Cammino nella solitudine
Il respiro è castrato dall’abbraccio
asessuato della mascherina,
che per proteggermi
nasconde gelosamente il mio sorriso
al mondo vuoto.
Dove sono gli anziani
dai passi cadenzati e lenti
e dai vestiti inutilmente
ma gioiosamente vecchi ed eleganti?
Dove le donne affaccendate
dallo sguardo serio ma indulgente
alla brezza consolatrice del pomeriggio?
Dove i bambini,
sulle piazze inondate dal sole
che cadono camminando e cadendo camminano?
Dove sarà il tatto tra le persone
quando ci si nasconde dietro guanti sterili
e occhiate scostanti e fuggitive da marciapiedi opposti?
Dove il tocco dei giovani amanti
esitanti ed emozionati al primo contatto delle loro
labbra, quando non possono descrivere questa emozione
su un’impersonale autocertificazione?
Dove è la libertà
se della sicurezza si giovano solo cuori distanti?
E’ forse la salute
più consolatrice degli affetti?
Morire è umano destino.
Morire soli è una scelta in nome di una deturpante sicurezza.
Passano i giorni e barattiamo la bellezza
e la durezza del vivere con un’unica certezza:
quella di morire ugualmente, ma dopo aver tolto
quel sapore alla vita che rende dolce anche la morte.
E una mascherina e un paio di guanti saranno i confini
del nostro mondo
e il trono
della nostra individuale ricerca della sicurezza.
Cammino nella solitudine.
Classe ’94, diplomato al liceo classico di Pescara Gabriele D’Annunzio, Laureato in Giurisprudenza alla Luiss di Roma e ora praticante notaio. Appassionato di cinema e viaggi, si divide tra la gestione di PensieroDivergente e lo studio notarile.
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