“Era il maggio odoroso e tu solevi così menare il giorno“.
Come abbiamo menato il giorno nei due mesi appena passati?
9 marzo 2020- 18 maggio 2020. Cosa ci è successo? Cosa ci è accaduto e in nome di che cosa? Il tutto è stato rispettoso della Costituzione (come dicono in molti) oppure no (come sostengono molti altri) oppure in una certa misura sì e in una certa misura no (cosa su cui concorda la maggioranza)? Di fatti ed eventi ne sono successi molti, vediamo i principali.
Ad oggi (18 maggio) parliamo di 31.908 decessi collegati al coronavirus e 225.000 casi confermati nella nostra nazione, 315.000 decessi e più di quattro milioni di contagiati in tutto il mondo. Cifre estremamente significative, ma che ancora non sono state comprese nella loro effettiva portata. Ad esempio il tasso di mortalità è ancora estremamente dibattuto, talmente dibattuto che non ce la sentiamo nemmeno di riportarne uno qui per paura di essere smentiti. Il problema è che vista la scarsa diffusione dei tamponi ancora non si sa per certo quale sia la mortalità del virus. Ogni paese che la ha calcolata ha ottenuto un risultato diverso, e da qui sono nate mille illazioni: è diverso perchè dipende dal numero di tamponi eseguiti; è diverso perchè vi è un diverso numero di respiratori nei vari paesi; è diversificato in base alla risposta dei vari sistemi sanitari dei paesi coinvolti; è diverso perchè cambia da paese a paese la concezione di chi è morto con il coronavirus e chi è morto per il coronavirus, è diverso perchè i ceppi del virus sono diversi. …..
L’unico dato abbastanza certo è il numero di decessi registrati ad oggi, un numero considerevole e da non sottovalutare, ma che di per sè non è indice matematico della pericolosità del virus.
Pertanto sappiamo qualcosa, ma non sappiamo tutto, e sicuramente non sappiamo abbastanza.
Quando l’Italia si è trovata a fronteggiare questa situazione in tutta la sua gravità, nell’ultima settimana di febbraio e la prima di marzo, il panorama sociale era il seguente:
- l’unico modello su scala globale su come affrontare il virus era la Cina, Paese che ha adottato una ferrea strategia di contenimento. Pertanto l’unico paradigma in grado di fronteggiare il virus sembrava un forzato isolamento con chiusura di tutte le attività e soppressione della libertà di circolazione. (Modello poi smontato nella pratica dalla condotta successiva di altri paesi quali il Belgio, la Germania, il Giappone, la Corea del Sud, il Canada…solo per citarne alcuni);
- In Italia si era tenuto più di un discorso parlamentare in cui si invitava a mantenere la calma più assoluta. Il virus veniva costantemente classificato come “non più grave di una banale influenza” e l’hashtag “#(nome di città)NonSiFerma” era diffusissimo e condiviso largamente da personaggi pubblici, politici e sindaci. Tutto ciò io non esito a classificarlo come una generale sottovalutazione del problema a livello popolare ma ben incoraggiata dalla nostra classe politica;
- il nostro governo, basato su un’alleanza complessa e delicata fin dai primissimi giorni di fine estate 2019 (ricorderemo i dieci punti dell’alleanza poi diventati venti, e la finale imposizione della scelta del premier attuata dai pentastellati nei confronti del partito democratico) attraversava una particolare fase di instabilità politica rilevata e commentata dai maggiori osservatori politico-sociali.
Fu in questo contesto e con queste premesse che accaddero i primi casi a Codogno, le prime zone rosse, la diffusione del contagio in Lombardia e a Milano, la decisione di chiudere la regione trapelata con qualche ora di anticipo, il fuggi fuggi generale, e la finale e conseguente decisione di chiudere tutta l’Italia obbligando tutti i cittadini nelle loro case.
In questo quadro, con le certezze di cui sopra e nell’insieme di premesse appena delineate, è avvenuto quanto segue:
- Limiti alla libertà di circolare e soggiornare in qualsiasi parte del territorio nazionale, (Articolo 16 della Costituzione)
- Divieto di riunione, (Articolo 17 Costituzione) spesso chiamato impropriamente assembramento, termine di accezione negativa proprio delle legislazioni ottocentesche
- Limitazione dell’istruzione conseguente alla chiusura delle scuole, (articolo 33 della Costituzione)
- Limitazione alla professione pubblica della propria religione, con la chiusura delle chiese e di altri luoghi di culto, (Articolo 19 della Costituzione)
- Compressione al diritto di difesa con la chiusura dei Tribunali, (articolo 24 della Costituzione)
- Compressione del diritto di proprietà privata, con il divieto di raggiungere le altre proprietà, quali case secondarie e altri immobili, (articolo 42 della Costituzione)
- Compressione (se non eliminazione) della libertà dell’iniziativa economica privata con chiusura forzata di barbieri, parrucchieri, bar, ristornati, cinema, teatri, musei e altre attività similari ritenute “non necessarie”, (articolo 41 della Costituzione)
E ultima, ma che le racchiude tutte, limitazione e compressione della libertà personale, articolo 13 della Costituzione: “La libertà personale è inviolabile“.
Un quadro talmente derogatorio delle libertà fondamentali dell’individuo non si era registrato nemmeno durante il secondo conflitto mondiale, nel nostro paese.
Questo è il triste bilancio della nostra democrazia. In questi due mesi il parlamento italiano si è riunito il minimo indispensabile, il più delle volte in banali “sedute informative”, in cui il capo del governo, il Premier Giuseppe Conte informava senza una vero contraddittorio le sue decisioni, dopo averle già annunciate alla nazione in diretta facebook. Decisioni, lo ricordiamo, assunte con la coordinazione di “task forces” extraparlamentari, la cui ratio di nomina resta a tutt’oggi sconosciuta e non tipizzata dalla legge, le quali hanno mantenuto un monopolio decisionale del tutto extracostituzionale nel nostro sistema di checks and balances.
Il Premier durante una delle dirette alla nazione di cui sopra ha detto per ben 11 volte (undici) “noi concediamo“, parlando di diritti che già la costituzione riconosce ai cittadini, affinchè mai più vi possa essere nella storia italiana individuo che le sopprima all’occorrenza o le conceda in un momento di generosità.
Oggi molte libertà sopra indicate tornano a rivivere. Non tutte ma molte. Ma cosa siamo diventati nel frattempo? Come passeranno alla storia i due mesi e dieci giorni appena vissuti? Come una deriva dei nostri sistemi costituzionali o come un nuovo paradigma? Come classificare la ricerca di un capro espiatorio, prima verso i cinesi, poi verso i lombardi e poi verso i “runner“? Come lo “sfogo” in un momento difficile o come un autoritarismo riemergente?
E cosa dire di “Bella ciao” cantata allegramente dai balconi “di cui ci siamo riappropriati” come titolò un noto giornale? Uno dei più grandi inni alla libertà e alla difesa dei propri diritti cantata da un popolo che ha perso i propri e che ostenta con fierezza la propria rinunzia ad essi con l’hashtag #iorestoacasa sui social….
Oggi da sudditi torniamo ad essere cittadini… ma quanto durerà?
Antonio Albergo
Classe ’94, diplomato al liceo classico di Pescara Gabriele D’Annunzio, Laureato in Giurisprudenza alla Luiss di Roma e ora praticante notaio. Appassionato di cinema e viaggi, si divide tra la gestione di PensieroDivergente e lo studio notarile.
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Show comments Hide commentsFermo restando che neanch\’io ho apprezzato le strategie comunicative dell\’attuale governo, le tempistiche ed i toni paternalistici, la domanda che spesso mi sto ponendo in questi giorni è un\’altra: dobbiamo ragionare in un\’ottica di bilanciamento dei diritti o possiamo ritenere quello alla salute, come specificato anche sulla Costituzione, fondamentale e quindi prevalente rispetto agli altri? L\’art. 32, infatti, parla di tutela della salute come diritto fondamentale non solo dell\’individuo, ma della collettività. Non potremmo rivalutare le limitazioni che in questo stato d\’emergenza ci sono state imposte alla luce di ciò che dice l\’art. 32? D\’altronde, faccio un esempio, se è vero che \”ogni cittadino può soggiornare e circolare in qualsiasi parte del territorio nazionale\”, come nell\’art. 16, potremmo dire che anche nei mesi scorsi era possibile farlo salvo le limitazioni imposte per motivi di sanità, sicurezza, prevenzione. E così via.