. I suoi stivaletti in pelle, risuonavano secchi sul marmo. Il Santissimo era esposto in un ostensorio d’oro circondato da candele accese. Lloyd prese posto in una panca sulla destra.
Si sedette. Si inginocchiò.
Era entrato per curiosare, spinto da uno dei suoi impulsi. E invece aveva mantenuto lo sguardo solo sul Santissimo Sacramento.
Se qualcuno gli avesse chiesto se era cattolico, d’istinto avrebbe risposto di no. Al massimo avrebbe aggiunto che avendo ricevuto un’educazione cattolica era molto indulgente con la Chiesa Cattolica e i suoi intrighi. Forse avrebbe anche aggiunto che trovava i Vangeli e gli Atti degli Apostoli una delle più alte vette di pensiero e letteratura, ma che fondamentalmente non era mai riuscito ad applicare quella filosofia di vita alla sua esistenza. Fondamentalmente si sarebbe dichiarato un estimatore del cristianesimo, ma non cristiano. Decisamente non cristiano. Detestava il concetto del “non praticante“. Lo trovava di un’ipocrisia devastante. Se si aveva il coraggio di dichiararsi credenti, come era possibile non battersi per il proprio credo, quantomeno praticandolo? Come si faceva a dire che si aveva un dono prezioso ed inestimabile come la fede e poi aggiungere, nella stessa frase, di non praticarla? Quella definizione gli dava conati di vomito.
No, lui non aveva problemi a dichiararsi proprio non credente. Ma in fondo più che non credente sapeva di essere “sperante“. Era intimamente convinto che i principi cristiani, applicati con sincerità di cuore, non potevano nuocere l’essere umano. Anzi, se si fermava a rifletterci sopra si convinceva che erano l’unica via per essere davvero umani. Ma per sua fortuna si concedeva di rado simili riflessioni. Tuttavia lì, in quel momento, davanti quell’Ostia coronata d’oro non poteva fuggire da alcune domande. Davvero il signore, il Dio dell’universo, creatore delle galassie, principio base di ogni amore umano concepibile era lì davanti ai suoi occhi, racchiuso nel mistero di un pezzo di pane? Accettare, anche solo per un attimo quell’idea gli diede le vertigini.
Preferì non pensare a nulla. Svutò la mente da ogni oggetto e si concentrò solo sul presente.
Un sentore d’incenso, lieve ma deciso impregnava l’aria. Oltre alle candele non vi erano altre fonti di luce artificiali o elettriche. Un lievissima musica proveniva dagli altoparlanti. Sembrava essere “Anthem of Medjugorie“. Lloyd la conosceva perchè sua madre la sentiva spesso quando lui era più piccolo. Sorrise di quei ricordi. Sentì allora il cuore scaldarglisi e provò un improvviso bisogno di pregare, di mettersi in comunicazione con qualcosa che lo trascendeva. I suoi programmi per il pomeriggio e per la serata gli sembrarono adesso, per la prima volta, di una tristezza infinita.
Represse subito quella riflessione e controllò l’orologio. Le 18 e 30 passate. Doveva sbrigarsi. “Ma sbrigarsi per cosa?” si chiese con sincerità, paragonando i suoi programmi futili alla pace di quel momento. Ad ogni modo aveva già iniziato ad alzarsi quando si rese conto che quello era uno di quei momenti.
Ci sono dei momenti nella vita, molto chiaramente percepiti da chi li vive, in cui si capisce che si è sulla soglia di un’occasione. Di un’avventura. Che si può vivere o rispedire al mittente. Aveva già provato quella sensazione nella sua vita. La aveva provata molti anni addietro, innanzi a un primo bacio decisivo, in cui prima di baciare le labbra, sono gli occhi stessi a baciarsi esprimendo tutto il loro sì. Poi la aveva provata durante una sua memorabile avventura in Irlanda e ancora, durante una brutta esperienza sulle dolomiti che gli era quasi costata la vita. Erano stati tutti momenti spartiacque per lui. E capì in quell’istante che stava vivendo uno di quei momenti. Percepì che quella sera tutto lo aveva guidato a quel punto e in quel momento. Si risiedette. L’ostensorio sembrava continuare a seguire imperturbabile l’evoluzione dei suoi pensieri. Lloyd si guardò attentamente intorno. Raramente sbagliava nelle sue sensazioni, e sapeva che stava per accadergli qualcosa, ma ancora non poteva sapere o dedurre cosa. Attese così vari minuti, durante i quali iniziò a pensare, in modo sempre crescente, di essersi suggestionato. In fondo una chiesa la notte di natale può fare questo ed altro. Ma infine successe davvero qualcosa, anche se non era esattamente ciò che Lloyd si aspettava.
Una suorina salita sul pulpito annunciò l’inizio del rosario. A quel punto Lloyd si alzò deciso. Non diceva un rosario dall’anteguerra e di certo non aveva voglia di riprendere quell’allegra tradizione in quel momento. Aveva impegni decisamente più urgenti, e se era vero che le sue intuizioni raramente erano errate, comunque raramente non significava mai ed era evidentemente una delle volte in cui si suggestionava. Gli parve però il caso, prima di uscire, di portarsi lungo la navata centrale per un segno della croce. Certe tradizioni sono dure a morire. E fu solo da quella differente angolazione che notò che un coro si stava sistemando al lato destro dell’altare. Fino a poco prima infatti per un gioco di prospettive a Lloyd era oscurata quella zona della navata. In piedi, con le spalle appoggiate ad un alta colonna, il lungo cappotto blu ad incorniciarlo, decise che in fondo, visto che la musica lo aveva guidato per tutta quella sera, sarebbe stato un peccato non ascoltare il primo brano che il coro avrebbe suonato. In realtà stava bene lì, in quel luogo, con quella atmosfera e non appena decise di attendere di ascoltare il primo brano, sentì un palpitio nel cuore. Si predispose ad ascoltare e concentrato attese.
continua
Classe ’94, diplomato al liceo classico di Pescara Gabriele D’Annunzio, Laureato in Giurisprudenza alla Luiss di Roma e ora praticante notaio. Appassionato di cinema e viaggi, si divide tra la gestione di PensieroDivergente e lo studio notarile.
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